E’ partito a Melbourne lunedì scorso, grazie ad una convenzione siglata tra il Co.As.It e il Consolato Generale d’Italia, il primo progetto strutturato e concreto messo in campo dalle istituzioni italiane per assistere i connazionali in difficoltà a causa della pandemia.
Una notizia che tutti accogliamo con grande soddisfazione, anche perché dallo scoppio dell’emergenza in Australia sono passati almeno 7 mesi circa e fino ad oggi a venire in aiuto degli italiani in difficoltà, offrendo una assistenza finanziaria, sono stati solo il Nomit a Melbourne e la Fondazione Padre Atanasio Gonelli a Sydney, grazie ai fondi raccolti dalla comunità italiana e, a Melbourne, anche grazie al Co.As.It., che ha supportato attivamente gli sforzi della nostra associazione.
Sforzi che sono stati riconosciuti subito anche dal direttore del Co.As.It., Marco Fedi, il quale, intervistato giovedì scorso da Susanna Burchiello su Rete Italia, ha presentato il nuovo progetto di assistenza, aprendo il suo discorso parlando proprio di quanto è stato fatto finora grazie a Nomit.
La differenza tra queste due iniziative, sta nel fatto che il nuovo progetto di sostegno partito lunedì scorso e al quale chi ha necessità può accedere compilando questo modulo, è il primo finanziato con 10mila euro stanziati dal Consolato Generale d’Italia, ai quali il Co.As.It. ha aggiunto risorse proprie. Soldi in parte anche pubblici, dunque, messi a disposizione del governo italiano con il Decreto Cura Italia del marzo scorso e che, al momento, il Consolato di Melbourne è l’unico ad aver richiesto per aiutare i connazionali in difficoltà in tutta l’Australia, con l’eccezione di 5mila euro ottenuti dal Consolato di Brisbane.
Ma l’imporatanza delle parole pronunciate dal direttore del Co.As.It. durante l’intervista di giovedì, va oltre al riconoscimento di quanto fatto da Nomit e non è limitata solo alla presentazione del nuovo progetto di assitenza. Per la prima volta infatti, un autorevole rappresentante di quella che è la più grande e importante organizzazione della nostra comunità, ha fatto un discorso di alto spessore politico in merito alla situazione dei tanti giovani italiani in Australia con visti temporanei. Ve lo riportiamo per intero:
“Il flusso di nuova immigrazione verso l’Australia in questi anni è stato rilevante – ha detto Fedi – e in molti casi il visto vacanza-lavoro è stato un modo per sfuggire alla situazione di difficoltà economica in Italia e sperare di trovare una strada qui, in un Paese che invece in pieno Covid-19 ha escluso un sostegno a queste tipologie di visti. Allora noi oggi dovremmo chiedere da un lato al governo italiano di avere maggiore attenzione, e lo sta facendo, e dall’altra al governo australiano di evitare di trasformare questo esercito di giovani che arriva dall’Italia, in uno sfruttamento delle loro qualifiche e della loro capacità lavorativa, senza però offrire nessun tipo di protezione”. Il visto vacanza lavoro ha dei “limiti oggettivi” ha continuato Fedi, “ma se deve essere inteso come originariamente doveva essere, cioè un modo per offrire semplicemente una opportunità formativa e di lavoro in Australia, allora sarebbe il caso di riportarlo a quel livello e informare meglio i nostri giovani su quali sono le situazioni che poi andranno a vivere e ad affrontare direttamente. E questo sia che debbano affronatre una situazione eccezionale come quella attuale, sia in situazione di normalità, in cui comunque alcuni diritti devono essere tutelati. Al momento, forse, una riflessione su quali di questi diritti sono tutelati e sugli aspetti sui quali dobbiamo lavorare in questo senso, dovremmo farla tutti insieme”.
Per ascoltare l’intera intervista alla quale ha partecipato anche il Console Generale Pierluigi Trombetta, clicca qui