Da quando a settembre scorso è stato tagliato il numero dei parlamentari, tra l’altro con l’approvazione entusiastica della maggior parte dei cittadini italiani all’estero, una coltre di incertezza ha coperto il destino della rappresentanza di tutti coloro che come noi vivono al di fuori dai confini nazionali.
Dopo mesi da quella riforma, infatti, mentre per quanto riguarda i collegi nazionali è stata approvata una ridefinizione che si adatti alla nuova situazione di un Parlamento dimezzato e alla legge elettorale in vigore, per la distribuzione dei seggi riservati agli italiani all’estero resta forte incertezza.
Ed è un problema non da poco, soprattutto perché con la crisi politica in atto, seppure improbabili, le elezioni anticipate sono un crinale verso il quale si potrebbe scivolare. In quel caso nessuno al momento sa effettivamente come verranno ridistribuiti i posti di deputati e senatori delle quattro ripartizioni estere.
La discussione è aperta da tempo nelle stanze del Parlamento, ma non risulta si sia venuti a capo della situazione e quindi al momento nessuno può dire come andrà a finire.
Le ipotesi sul tavolo sono al momento diverse, ma due sembrano quelle più papabili:
La prima è seguire quanto stabilito dalla legge Costituzionale che nel 2001 istituì la circoscrizione estero e le varie ripartizioni, dove si specifica che in ciascuna di tali ripartizioni “è eletto almeno un senatore e un deputato”, mentre gli altri seggi sono distribuiti tra le stesse ripartizioni in proporzione al numero dei cittadini italiani che vi risiedono, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.
In questo modo i 4 posti da senatore rimasti (prima erano 8) resterebbero uno per ripartizione, mentre i deputati, passati da 12 a 8, rimarrebbero uno per ripartizione, con i restanti 4 che verrebbero assegnati in proporzione al numero dei cittadini italiani residenti. L’Australia, inserita nella ripartizione Africa Asia Oceania e Antartide, non perderebbe così nemmeno un seggio e anzi potrebbe ottenere in proporzione un peso specifico maggiore all’interno del Parlamento, mentre le altre ripartizioni verrebbero penalizzate. Per questo tale soluzione ha suscitato non pochi malumori e in molti hanno sollecitato una strada diversa.
La seconda ipotesi allo studio è quella di eliminare direttamente le ripartizioni e considerare l’estero un’unico enorme insieme elettorale dove i deputati e i senatori siano eletti semplicemente su base proporzionale. Questa soluzione penalizzerebbe molto l’Australia,mentre avvantaggerebbe a dismisura sia l’Europa sia l’America Latina, dove risiedono la maggior parte dei cittadini italiani residenti all’estero. Oltre che squilibrata tuttavia, questa soluzione snaturerebbe molto anche il concetto di rappresentanza, perché alcune aree del mondo perderebbero totalmente la propria voce.
Per noi che viviamo in Australia questa seconda ipotesi significherebbe perdere la possibilità di avere nel Parlamento italiano un senatore e un deputato eletti sul nostro territorio. Seguire l’evoluzione di questa discussione dovrebbe dunque essere prioritario e saremmo felici di offrire questo spazio a tutti i rappresentanti degli italiani all’estero per chiarimenti, riflessioni o aggiornamenti sulla situazione.