Ci sono molti modi di agire davanti ad una situazione senza precedenti come quella che ci è stata imposta da questa pandemia. Ci sono molte diverse reazioni che individualmente, ma soprattutto collettivamente, possono essere considerate in un momento in cui tutto sembra farsi incerto. Una di queste è la mobilitazione di cui è stata capace la comunità italiana, che ha raccolto oltre 100mila dollari lo scorso aprile per aiutare i connazionali più vulnerabili. E’ stato uno splendido modo di agire, un modo con cui, mentre tutto attorno a noi si diffondeva la paura, lanciava alto un chiaro e netto messaggio contro l’indifferenza, il qualunquismo, la diffidenza e l’apatia. Tutte malattie altrettanto pericolose per la mente quanto un virus lo è per il corpo e che colpiscono l’animo già debole di chi è piegato dalle proprie piccole frustrazioni della vita.
Da quello slancio di solidarietà Nomit si è sentita investita non solo nella responsabilità di gestione delle risorse per aiutare chi era in difficoltà, ma ha anche costruito un sistema di supporto e di assistenza quasi quotidiana per tutti coloro che ne avevano bisogno. Una parte delle risorse è poi stata indirizzata a creare un circolo virtuoso, dove le persone non fossero semplicemente aiutate ad uscire da un momento di necessità ma, una volta capaci, potessero a loro volta aiutare chi veniva dopo di loro. La risposta è stata incredibile,ma per noi ancora non bastava. Il concetto di collettività e la spinta solidale dimostrata dalla comunità, abbiamo pensato, non può essere misurata solamente in termini economici e di assistenza dall’alto verso il basso. Le persone che hanno vissuto sulla propria pelle cosa significa fare parte di una comunità, devono essere messe anche in grado di agire in essa, di conoscere i propri diritti, i propri strumenti, di prendere coscienza che l’azione collettiva esprime un potere di resistenza alle iniquità di cui loro stessi erano state vittime.
Già da due mesi dunque la squadra di volontari di Nomit ha dato vita agli “action group”, momenti di incontro e confronto ai quali ogni due settimane hanno partecipato decine di ragazzi e ragazze decisi ad organizzarsi per creare tutti insieme una collettività solidale e resistente. Agli incontri hanno partecipato come ospiti personalità della politica, come i parlamentari eletti nella nostra ripartizione Francesco Giacobbe e Nicola Caré, dell’associazionismo, come il principal Lawyer di Job Watch Gabrielle Marchetti e Luciano Scalettari, presidente di ResQ e caporedattore di Famiglia Cristiana, delle professioni, come la psicologa Roberta Gottardo e l’agente di immigrazione Laura Zorzi, delle istituzioni, come il consigliere del CGIE per l’Australia Franco Papandrea e per la Francia, Maria Chiara Prodi, dell’accademia, come lo scrittore e giornalista Carlo Gubitosa o il ricercatore Simone Battiston, che ha presentato il suo ultimo sondaggio sul voto dei cittadini italiani all’estero (il link dal sito di nomit). Uno strumento utile, non solo dal punto di vista accademico, ma anche per partecipare al dibattito riguardo le riforme sulla rappresentanza che investiranno la circoscrizione estero nei prossimi mesi.
Domani, in una nuova tappa di questo percorso di partecipazione e confronto, si uniranno al dibattito Hyeseon Jeong, Policy Officer del Migrant Workers Centre di Melbourne e Jess Browning, digital organiser del sindacato Hospo Voice.