“Australia’s New Wave of Italian Migration: Paradise or Illusion?” è il titolo del nuovo libro di Bruno Mascitelli e Riccardo Armillei. Un progetto multidisciplinare che va a toccare aspetti diversi della migrazione di italiani in Australia e su cui i due autori lavorano da più di un anno: “Questo libro è frutto di un processo iniziato con una prima fase di ricerca e un rapporto rilasciato a settembre 2016. Poi abbiamo pensato alla stesura di un libro che ha voluto aprirsi ad altri aspetti dell’immigrazione. Abbiamo coinvolto collaboratori che hanno dato il loro contributo scrivendo sull’immigrazione dal loro punto di vista principalmente professionale” spiega Mascitelli, docente alla Swinburne University, in una intervista rilasciata per Eureka.
Non si tratta dunque solo di uno studio accademico, ma di una descrizione di come questo fenomeno va a colpire la comunità locale. Fenomeno, quello della migrazione di italiani Down Under, che trova radici negli anni ‘50 con la prima grande ondata di famiglie che hanno lasciato il loro Paese alla ricerca di lavoro.
Il libro si apre trattando la differenza tra la migrazione del passato e quella di oggi, soprattutto da un punto di vista legale. Negli anni ‘50, infatti, l’Australia aveva bisogno di manodopera e per questo motivo sono andati a crearsi accordi formali e legali con l’Italia. Questo aspetto si discosta completamente dalla situazione attuale in cui l’Australia “non trae beneficio sostanziale dagli italiani che immigrano”.
I dati di cui parla Mascitelli sono chiari: “Il 95% degli italiani che sono arrivati negli anni ‘50 sono rimasti. La situazione oggi è l’opposto. Infatti solo il 5% di chi viene qui riesce poi a trovare il modo di restare”. La maggior parte dei nuovi migranti arrivano in Australia con il famigerato Working Holiday Visa, si adattano a lavorare 88 giorni nelle ‘farm’ per prolungare di un anno la loro permanenza e poi combattono per ottenere visti permanenti. Questo desiderio di rimanere e di ottenere dei diritti si scontra con intricate pratiche burocratiche e la poca chiarezza dei processi e “che il governo non cerca nemmeno di rendere più chiari”. Mascitelli spiega: “Il sistema australiano dei visti discrimina e non porta avanti la sua filosofia di eguali diritti alle persone che vogliono entrare. La cosa più grave è che il numero di persone con visto temporaneo comincia a essere preoccupante e a influire sull’aspetto politico della popolazione. Il governo ha sempre voluto tenersi distante dal concetto di ‘Gastarbeiter’ tedesco – termine coniato durante gli anni ‘50 del per designare i lavoratori stranieri immigrati nella Germania occidentale – che permetteva loro di lavorare all’interno del Paese, ma senza concedere alcun diritto. Pian piano però anche l’Australia si sta avvicinando a questo sistema”.
Durante la stesura del libro, il governo australiano ha apportato cambiamenti nei visti di permanenza e questo ha modificato anche alcuni capitoli: “In generale, ci sono stati due grandi interventi da parte del governo durante questi dodici mesi che in qualche modo ha influito nel contenuto del libro. Il primo è stato quello riguardante il 457 in aprile. Il secondo intervento, che è stato quello più preoccupante ma che il nostro libro non ha potuto trattare e integrare, è stato apportato il 31 luglio. Il governo ha rilasciato una dichiarazione dicendo che tutta la struttura dei visti australiani sarebbero stati cambiati e riformati. Questa reazione del governo sta portando a un cambiamento mondiale e alla più grande restrizione all’immigrazione”.
Un capitolo interessante del libro è quello che riguarda la percezione degli agenti di immigrazione. Sembrano godere di una reputazione ambigua e coloro che devono rivolgersi a loro non sanno se reputarli amici e nemici. Di certo il governo non simpatizza per questa figura professionale che vede come un’interferenza tra stato e immigrato. “Gli agenti di migrazione – racconta Mascitelli – sono molto vicini al problema, riconoscono che ci sono grandi difetti nella situazione italiana, come la questione di far riconoscere le qualifiche, il fatto di saltare da un visto all’altro, il ritardo della risposta che poi comporta nuove spese, bridging visa, eccetera”. ‘
Australia’s New Wave of Italian Migration: Paradise or Illusion?’ raccoglie diversi elaborati di collaboratori che hanno trattato punti di vista diversi: “Un esperto come Peter Mares ha contribuito dando il punto di vista australiano sui diritti democratici di cittadinanza. La sua opinione è che l’Australia sta creando un gruppo di un milione di persone con visto temporaneo, come nel Medio Oriente. Il governo nega, ma è quello che sta succedendo”.
Contributo frutto di una collaborazione collettiva è stato quello di Nomit, che si occupa di assistere la nuova generazione e di promuovere un’immagine contemporanea della cultura italiana in Australia. Nel capitolo dedicato alla no profit, oltre alle attività dell’associazione stessa, che spaziano dall’assistenza alla cultura fino all’informazione, si analizzano le condizioni dei giovani migranti italiani Down Under, anche tramite la presentazione dei preziosi dati raccolti tramite lo Sportello Welcome gestito da Nomit presso il Consolato di Melbourne, e si conclude con una riflessione sulle problematiche e le prospettive future.
Mascitelli conclude dicendo: “Io e Riccardo Armillei vogliamo sottolineare che nonostante riforme e cambiamenti sempre in atto, il nostro libro riesce a far emergere in modo chiaro il comportamento del governo che non è aperto al dialogo e adotta un atteggiamento di chiusura rendendo difficile il confronto. A mio parere sarà un libro sempre utile grazie ai diversi punti di vista”. Infi ne aggiunge ridendo: “Ciò che è scritto rimarrà per sempre come rimarranno anche gli errori”.
Lisa Basso
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 5 ottobre 2017)