Quello che gli altri non dicono: è tempo di cambiare insieme il racconto che si fa di noi

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Per troppo tempo abbiamo ascoltato, sia sui media italiani sia all’interno del discorso politico, un racconto dell’emigrazione italiana degli ultimi dieci anni che ci ha lasciato molto contraddetti. Come più volte abbiamo evidenziato su questa pagina, da una parte si è dato alla notizia dell’enorme flusso di italiani verso l’estero una connotazione retorica, raccontando l’esperienza migratoria come l’antidoto ad una insoddisfazione meramente professionale, portando in particolare esempi di persone che hanno magicamente realizzato i propri sogni non appena varcato il confine. Dall’altra si è strumentalizzata l’esigenza di cercare altrove una propria corrispondenza di vita per criticare a livello quasi esclusivamente politico il sistema italiano.
Entrambe queste narrazioni, lo abbiamo argomentato più volte, ci appaiono molto riduttive e svilenti di un mondo molto vasto e articolato, carico di difficoltà, frustrazioni, aspettative e traguardi raggiunti, che una intera generazione di italiani sta affrontando. Il fatto è che per la maggior parte il racconto dell’esperienza che noi tutti stiamo vivendo è fatto per bocca o per penna di coloro che questa esperienza non l’hanno vissuta, oppure da chi, pur avendola vissuta, è come spinto dai suoi interlocutori a ribadire i propri successi e nascondere le molte difficoltà, solitudini e piccole sconfitte che l’emigrazione ci costringe ad affrontare tutti i giorni. Ci siamo dunque decisi a costruire, in modo collettivo, non solo un nostro racconto dell’esperienza che stiamo vivendo, ma anche di mettere in luce quali sono le storture che si fanno nella narrazione di questo fenomeno, offrendo degli strumenti di lettura che, come principali protagonisti di questo racconto, sono più adeguati nel volerlo descrivere. Nei prossimi numeri di Eureka pubblicheremo dunque i contributi di tutti coloro che vorranno essere parte di questo progetto.

Vi invitiamo pertanto a partecipare rispondendo alle seguenti domande e inviandocele, con una vostra foto, all’indirizzo di posta elettronica: info@nomit.com.au.
1) Da tempo nell’opinione pubblica italiana il racconto dell’emigrazione ha connotati retorici ben definiti. Condividi la descrizione che i media danno del fenomeno?
2) Anche nel dibattito politico il tema dell’emigrazione è sempre più in primo piano, ma la conoscenza che la politica ha del fenomeno appare limitata. In che modo suggeriresti alla politica di inquadrare il tema dell’emigrazione?
3) Ti senti un cervello in fuga? Come descriveresti la tua esperienza di emigrazione?
4) Tornare o non tornare? Il tema del ritorno è un aspetto presente nella tua riflessione personale sulla tua esperienza migratoria?
5) Riterresti utile un impegno da parte delle istituzioni per rendere più informati coloro che vorrebbero tentare l’esperienza migratoria?
6) Ritieni che le Istituzioni italiane debbano impegnarsi per definire progetti concreti che facilitino il rientro e il reinserimento sociale di chi ha vissuto anni all’estero?
7) Consiglieresti un’esperienza di vita all’estero? Se sì, perché? Con quali accorgimenti?
8) Che opinione hai delle Istituzioni italiane all’estero? Comites, Cgie, rete diplomatica, istituti di cultura, ecc