Stiamo tutti bene

flinder-incident

 

Eravamo nel bel mezzo della cena, quando all’improvviso, all’unisono, tutti I nostri cellulari cominciarono a squillare. Facebook e whatsapp sembravano impazziti. Erano tutti messaggi dall’Italia, di amici e parenti preoccupati. Ci guardammo un po’ increduli, poi, osservando I siti online dei maggiori quotidiani italiani, capimmo.

Poche ore prima a Melbourne, città dove siamo emigrati come molti altri italiani negli ultimi anni, un uomo aveva travolto diversi passanti in una delle vie più affollate del centro, di fronte alla storica Flinder Station. Miracolosamente, nessuno era rimasto ucciso, anche se diverse delle persone investite erano ricoverate in ospedale in gravi condizioni, tra cui purtroppo anche un ragazzo italiano di 25 anni (dimesso poi venerdí).
Dalle prime notizie sulla stampa Australiana e dalle dinamiche di quanto successo, non sembrava si fosse trattato di un attacco terroristico e per questo le prime considerazioni delle autorità locali invitavano alla cautela. Un saggio invito al quale però I media italiani non sembra abbiano voluto prestare orecchio, diffondendo inquietanti notizie rimbalzate in breve tra I due emisferi.

Tranquillizzati prontamente amici e parenti, a noi intanto non restava che riflettere su quanto stava accadendo sotto I nostri occhi. Solo lo scorso anno, un evento assai più grave, ma simile nelle dinamiche, aveva colpito la città di Melbourne. Un uomo, con evidenti problemi mentali e sotto effetto di stupefacenti, aveva falciato con la propria auto decine di pedoni in una via pedonale, proprio a pochi metri dalla stazione simbolo della citta’, teatro del piu’ recente incidente.

 Il bilancio fu pesantissimo. Almeno 7 morti, tra cui un bambino appena nato e decine di feriti gravi. Uno shock dal quale la città non si è comprensibilmente ancora ripresa. Eppure, quella volta, la notizia non era nemmeno comparsa sulle testate italiane, nessuna telefonata da amici e parenti, nessun messaggio. Perchè, ci siamo chiesti quella sera, tanta disparità di trattamento per due episodi che, in breve, si era capito quanto fossero simili e legati purtroppo a due piaghe molto spesso sottovalutate: la crescente emarginazione sociale e l’esponenziale diffusione di droghe pericolosissime come l’ice. Perchè questi problemi non sono al centro del dibattito tanto in Italia quanto in Australia? Perchè non si dedicano risorse e adeguate competenze per affrontarle? Perchè sempre questo gridare al terrorismo? Difficile dare una risposta, anche se tutti fummo concordi nel notare quanto strana fosse la reazione dei media italiani e fu perciò impossibile non chiedersi se dietro quella ossessiva reazione non si celassero motivazioni consapevoli. In un momento di profonda incertezza politica e di cambiamento, è stato infatti l’inquietante pensiero espresso da molti di noi, dare cosí risalto ad una notizia del genere oltrepassa Il confine del diritto di cronaca e, come accaduto ai nostri amici e parenti, non fa che diffondere un sentimento di timore e paura nelle persone.

Questo è l’effetto innegabile che ottiene un servizio di informazione fatto in questo modo. E’ lecito, crediamo, dubitare che gli stessi media non ne siano consapevoli. Ma senza voler suggerire conclusioni affrettate, vorremmo, però, almeno esortare ad una profonda riflessione tutti coloro che, come I nostri amici e parenti, si sono sentiti colpiti e intimoriti dal risalto mediatico dato a questa notizia.

Il nostro consiglio è quello di porre, se potete, molta attenzione ad episodi come questo. Riflettete, perchè in un momento cosí delicato, piuttosto del sensazionalismo e dell’emotività, pensiamo ci sia davvero bisogno non di farsi travolgere dalla paura, ma di fare affidamento sulla maggiore lucidità e sul maggiore equilibrio possibile. Osservando, in vista delle prossime elezioni politiche, il mondo attorno a noi con occhio il più possibile critico e attento.

Saluti da Melbourne, stiamo tutti bene.