Che cos’è la cultura: la cultura è la costruzione della nostra umanità, lo strumento per esercitare la nostra sovranità, è la misura della nostra capacità di partecipare alla democrazia, un antidoto al potere totalitario del mercato. La cultura è condizione fondamentale per il pieno sviluppo della persona umana, per un’inclusione vera, per la realizzazione dell’uguaglianza sostanziale. (T. Montanari)
Nel rileggere l’articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana, che in quest’anno celebra i settant’anni della propria promulgazione, è impossibile non trovarsi davanti a due ordini di considerazioni.
Da una parte, come espresso in modo illuminante dallo storico dell’arte Tomaso Montanari, che ha recentemente pubblicato un saggio dal titolo ‘Art. 9’, è stupefacente osservare quanto ancora oggi le parole tratteggiate sulla Carta dai padri costituenti siano di incredibile attualità. Dall’altra, proprio il loro essere così vicine a noi, segnala, accanto alla mirabile visione del futuro che ebbero quegli uomini e quelle donne del ‘47, anche il fallimento di chi venne dopo di loro nell’applicare pienamente i principi su cui essi vollero fondare la Repubblica democratica sorta dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Emblematico, in entrambi questi aspetti, è proprio l’articolo 9. “Attraverso di esso – spiega Montanari – i costituenti vollero fondare la Repubblica anche sulla cultura, sulla ricerca, sul patrimonio culturale e sulla tutela dell’ambiente: una visione straordinariamente lucida, avanzata, addirittura profetica”. Una visione che appare di “bruciante attualità” proprio oggi, continua Montanari citando l’intervento del fisico Antonio Pignedoli, che all’Assemblea Costituente sostenne con forza il primo comma di questo articolo.
“Il doloroso andarsene degli scienziati italiani, onorevoli colleghi, – argomentò Pignedoli – è un altro punto che voglio richiamare all’Assemblea Costituente italiana. Gli scienziati se ne vanno dall’Italia per ragioni di trattamento, per ragioni proprio inerenti alla possibilità di vivere. E qui non c’è nessuno spunto polemico; qui siamo tutti uniti in una grande considerazione di Patria e di giustizia umana. Gli scienziati se ne vanno, ma il doloroso calvario degli scienziati, che se ne vanno all’estero e che la Patria perde, dovrà essere finito una volta per sempre. La Repubblica democratica italiana dovrà provvedere ai suoi ricercatori, dovrà provvedere a questi suoi lavoratori della mente; dovrà provvedere a questi suoi fi gli più eletti. Dovrà fi nire dunque questo esodo e la Repubblica italiana dovrà impegnarsi a lottare, non dico a promettere di risolvere con faciloneria il problema, ma dovrà impegnarsi a far di tutto perché spiriti eletti non debbano emigrare lontano. Per questo io mi sono permesso, onorevoli colleghi, mi sono permesso di presentare un emendamento. Esso è così concepito: ‘La Repubblica protegge e promuove con ogni possibile aiuto la creazione artistica e la ricerca scientifica’”.
Rileggendolo oggi, l’appello di Pignedoli (che poi sarà incluso appunto nell’articolo 9 con la formula: ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifi ca e tecnica’) non può non far drammaticamente comprendere però, anche quanto la piena attuazione dell’articolo 9 della Costituzione sia lontana dall’essere compiuta.
“Nessun Paese al mondo ha una Costituzione che affermi il diritto alla cultura con tanta forza e coerenza come la nostra, eppure nessun Paese in Europa ha tagliato gli investimenti pubblici in questo settore quanto l’Italia”, scrive Salvatore Settis, archeologo ed ex direttore dell’Università Normale di Pisa e del Getty Research Centre di Los Angeles, sottolineando quanto la politica non sia stata in grado di adempiere al suo ruolo di guida dell’Italia sul precorso tracciato dai Padri Costituenti. Un’irresponsabilità che mette in pericolo la tutela di un patrimonio storico, artistico e paesaggistico che è un bene comune dell’intera umanità.
Un bene comune che ha dato a tutti noi, anche noi che viviamo in questo momento lontano da esso, qualcosa di inestimabile, parte profonda di noi e che abbiamo il compito di tramandare anche alle generazioni che verranno. Proprio la condizione di lontananza ci rende tutti a maggior ragione consapevoli di cosa signifi chi essere nati e aver vissuto parte della nostra vita in mezzo a quel patrimonio, alle sue bellezze, alla sua cultura. Siamo noi consapevoli vivendo sulla nostra pelle pelle, quanto il patrimonio storico artistico italiano e il paesaggio in cui è inserito, abbia significato per ognuno di noi, quanto ci manchi. Cosa abbia significato crescervi dentro, respirarlo, osservarlo, forse a volte anche distrattamente.
Ecco, rileggere l’articolo 9 oggi e chiederne l’attuazione, significa cercare di essere finalmente più attenti. Perché, come ribadito da Tomaso Montanari stesso in una intervista a cura di Francesca Valdinoci, “gli italiani all’estero con il loro lavoro, con il loro valore, sono davvero l’orgoglio dell’Italia. I monumenti italiani sono importanti – conclude Montanari – ma ancora più importanti sono gli italiani vivi, anche quelli come voi all’estero, che possono insegnare come questi monumenti possono ricostruire una comunità nazionale che si estenda anche fuori dei confi ni fi sici dell’Italia e che tenga dentro tutti”. L’inclusione, ecco uno dei valori essenziali che la nostra cultura ci ha donato.
Vi invitiamo tutti a partecipare all’evento sull’articolo 9 della Costituzione organizzato in collaborazione tra il Comites e l’associazione Nomit e che si terrà il prossimo 28 maggio alle ore 6pm presso l’Istituto di Cultura di Melbourne. Interverrà, in videoconferenza, il professor Tomaso Montanari.
Luca M. Esposito
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 17 maggio 2018)
Photo credits: ArtsLife