In vista del suo intervento al Forum Nomit del 1° maggio sul lavoro, il professore dell’Rmit Anthony Forsyth racconta la sua collaborazione con il governo del Victoria
Di fronte a una crisi crescente del ruolo degli intellettuali nella società contemporanea molti accademici hanno preferito ritirarsi nelle biblioteche e negli archivi, abbandonando il compito essenziale esercitato in passato e facendo mancare alla società civile l’apporto fondamentale delle proprie competenze a una visione critica del presente.
Ma davanti ai molti che hanno intrapreso questa scelta, c’è stato anche chi non ha voluto accettare passivamente di essere marginalizzato, o addirittura di auto-marginalizzarsi, e ha deciso di mettersi in gioco, riaffermando il proprio ruolo all’interno dello spazio civico e politico. L’azione di raccordo tra l’accademia e i vertici del sistema politico-legislativo e la costruzione dei rapporti all’interno della società, favorendo con la propria competenza una risoluzione di problemi complessi, non è però solo compito degli intellettuali, ma deve essere accompagnata da una contemporanea apertura all’ascolto da parte delle istituzioni e della politica e da un’azione di supporto svolta da quelle realtà intermedie della società che costituiscono il tessuto connettivo della comunità.
Un’esperienza di questo tipo, proprio grazie alla collaborazione e all’apertura di tutte queste realtà, è stata possibile nel Victoria, quando il governo ha deciso di cambiare strada rispetto al passato e, invece che rivolgersi al proprio interno, cioè alla politica, ha deciso di affidare a un brillante ed esperto professore di Diritto del lavoro dell’RMIT University, Anthony Forsyth, la conduzione dell’inchiesta Labour Hire Industry and Insecure Work (2015-16), indagine che non si è limitata solo a mettere in luce la grave situazione del mercato del lavoro nel Victoria, ma ha prodotto anche delle soluzioni per porvi rimedio. “Mi è stata data un’opportunità unica – ha detto il professor Forsyth al nostro giornale –: poter mettere le mie competenze nel campo dei rapporti di lavoro e della legislazione del mondo del lavoro, per dare il mio contributo nel risolvere i problemi di natura sociale ed economica causati dallo sfruttamento dei lavoratori”. “Collaborazioni come questa – prosegue Forsyth – sono importantissime, e molti accademici nel campo del diritto hanno cercato nel tempo di mettere a disposizione le proprie competenze nell’aiutare gli organi legislativi”.
L’impegno di Forsyth da quel momento è diventato una costante della sua vita professionale e lo ha spinto a cercare di condividere con un pubblico più ampio i risultati delle sue ricerche e le soluzioni proposte. Martedì 1° maggio, in occasione del Forum sui diritti dei lavoratori “Work in Progress”, organizzato da Nomit presso l’Immigration Museum, il professor Forsyth presenterà il lavoro svolto dalla Commissione d’inchiesta da lui presieduta e le soluzioni legislative proposte, attualmente al vaglio del Parlamento del Victoria. “Speriamo siano approvate presto” si augura Forsyth, perché quanto rivelato dall’inchiesta disegna un panorama composto da una diffusa situazione di sfruttamento dei lavoratori vulnerabili da parte delle agenzie di intermediazione (contractors). “Le situazioni peggiori – spiega Forsyth – sono state riscontrate in particolare in alcuni settori, come quello agricolo, quello dell’impacchettamento della carne o nel settore delle pulizie”. “In particolare – sottolinea – il problema in agricoltura colpisce i lavoratori stranieri, anche italiani, impiegati nelle zone rurali come quella di Mildura”. La soluzione contenuta nel Labour Hire Licensing Bill proposto da Forsyth e dal suo team, “tenta quindi di costruire delle barriere per evitare che contractors senza scrupoli siano liberi di operare sul mercato”. “Al momento infatti – spiega Forsyth – c’è chi si avvantaggia della debolezza contrattuale dei lavoratori temporanei stranieri, e quindi si è pensato di istituire una licenza per le agenzie che somministrano lavoro, con standard rigorosi e multe salate per chi opera senza licenza”. Una soluzione, quella che cerca di implementare la regolamentazione che è stata accolta positivamente da molti, ma che – come ammette anche lo stesso Forsyth – ha scatenato anche le preoccupazioni di alcune aziende del settore, soprattutto le più grandi, “che vedono nel sistema delle licenze un ulteriore onere a carico degli operatori”.
Il dibattito sulla questione è pertanto ancora aperto e la sua soluzione rappresenta per l’Australia non solo un problema legale o etico, ma anche di immagine. “Siamo sempre stati orgogliosi del famoso ‘fair go’ nel mondo del lavoro” aggiunge Forsyth, mentre ora ci si trova ad avere a che fare con la crescente diffusione dello sfruttamento, di salari che non rispettano i minimi imposti per legge, di lavoro nero, di mancato rispetto delle normative sulla sicurezza sul posto di lavoro. Un tema dunque centrale per la società in cui viviamo da diversi punti di vista e per questo diventa importante anche discuterne assieme in occasioni come quella del Forum di Nomit, che “fornisce un’opportunità unica di confronto e di dialogo tra lavoratori e accademici”. “Un momento gratificante per me anche a livello personale – conclude Forsyth -, visto che nella mia vita ho sempre avuto interesse e ammirazione per la lingua, la cultura italiana e l’Italia in generale”.
Luca M. Esposito
(IL GLOBO, giovedì 26 aprile 2018)