È sempre così. Ci si abitua a tutto, ma non si dovrebbe.
Eureka è lì, per la centesima volta tra le pagine de Il Globo/La Fiamma, curata in collaborazione con i volontari di Nomit che ne pensano e producono i contenuti. Un impegno in cui i ragazzi dell’associazione si producono, per la centesima volta, pro bono. Un contributo gratuito quindi, ma che non deve essere scontato.
Ma ci si abitua a tutto. Ci si è abituati anche all’omonima torre che ricorda le barricate di Carboni, figuriamoci alla nostra Eureka. Una rubrica che da anni si impegna a dar voce a chi non si sapeva avesse qualcosa da dire. Non ai ‘Cervelli in fuga’, non agli ‘expat’, ma a tutto il resto, gli indefinibili, quelli che si sono abituati al sistema iniquo dei visti che li relega alla condizione di ‘backpacker’, di ‘student’, quelli abituati agli abusi in farm, a vedere le loro capacità linguistiche giudicate da un sistema che non giudica mai i giudicanti. Questa formazione sociale, dell’abitudine ne ha dovuto fare un’armatura, un meccanismo di difesa che li aiuta ad andare avanti in una realtà entropica, da attraversare in bilico sul fi lo dei loro visti che il sistema vuole surrettizi. Chi è in bilico quindi, senza reti di sicurezza, ha dovuto abituarsi anche alla vertigine, fi guriamoci a Eureka.
A loro sì, chiediamo di darci per scontato, sempre. Anche in questo centesimo numero.
Fabrizio Venturini
Vorrei dedicare questo piccolo spazio a tutti coloro che hanno donato il proprio tempo, in questi anni, alla realizzazione di Eureka.
Come tutte le esperienze nate dalle menti dei ragazzi che fanno parte o hanno fatto parte del Nomit, infatti, anche questa pagina è frutto del contributo di tempo che molte persone hanno messo volontariamente a disposizione, per cercare di informare, sensibilizzare e dare una voce a una parte inespressa della nostra comunità. Può sembrare forse un riconoscimento formale, ma vi assicuro che non lo è.
Non lo è perché tutte queste persone, con il proprio lavoro intellettuale, hanno espresso e prodotto un valore e lo hanno fatto, questo è il punto sul quale è necessario riflettere, dedicandovi il proprio tempo. Non è una constatazione banale, perché il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo nella nostra vita e il come impiegarlo non solo ci contraddistingue come individui, ma contraddistingue e influenza la comunità di cui facciamo parte e che è essenza stessa della nostra società.
Forse perché non ci viene insegnato con la giusta attenzione, né ci rifl ettiamo mai con profondità, ma la società in cui viviamo è il prodotto del tempo che personalmente dedichiamo a essa ogni giorno. Presi dal nostro quotidiano, concentrati soprattutto sulla nostra sopravvivenza materiale, ci capita di perdere di vista quanto sia importante raccogliere un po’ del nostro tempo da dedicare all’osservazione e allo studio della società in cui viviamo attraverso la lettura e l’informazione, tastarne il polso dedicando tempo al volontariato, ponendo cura alla nostra personale crescita culturale o la giusta attenzione al dibattito politico ed economico. In una parola, incrementare la nostra consapevolezza di come questo ambiente influenzi direttamente le nostre vite e si modifichi a seconda del tempo che noi gli dedichiamo.
Il potere del nostro tempo è grande e riflettere sul modo in cui lo impieghiamo può aiutarci a capire quanto il contributo di ognuno di noi alla comunità determini effettivamente il volto di quella comunità stessa e di conseguenza la qualità della nostra vita. Il mio ringraziamento va dunque a questo giornale, che resta pilastro essenziale della nostra comunità, e a tutti coloro che impiegando il proprio tempo, la cosa più preziosa che hanno, sono riusciti in modo consapevole e coraggioso, mettendosi in gioco, a dare forza alla nostra società e ad aumentarne il valore.
Luca M. Esposito