Così viviamo mille vite

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“Un lettore vive mille vite prima di morire. Chi non legge mai, ne vive una sola” scrive George R.R. Martin, lo scrittore americano che tutti ricorderete per i libri di Game of Thrones.

E chi viaggia, come chi è appassionato di lingue straniere, ma anche semplicemente della propria lingua, ha fame di conoscerle, queste mille vite. Di scoprire come si vive in un Paese a migliaia di chilometri o a centinaia di anni di distanza, nel passato o nel futuro. Vuole scoprire il mondo di una ragazzina inglese dell’Ottocento e quello dei pescatori di perle giapponesi. Quello dei pigmei del Camerun e quello degli aborigeni australiani. Quello dei nobili rinascimentali e quello dei nostri pronipoti colonizzatori dello spazio. Per questo non sorprende che in una comunità fatta di migranti, o expat se preferite, più o meno recenti e di persone con l’amore per le lingue, nel nostro caso l’italiano, ci siano tanti avidi lettori.

I club del libro attivi tra le comunità italiane o italofone in Australia sono diversi, eccone due che, da qualche tempo, si riuniscono regolarmente a Melbourne e che, per il prossimo anno, hanno progetti di discutere non solo di letteratura, ma anche di cinema.

Il primo, per data di ‘fondazione’, è il Book club italiano di Melbourne, avviato circa un anno or sono grazie a un’idea di Guido Tresoldi, bibliotecario della Melbourne University.

Il secondo è il Book Club di Nomit, l’associazione no-profit che mette assieme e assiste i giovani italiani della nuova immigrazione a Melbourne e che collabora a questa pagina di Eureka, riunitosi per la prima volta lo scorso ottobre.

Per entrambi le discussioni sui libri letti diventano in primo luogo momenti di incontro e convivialità da condividere intorno  a un bicchiere di vino e una buona cena. Perché, si sa, a stomaco pieno si ragiona meglio!

La scelta dei libri però, almeno finora, si è rivelata diversa. Mentre il Book Club italiano, come fa presagire il nome, ha deciso di leggere esclusivamente volumi in lingua italiana (che siano in lingua originale o traduzioni – ma traduzioni d’autore, ci tiene a precisare un partecipante al gruppo di lettura), il Book Club di Nomit ha privilegiato ai suoi albori autori australiani con storie ambientate nelle loro città di provenienza.

Decisioni che forse possono darci un’idea più precisa di chi sono i partecipanti: da una parte, un gruppo tra i 40  e gli 80 anni, composto per lo più da italiani in Australia da diversi anni, australiani di origine italiana e australiani senza nessuna connessione con l’Italia se non l’amore per la sua cultura, con un alto livello di lingua in modo da poter discutere con scioltezza dei temi contenuti nei libri letti. Dall’altra, un gruppo di 20-30enni. Qualche giovane italo-australiano ma soprattutto ragazzi arrivati Down Under da poco tempo. Quindi, mentre tra i primi prevale la voglia di riscoprire la cultura italiana e anche di mantenere viva la conoscenza della lingua, per i secondi è più forte la voglia di conoscere il Paese dove hanno iniziato la loro nuova vita, conoscerne le storie, le usanze, le contraddizioni, le strade, i profumi e propendono per questo per autori locali.

La scelta di scrittori del luogo ha permesso ai ragazzi di Nomit, o meglio alle ragazze, dato la preponderanza del sesso femminile nel gruppo di lettura, di avere Alice Pung, autrice del primo libro scelto “Unpolished Gem”, presente all’incontro del mese scorso. Con lei, il gruppo ha discusso di migrazione: dai lati più divertenti a quelli più duri ed emarginanti di arrivare in nuovo Paese (come la maggior parte delle ragazze presenti o i genitori della scrittrice di origini cinesi e cambogiane) o di crescere in una famiglia con un background diverso da quello anglosassone predominante (come Pung stessa e le ragazze italo-australiane del gruppo che, dopo due generazioni, ancora si dicono “italiane” in Australia, ma “australiane” quando sono in viaggio).  Si è parlato anche dell’importanza di mantenere la propria lingua ma dell’alienazione che deriva dal non conoscere l’inglese, di maternità e di razzismo e di come questo sia destinato a scomparire in una società sempre più ‘meticcia’.

Per il 2017, i due club hanno in programma un cineforum congiunto dove ‘unire le forze’ per allargare alla discussione anche al cinema, concentrandosi soprattutto su quello contemporaneo italiano, tornato ad essere molto prolifico e di successo. Così che di vite, prima di morire, se ne possano vivere addirittura duemila.

Margherita Angelucci

(IL GLOBO, Eureka, 22 dicembre 2016)