Indipendentemente dal visto o dal tipo di carriera che si vuole intraprendere in Australia, è fondamentale partire con il piede giusto quando si cerca (o si vuole cambiare) lavoro Down Under.
Il modo migliore per farlo è con una conoscenza di base dei sistemi di reclutamento e le aspettative che aziende e datori di lavoro hanno e che possono differenziarsi dal mercato del lavoro italiano ed europeo. Al fine di fornire degli strumenti di base solidi da cui cominciare a costruire il proprio curriculum e arrivare all’agognato colloquio di lavoro, Nomit torna a proporre questo mese due workshop dedicati a questo tema. Due giornate presentate dalla consulente del lavoro Marina Pitisano che si divideranno in una presentazione generale mattutina di gruppo e sessioni individuali nel pomeriggio per consigli su misura. Come ci spiega Marina, che ha una consolidata carriera nelle risorse umane, esistono delle differenze in quello che un datore di lavoro o un recruiter australiano cerca in un curriculum (o resume) rispetto agli standard europei. In Australia, “ci si concentra sulle competenze (skills) e sull’esperienza più che sul livello di titolo di studio, sui risultati accademici o il prestigio dell’istituzione dove si ha studiato”. “In questo senso seguiamo il modello di selezione americano che prevede curriculum brevi che contengono le informazioni rilevanti per la posizione specifica – 1 o 2, massimo 3 pagine dal momento che il datore di lavoro o l’agenzia di reclutamento impiega tra i 10 e i 30 secondi per leggere la candidatura e fa molto più affidamento a social media quali LinkedIn per trovare i candidati”, ci spiega Pitisano che nel 2009 ha fondato la propria agenzia di mentoring e coaching, Letz Create, dopo che l’azienda per cui lavorarava l’aveva messa in esubero.
Capire da vicino il trauma che un tale provvedimento causa alla propria autostima e sicurezza assieme alla mancanza di chiarezza hanno gettato le basi per la propria rinascita da libera professionista. “Sicuramente, per chi aspira a un lavoro in Australia diventa anche molto importante l’esperienza locale – continua Marina -. Fondamentale è anche mostrare come competenze e abilità siano state acquisite e messe in pratica in specifici lavori precedenti”.
Il suo consiglio: non avere un solo curriculum ma adattarlo a ogni posizione a cui si aspira, modificandone in modo consono i contenuti e gli elementi da sottolineare. Un’altra parola chiave nel mondo del lavoro australiano e che può risultare un concetto non immediato da mettere in pratica è quello di networking. In realtà, statistiche alla mano, prima si familiarizza con l’idea di crearsi una solida e mirata rete di contatti locali, meglio è: in base a una ricerca condotta da LinkedIn, l’85% delle posizioni lavorative viene coperta tramite il networking, determinante quindi per trovare un impiego a Melbourne e in Australia in generale. Per Marina (che fa parte del Business Network International e in passato di diversi altri gruppi e programmi di mentoring), il suggerimento è di iscriversi alle associazioni e agli enti del proprio settore. Per esempio, gli ingegneri dovrebbero considerare Engineers Australia mentre i contabili l’Institute of Public Accountants o CPA Australia, per grafici ed esperti di informatica General Assembly. “Inoltre – spiega la consulente – ci sono molti meet up a Melbourne, occasioni di incontro per datori di lavoro e professionisti che possono aiutare i nuovi arrivati a inserirsi. E’ importante chiedere aiuto e sapere chi potrebbe avere lavoro disponibile. C’è anche la possibilità di fare networking online, collegandosi su LinkedIn con persone e costruendo rapporti in questo modo”. Uno strumento gratuito che vale la pena di approfondire e sfruttare.
Per concludere, guardando al lungo periodo e al futuro del mercato del lavoro quando si sta ancora valutando quale carriera percorrere in Australia, un consiglio valido per tutti, nuovi arrivati e australiani, è quello che Marina ha dato anche durante l’evento Work in Progress dello scorso maggio, citando il commentatore Bernard Salt. In un’epoca sempre più meccanizzata e robotica, in generale, ci sono delle professioni su cui potrebbe essere saggio puntare: l’assistenza (agli anziani, ai bambini, domiciliare), le cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), l’imprenditoria, le professioni altamente specializzate (dottori, dentisti, avvocati), la ricettività e la ristorazione (e in generale quei settori in cui è necessario interloquire con le persone) e la creatività (grafi ca, web, robotica, etc). A essere vincenti sono le competenze definite soft skills, quali comunicazione, risoluzione dei problemi, pensiero laterale che diventeranno sempre più importanti.
“Il nostro futuro si poggia sull’abilità di mantenere un’identità professionale credibile che sia flessibile, adattabile e che faccia propria un’apertura all’inclusione, al multiculturalismo, alla diversità e alla globalità”.
Intanto, per cominciare, non perdete gli appuntamenti di sabato 5 agosto (CV, resume e cover letter) e 19 agosto (colloquio e networking) presso il centro comunitario Grattan Gardens a Prahran dalle 10 alle 12 con i workshop di gruppo mentre dalle 12.30 alle 16.30 si terranno le sessioni individuali. Gratuito per i membri, costo di 30 dollari per i non soci. Per prenotazioni scrivere a: info@nomit.com.au.
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 3 agosto 2017)
photo credits: Celicia (www.flikr.com)