Perché ci sarà un altro Referendum ad ottobre?

Person voting

Da un Referendum ad un altro non è semplice capire quelle che sono le trame politiche dietro la chiamata alle urne dei cittadini, ma quello che si profila all’orizzonte è uno scontro che avrà delle ripercussioni fortissime sul futuro dell’Italia. Ricapitolando. Da quando il governo di Matteo Renzi si è insediato a palazzo Chigi per espressa volontà dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’obbiettivo della classe politica, economica e finanziaria che sosteneva questa maggioranza, è stato quello di modificare la Costituzione. Quello in cui Silvio Berlusconi aveva fallito, diventa quindi il fine ultimo del nuovo esecutivo, ossia, rendere la Costituzione Italiana maggiormente adattabile a quelle che sono le nuove spinte della globalizzazione e i nuovi equilibri della finanza mondiale. I sostenitori di questo cambiamento ne individuano i vantaggi in una maggiore decisionalità per gli organi di governo e in un più rapido ed efficace iter parlamentare. Coloro che invece vi si oppongono, sottolineano come il nuovo testo porti ad uno stravolgimento di quelli che sono gli equilibri di potere all’interno dello Stato, diminuendo le tutele stabilite dai padri costituenti a favore delle opposizioni e del confronto parlamentare, ma soprattutto, temono potenti restrizioni al coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali della politica. Le riforme, proposte dal ministro Maria Elena Boschi sono sostenute da tutta la classe dirigente italiana ed europea ma hanno ottenuto l’approvazione del Parlamento solo a colpi di fiducia e grazie alla stretta alleanza di componenti politiche molto diverse, tra cui il Partito Democratico, il Nuovo Centro Destra di Alfano e l’Alleanza Liberalpopolare di Denis Verdini. Difficile immaginare uno schieramento di maggioranza più controverso, con all’interno quelli che si sono sempre professati avversari di Berlusconi, che stringono un alleanza con coloro che fino a ieri erano proprio il braccio destro e il braccio sinistro dell’ex presidente del Consiglio. Ma durante l’iter parlamentare, le opposizioni, soprattutto il Movimento 5 Stelle, sono riuscite a contrastare l’azione del governo, e la riforma costituzionale, che richiederebbe i 2/3 del Parlamento per essere approvata in via definitiva, non ha raggiunto i numeri sufficenti. Per questo, secondo le leggi volute appunto dalla Costituzione, la riforma dovrà, per diventare effettiva, essere approvata dai cittadini tramite un referendum. Questo tipo di referendum, di norma, è richiesto dalle opposizioni, che, come avvenuto,  hanno ora un’altra opportunità per difendere la Costituzione tramite il voto dei cittadini. Ma diversamente dal solito, questa volta anche la maggioranza ha voluto raccogliere le firme per il referendum costituzionale. Perché, si chiedono in molti, raccogliere firme per una approvazione popolare di una riforma che è stata voluta e votata da loro stessi? Perché l’idea di Matteo Renzi è quella di utilizzare il referendum non solo come conferma delle sue riforme, ma anche come un plebiscito in suo favore. Quindi è come se gli italiani ad ottobre andassero a dare quel voto per lui o contro di lui che non hanno mai potuto esprimere in precedenza, non essendosi Renzi mai sottoposto ad una elezione, perché nominato dal Presidente della Repubblica. Questo plebiscito è invece quello che vogliono evitare i leader della minoranza del Pd, perché la debolezza del Premier Renzi, fino ad oggi, è stata proprio quella di non aver mai ottenuto la leggittimazione popolare e nonostante essi abbiano sempre votato a suo favore in Parlamento, sanno che se quello di ottobre sarà un’acclamazione per il premier, loro saranno i primi a sparire definitivamente dalla scena politica del paese. La loro esistenza infatti, non essendo un’opposizione, perché ora l’opposizione esiste veramente, è legata solo a quella base di elettori del Pd che ha votato per loro alle elezioni del 2013 e non per Renzi. La furbizia del premier starebbe quindi nel sottoporsi ad un plebiscito popolare, facendosi schermo con le riforme, senza sottostare realmente ad un’elezione politica. Il passo è comunque rischioso, ma le forze economiche e finanziare che lo sostengono hanno un potere enorme nel paese e per il resto, potrebbe bastare della stampa compiacente. Dall’altra parte della barricata intanto, una crescente marea di cittadini, proveniente dagli ambienti più diversi della società civile, sta raccogliendosi attorno al vessillo del bene comune. Dai movimenti per l’acqua pubblica a quelli contro le trivelle, dai difensori del patriomonio culturale a quelli del paesaggio, dalla protezione del territorio ai movimenti antimafia, uno scudo si sta ergendo, pronto a proteggere la Costituzione della Repubblica Italiana.

LME

( IL GLOBO, 21 aprile 2016)