La settimana scorsa il Comitato Olimpico, presieduto da Luca Cordero di Montezemolo e sostenuto dal Coni di Giovanni Malagò ha presentato il budget per la candidatura di Roma alle olimpiadi del 2024, fortemente voluta anche dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il costo secondo gli organizzatori sarà di 5,3 miliardi di euro, 2,1 per gli impianti permanenti, tra cui il villaggio olimpico da 17mila posti e il Media Center, le due costruzioni più importanti; 3,2 per un altro calderone in cui rientrano gli impianti temporanei, l’organizzazione e la gestione dell’evento. Nel bilancio presentato tuttavia mancano importanti voci di spesa, come quelle riguardanti le infrastrutture, metropolitane ed areoportuali e le spese per l’accoglienza turistica, tanto che l’ex commissario alla spending review Roberto Perotti, interpellato dal Fatto Quotidiano ha commentato: “questo budget è una furbata. Questi dati valgono meno di zero, le Olimpiadi costeranno certamente di più, anche perché alcuni interventi sono imprescindibili per la realizzazione della manifestazione”.
A denunciare l’inadeguatezza di una città come Roma per ospitare i giochi olimpici è anche il Codacons, “Abbiamo deciso di informare il Cio dell’infinita serie di problemi che caratterizzano la capitale, problematiche annose e gravi che renderebbero inadatta la candidatura di qualsiasi città – spiega il Presidente Carlo Rienzi. Proprio nei giorni scorsi il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori ha pubblicato uno studio per denunciare l’immensa rete di opere incompiute in Italia, che da Sud a Nord non solo deturpano il paesaggio, ma sono costate 166 euro per ogni famiglia italiana, con uno spreco di denaro pubblico di circa 4 miliardi e un costo per un eventuale completamento di altri 1,4 miliardi. E nemmeno a farlo apposta il “record assoluto dello spreco” spetta senza dubbio – secondo l’associazione – alla Città dello sport di Tor Vergata a Roma, costata finora ai cittadini oltre 607 milioni di euro. Ciò che resta del progetto è lo scheletro della Vela di Calatrava, un vero e proprio mostro urbano che danneggia la città e i residenti della zona, e che andrebbe immediatamente abbattuto e sul quale invece il Comitato olimpico vorrebbe mettere altri soldi per portarlo a termine. Ma il fenomeno delle opere incompiute è assolutamente trasversale e spetta alla Sicilia il record assoluto tra le regioni di questo triste primato con ben 215 edifici abbandonati. Lungi dal migliorare inoltre, la situazione è addirittura peggiorata tra il 2013 e il 2014, soprattutto in regioni come l’Abruzzo, dove le infrastrutture non portate a compimento sono passate dalle 33 del 2013 alle 40 del 2014; peggiore la situazione della Calabria: 64 incompiute del 2013, 93 nel 2014, mentre in Lombardia in un anno le opere non terminate sono passate da 19 a 35. Male anche la Puglia: 59 nel 2013, 81 nel 2014. Lo scempio del territorio italiano è una delle piaghe più gravi che affligge il nostro paese, solo un progetto e un investimento serio potrebbero porre fine alle deturpazioni e alla riqualificazione del territorio. Un problema che non investe soltanto i cittadini dal punto di vista economico, coinvolgendo il turismo e gli spazi tolti alle attività agricole, ma che presenta un serio rischio per la salute, a causa dell’inquinamento prodotto e soprattutto per la sicurezza a causa del disfacimento naturale del tessuto stesso del territorio.
Pubblicato su’ “Il Globo” 25/02/2016