Per le migliaia di lavoratori temporanei che hanno perso il lavoro e rischiano di piombare in gravi situazioni di difficoltà economica, non sono affatto rassicuranti le notizie che arrivano dal governo federale.
Venerdì il primo ministro Scott Morrison ha invitato tutti coloro che sono in Australia con visti temporanei o studenti internazionali e che non possono provvedere da soli al proprio sostentamento, a ritornare nei propri Paesi, accomunandoli in questo a semplici turisti. Il problema è che però, tra i moltissimi lavoratori con visti temporanei in Australia, c’è anche chi risiede nel Paese da anni e che per anni, pur non ricevendo assistenza sanitaria pubblica né rientrando nei programmi di assistenza sociale, ha pagato le tasse e contribuito con il proprio lavoro all’economia e al benessere della nazione. Oggi, tuttavia, in un momento di emergenza globale, a tutte queste persone che si sono costruite una vita in Australia lavorando, studiando, spendendo e pagando le tasse, il governo non fa altro che indicare la porta.
E ancora peggiore è il significato che si cela dietro il ragionamento fatto sabato mattina dal ministro per la Popolazione Alan Tudge, che ha rivenduto come una benevolente concessione la possibilità, data ad alcuni residenti temporanei e studenti internazionali, di accedere al conto della propria superannuation. Una sorta di non aiuto, visto che i soldi della superannuation non sono di Tudge o del governo, ma del lavoratore stesso, che li ha guadagnati col suo lavoro. Ma la parte più disarmante, è quella dove Tudge dice di rendersi perfettamente conto di come i lavoratori temporanei siano determinanti per la produzione in alcuni settori cruciali per il Paese, come quello della salute, dell’agricoltura, dell’industria alimentare e della cura degli anziani.
La sua trovata è quindi quella di trattenere quella parte di lavoratori che, in questo momento di emergenza, potrebbero essere ancora utili. Gli infermieri servono, spiega il governo, allora possono restare, mentre i cuochi e i pizzaioli se ne possono invece tornare da dove sono venuti. Un principio seguendo il quale domani potrebbero essere magari gli infermieri a non servire più nemmeno loro e ad essere sostituiti nelle grazie del governo da un’altra categoria. E via così all’infinito.
Qualcuno invece dovrebbe spiegare a chi ha fatto questa bella pensata, che gli infermieri, i pizzaioli, i camerieri, chi lavora i campi, sono esseri umani, con una dignità e con delle famiglie alle loro spalle da mantenere, non utensili che quando servono si tengono e quando non servono più si buttano via. Un’idea dell’essere umano e dei lavoratori che è inaccettabile da qualsiasi punto di vista e pericolosa, non solo per chi la subisce oggi, ma per tutti gli australiani.
Perché non sono solo i lavoratori temporanei che vengono presi in giro, quando gli si dice che “sono una risorsa della nazione”, ma tutti gli australiani quando li si rassicura dicendo che il governo “in questo momento di crisi deve preoccuparsi in primis” di loro. Negando qualsiasi tipo di supporto ai lavoratori temporanei in questo momento di crisi, infatti, trattandoli come utensili senza valore e dignità, il governo non solo mette a repentaglio settori cruciali dell’economia, cosa che impatterà su tutti, anche sui cittadini australiani, ma costringerà coloro che sono lasciati indietro e non avranno modo di sostentare se stessi e le proprie famiglie, a trovare un via alternativa per far fronte alle proprie necessità.
Chi ormai da anni ha costruito la sua vita qui, non lascerà tutto per tornare in patria, ma si sposterà sul territorio per cercare un impiego, anche in nero, pur di cavarsela in qualche modo, mettendo così a repentaglio la salute di tutti. E infatti, la perdita di posti di lavoro nelle città in settori come quello dell’hospitality, sta già spingendo molti lavoratori temporanei, privi di sussidi, a trasferirsi nelle campagne per trovare di che vivere nel settore agricolo, dove si lavora ancora a pieno ritmo per garantire l’approvvigionamento di beni di prima necessità a tutta la popolazione. Scott Morrison lo sa bene, ed è per questo che ha specificato come, agli working holiday visa holders che si sposteranno nelle campagne, sarà richiesto di mettersi in auto-quarantena per 14 giorni prima di cominciare a lavorare nelle fattorie.
C’è un problema anche qui però. Come farà una persona che si trova in una situazione di difficoltà economica già da giorni, tanto da vedersi costretto a lasciare la propria casa in città per cercare lavoro in campagna, a sopravvivere per 14 giorni senza lavorare e senza un sussidio? E come farà un settore agricolo alla ricerca di manodopera ad aspettare che i lavoratori disponibili finiscano la propria quarantena? Metterà in quarantena anche la frutta sugli alberi e le verdure nelle serre? Il rischio è dunque da una parte quello di veder marcire la frutta e la verdura, perché non ci sarà nessuno che la raccoglierà. Con la conseguenza che le città ne rimarranno prive. Dall’altra quello che ci sia qualcuno che, messo davanti alla difficoltà di mantenersi, o di dover provvedere al funzionamento della propria fattoria, non guardi al bene della comunità seguendo le prescrizioni sanitarie. Mettere le persone con le spalle al muro infatti non è mai saggio e rischia di mettere a repentaglio la salute di tutti.
In queste situazioni dunque, la cosa più corretta da fare, tanto moralmente, quanto politicamente, non è solo impartire prescrizioni dall’alto, ma fare in modo che coloro ai quali è richiesto di stare a casa per proteggere la salute dell’intera comunità, ma che allo stesso tempo hanno perso il proprio lavoro e sono in forte necessità economica, lo possano fare sapendo che alla fine della giornata avranno comunque la possibilità di mettere del cibo in tavola per sé e per la propria famiglia. Perché il virus non distingue tra lavoratori temporanei e lavoratori australiani e un governo davvero responsabile non dovrebbe farlo nemmeno lui. Almeno non in un momento come questo, quando garantire un aiuto finanziario a tutti coloro che hanno perso il lavoro vuol dire garantire la sicurezza dell’intera comunità.
(Pubblicato su IL GLOBO & LA FIAMMA il 9 aprile 2020)
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