Una serata con Julian Assange

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Incontrare uno dei personaggi più controversi di questo periodo storico, anche se solo via Skype ed in un evento pubblico, è un qualche cosa che implica un certo carico di aspettative. Da un Q&A con Julian Assange, caporedattore di WikiLeaks e leader del movimento che dalle sue “colonne” si è venuto a comporre, si attendevano inconsciamente rivelazioni illuminanti e, al tempo stesso, dichiarazioni destabilizzanti. In particolar modo in questo momento, dopo che il suo ultimo attacco informatico alla mail box di Hillary Clinton, durante le appena trascorse presidenziali americane, gli ha cagionato un inasprimento della sua già diffi  cile condizione, con Guillermo Lasso, candidato alle presidenziali ecuadoriane che se eletto promette di cacciare l’attivista dall’Ambasciata londinese. Congruamente alla dimensione temporale dell’evento, ci si attendeva un approfondimento sulla situazione di Snowden, una parola spesa sul suo passo indietro nel caso della grazia concessa a Chelsea Manning, un accenno alla “taglia” da lui posta sui segreti del “Trans-Pacifi c Partnership” (Tpp); e invece, per un buon 10 minuti, si è parlato di gatti. L’evento organizzato da Think Inc, alla Melbourne Town Hall lo scorso 19 febbraio, moderato da Chas Licciardello, è stato condotto più come un’intervista “morbida”, che è spesso scivolata nel monologo, lasciando al pubblico lo spazio per appena tre domande nel fi nale. È comunque interessante conoscere il curioso stile di vita a cui è costretto JA, segregato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, dalla quale continua a dirigere la raccolta e la pubblicazione di cabli
coperti da segreto di Stato, militare, industriale e bancario, ma sarebbero state gradite digressioni sull’attualità un po’ più elaborate, dei commenti non lusinghieri ma comunque superfi ciali, sul nemico del suo nemico che comunque non considera amico: il neo-eletto Presidente degli USA, Donald Trump. Anche il semplice “no” alla domanda “Hai rapporti con Vladimir Putin?”, è una risposta che seppur chiara, lascia intatti gli interrogativi da cui l’evento scaturiva: eroe della verità e della trasparenza o pericoloso terrorista?  Martire di una cospirazione politica o traditore? Coraggioso esiliato o “fuggitivo dalla giustizia”? Buono o cattivo? L’unica cosa che possiamo aff ermare dopo averlo incontrato virtualmente, resta “Cat lover”. 

Fabrizio Venturini

(IL GLOBO, Eureka, giovedì 2 marzo 2017)