Secondo Rapporto Risposta Comunitaria Emergenza Covid-19, 30 maggio 2020

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Sono trascorsi quasi due mesi dal 6 aprile, data ufficiale di inizio del progetto Risposta Comunitaria Emergenza Covid-19. In questi due mesi l’impegno e la solidarietà dei volontari di Nomit non si è mai fermata, di pari asso con la crisi che i migranti temporanei stanno affrontando e che non si è ancora placata.

L’obiettivo di aiutare gli italiani con visti temporanei attraverso il periodo di lockdown e la conseguente crisi economica si è rivelato fino ad ora adeguato nei tempi, nei modi e nelle persone effettivamente aiutate. Nei tempi, sia per come l’anticipazione di quanto sarebbe successo ha spinto i volontari di Nomit a predisporre tempestivamente il progetto e la sua effettiva operatività, sia per la struttura del sostegno, che garantisce l’erogazione degli aiuti in un lungo periodo di tempo in considerazione del protrarsi della situazione di crisi; nei modi, in quanto il sostegno non si limita a un aiuto estemporaneo ma continua con la costruzione di un rapporto, con la possibilità di accedere ad una rete di informazioni preziose, di contatti e di aiuti economici più strutturati come il progetto Mano; infine nel campione di persone effettivamente aiutate: le richieste pervenute sono, nella stragrande maggioranza dei casi, italiani con visti temporanei di medio lungo termine, che hanno perso il lavoro a seguito del lockdown e che non hanno accesso a contributi governativi.

Nonostante alcune estemporanee misure di sostegno introdotte nel corso dell’ultimo mese dai vari governi nazionali, come ad esempio i $1.100 destinati agli studenti internazionali dal governo di Victoria e i $250 promessi ai migranti temporanei dal governo della Tasmania, la situazione che gli italiani con visti temporanei hanno dovuto affrontare non è migliorata e li sta mettendo a dura prova da oltre due mesi.

Il mantenimento incessante dell’operatività, insieme alla disponibilità dei fondi residui, hanno garantito il proseguimento del progetto Risposta Comunitaria Emergenza Covid19 durante tutto questo periodo. Le richieste pervenute e gli aiuti erogati si sono mantenuti su numeri tendenzialmente stabili, per una cifra che si aggira attorno alle venti persone aiutate a settimana. L’incremento principale riguarda l’attivazione del Progetto Mano: partito il 1 maggio, in un mese sono state erogate 34 Mani, con un impatto notevole sulle risorse disponibili ma un altrettanto considerevole effetto di sostegno, ritenuto più adeguato a far fronte allo sviluppo della situazione di crisi.

La situazione lavorativa infatti non è migliorata, né in città né nelle aree rurali: molti dei working holiday makers che ci hanno contattato si sono spostati proprio nelle aree rurali all’indomani del lockdown, trovando grandi difficoltà a trovare impieghi stabili per l’accavallarsi di contingenze legate alla ciclicità delle raccolte e una grande offerta di manodopera.

La situazione emotiva si muove di pari passo con l’accumularsi delle preoccupazioni finanziarie e lavorative: il fatto di non riuscire a trovare lavoro per un così lungo periodo di tempo si somma alle tensioni legate alle ristrettezze economiche. Per chi ha vissuto qui da diversi anni crescono i dubbi sulla fattibilità del progetto di vita in Australia; per quelli arrivati più di recente si fa strada l’incertezza sulle prospettive lavorative e sull’eventualità un ritorno in Italia, considerata tuttavia, nella maggior parte dei casi, nulla più di una opzione residuale. Spesso la situazione finanziaria è gravemente compromessa, al punto di dover richiedere aiuto alle famiglie in Italia, e tale da precludere la possibilità di spostarsi e fare progetti che vadano al di là della sopravvivenza per il prossimo mese. Se per coloro che hanno alcuni anni di esperienza in Australia prevalgono il risentimento e la delusione, i working holiday makers vivono una fase di spaesamento di fronte all’evolversi della loro situazione, che da alcuni è sentita come una sorta di fallimento. Alcuni dei working holiday makers hanno deciso di tornare in Italia: per tutti quelli rimasti qui, così come per i residenti di lungo termine, la situazione, già critica, rischia di continuare a peggiorare con gravi conseguenze emotive, economiche e sociali.

Da questi due mesi di attività emerge dunque l’importanza di dare continuità tanto agli interventi economici quanto alle relazioni di sostegno e fiducia, una sorta di accompagnamento attraverso il protrarsi del periodo di difficoltà. Si pongono così le basi di una rete comunitaria: favorendo la propagazione del flusso di solidarietà che ha reso possibile l’inizio di questo progetto, si tessono relazioni di fiducia e attivano aspettative di reciprocità tra individui e Comunità.

 

Scarica l’intero secondo rapporto della Risposta Comunitaria Emergenza Covid-19 redatto per Nomit a cura di Enrico Moscon

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