Facciamoci trovare preparati

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Qualche giorno fa il rapporto Eures ha dato il quadro disarmante della condizione occupazionale dei giovani italiani tra i 18 e i 35 anni. Solo il 37,2% ha un lavoro stabile, il 26% è precario, il 23,7% è disoccupato. Più di un giovane su due, il 54% ha accettato di lavorare in nero in mancanza di altro, il 61,5% è sottopagato e oltre il 32% non è mai stato restribuito per il lavoro svolto.

Con la crisi scatenata dal Covid la situazione giovanile in Italia è peggiorata drasticamente e in generale l’Istat ha confermato che ad aprile 2021, rispetto ad aprile 2020, ci sono ancora 800mila posti di lavoro in meno. Nei prossimi mesi, con l’annullamento del blocco dei licenziamenti e la profonda ristrutturazione di interi comparti produttivi, i cui lavoratori dovranno essere in qualche modo riqualificati e ricollocati, sono in molti a temere un ulteriore scossone nel mondo del lavoro.

Anche il Fondo Monetario Internazionale, che stima una robusta ripresa già nel 2021 grazie ai soldi del Recovery Fund e la progressiva riapertura delle attività, ammette però che per i prossimi due anni il tasso di disoccupazione continuerà a crescere di almeno un punto e mezzo. Davanti a tutto ciò è molto probabile che non appena le frontiere verranno aperte e si potrà tornare a viaggiare, il flusso di emigrazione dall’Italia dei giovani, che si è arrestato a causa del Covid, riprenderà con ancora più vigore degli ultimi 15 anni, quando, è bene ricordarlo, secondo le molto sottovalutate stime ufficiali sono usciti dal Paese almeno 2,5 milioni di italiani.

Ma con l’Europa che si trova anch’essa in condizioni economiche difficili, i Paesi che recentemente hanno intercettato il maggiore flusso migratorio, come la Germania, non avranno la capacità di accogliere la nuova ondata di emigrazione e con la Gran Bretagna che con la Brexit ha chiuso le frontiere, è probabile che in molti scelgano di spostarsi ancora una volta fuori dall’Ue. L’Australia, che è stata negli ultimi anni una delle mete più importanti dell’emigrazione dei giovani italiani fuori dall’Europa, potrebbe tornare quindi a ricevere flussi importanti, come quelli che ci furono dal 2013 al 2016, prima del progressivo irrigidimento delle politiche migratorie.

Al tempo la nostra comunità si trovò impreparata ad accogliere in maniera strutturata l’arrivo dei nuovi emigrati italiani, stavolta invece, facendo tesoro di quell’esperienza, potrebbe giocare d’anticipo e immaginare di costruire progetti seri per offrire un supporto a chi arriverà in Australia nei prossimi anni. Mettere in campo un progetto di accoglienza e di sostegno all’esperienza migratoria, facendo tesoro anche di tutto il lavoro portato avanti da Nomit negli ultimi anni, non è un’impresa insormontabile, ma è necessario che ci sia la volontà di istituzioni e organizzazioni della nostra comunità. Farsi trovare preparati, evitando così che i nuovi emigrati cadano preda di situazioni di isolamento sociale e sfruttamento sul lavoro, stavolta è possibile. Facciamolo.

 

(Photo by Belinda Fewings on Unsplash)

Articolo scritto da

Luca M. Esposito

Luca M. Esposito

Che ci fa uno storico medievale, con un impiego nelle produzioni cinematografiche e appassionato di politica in Australia, è una domanda che continua a rimbombare nella testa di Luca fin dal suo approdo a Melbourne, nel 2012. La continua ricerca di una risposta porta Luca nei mercati, nelle università, nei giardini, nei consolati, nelle farm di galline sparsi per la città, fino ad approdare, come redattore, nella redazione del bisettimanale italiano d’Australia Il Globo, ad occuparsi principalmente di politica italiana. Nel frattempo dedica tutto il suo tempo libero a Nomit, che con molti altri ragazzi, ha contribuito a fondare e costruire sin dal maggio 2013. Un’esperienza che, è convinto, lo aiuterà a placare la sua sete di risposte.