Il prossimo 17 febbraio, al Co.As.It. di Melbourne, si svolgerà l’evento-coda del programma chiamato “Safety Community Ambassador”, recentemente lanciato dal Migrant Workers Centre.
L’evento, coordinato da Nomit, si focalizzerà sull’azzerare quelle differenze percepite, nell’ambito della sicurezza sul lavoro, tra “workers” e i “migrant workers”.
In verità, come si vedrà durante l’incontro, le norme discendenti dall’Occupational Health and Safety Act del 2004, si applicano a ogni lavoratore impiegato nello Stato del Victoria, a prescindere dalla cittadinanza di cui è titolare o dal visto di cui è detentore. Nonostante ciò, spesso i lavoratori temporanei ignorano i loro diritti, o anche conoscendoli, rinunciano per eccessivo disincanto o sfiducia in un sistema che spesso li svilisce, a farli valere.
I lavoratori temporanei, come recentemente sottolineato anche dalla senatrice Kristina Keneally, stanno diventando una vera e propria “sottoclasse, […] sottopagata, utilizzata per abbassare i salari e le condizioni di lavoro in tutto il Paese”. La senatrice ha fatto inoltre notare durante l’annuale Curtin Lecture tenuta a Melbourne, come “nel nome di salari più bassi e manodopera a basso costo, questo governo sta rischiando di creare una nuova e dannosa forma di esclusione sociale ed economica”.
Proprio per arginare questa forma di “esclusione sociale ed economica”, che occasioni come quella del prossimo 17 febbraio assumono un’importanza fondamentale, non solo dal mero punto di vista dell’accrescimento nozionistico, bensì perché possono essere utilizzate per prendere coscienza di se stessi come parte di una “comunità di destino”, tenuta insieme dalla stesse speranze, sogni e problematiche.
Il Migrant Workers Centre ha ritenuto prioritario, in questa fase, promuovere la formazione di Community Ambassadors in materia di Occupational Health and Safety, ma se questo programma dovesse avere successo, viene da pensare che sia naturale estendere l’impegno ad altre “aree calde”, che sempre più stanno catalizzando l’attenzione di vari sindacati australiani. Come la lotta a quel “wage theft” per esempio, nella quale, ancora una volta, i lavoratori temporanei risultano tra le vittime preferite.