Adele Castellaccio
Candidata alla Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle
Biografia
Mi chiamo Adele Castellaccio, nata il 17 luglio 1980 a Tivoli. Sono laureata in giurisprudenza con una tesi in diritto internazionale e da sempre interessata ai diritti umani. La mia esperienza all’estero è iniziata in Francia nel 2003 grazie al progetto Erasmus e dal 2008 vivo e lavoro in Marocco dove mi occupo di sviluppo internazionale per le aziende.
Come l’attività che sta svolgendo all’estero, l’ha aiutata a conoscere i particolari bisogni degli italiani nel mondo?
Dal punto di vista professionale, occupandomi di sviluppo internazionale, mi trovo a parlare con moltissimi imprenditori italiani che, troppo spesso, non riescono a sostenere gli effetti della crisi e del carico fiscale e quindi cercano all’estero delle alternative per allargare il proprio mercato e far sopravvivere la propria azienda. E in Marocco, negli ultimi anni, sono state messe in atto moltissime iniziative per attirare gli investitori esteri, soprattutto per quello che riguarda le infrastrutture e le agevolazioni fiscali per i primi anni di attività. Guardo quello che fa il Marocco e altri Paesi e mi chiedo come sia possibile che in Italia invece i nostri artigiani, i nostri imprenditori, le nostre eccellenze, siano spinte ad andare via.
E poi c’è la paura di realizzare le proprie idee. Su cento startup magari solo un paio riusciranno a crescere, ma quelle due potrebbero essere l’innovazione che manca al nostro Paese. Purtroppo però in Italia non c’è possibilità di errore per chi intraprende un’attività imprenditoriale. Non c’è una cultura del “fallimento”, non è ammesso, i rischi sono enormi. E allora chi ha idee spesso parte all’estero per realizzarle, in Paesi dove l’intraprendenza viene incoraggiata e il fallimento e’ accettato come parte di un percorso di crescita.
Dal punto di vista privato invece, da mamma, mi sono resa conto di quanto sia essenziale la questione della cultura e dell’istruzione all’estero. I nostri figli hanno bisogno di tessere un legame con il proprio Paese di origine. La scuola e la diffusione della nostra cultura dovrebbe essere quel filo sottile che tiene legate le future generazioni con l’Italia. E invece i precedenti Governi hanno deciso di chiudere molte scuole e centri culturali all’estero creando un vuoto per i cittadini che sono quindi obbligati a scolarizzare i propri figli in strutture straniere pagando spesso cifre astronomiche che preferiremmo volentieri far entrare nelle casse dello stato italiano.
In che misura lei e’ in contatto con il resto della comunita’ degli italiani all’estero?
Dal 2013 mi occupo di italiani all’estero. Incontrare, grazie al Movimento 5 stelle, tantissimi attivisti sparsi ovunque nel mondo è stata un’esperienza incredibile. In questi anni infatti ho avuto modo di relazionarmi e di conoscere realtà totalmente diverse dall’America all’Australia, dall’Africa all’Asia.
Il solo denominatore comune di questi incontri era il fatto che fossimo tutti italiani emigrati, con un grande amore verso il nostro Paese e la voglia di dare il nostro piccolo contributo per migliorare le cose, sia in Italia che all’estero.
E cosi abbiamo cominciato a raccogliere, discutere ed elaborare numerose proposte e problematiche che sono culminate con la redazione di un programma per gli italiani all’estero che speriamo possa trovare realizzazione durante la prossima legislatura.
Chiaramente sarebbe molto piu piacevole poter comunicare seduti ad un tavolo, incontrarci e guardarci negli occhi, ma per fortuna oggi la tecnologia ha pressoché annullato le distanze e si può comunque lavorare insieme, per il bene del Paese, anche a migliaia di chilometri di distanza, a zero spese.
Le esigenze della “Generazione Erasmus” sono cambiate. Non sono piu’ “pull-factor” esterni ad alimentare i flussi della nuova emigrazione italiana quanto criticità’ interne. Non crede che il M5S, in quanto primo partito nazionale, debba analizzare la tematica dei “nuovi esodi” su questo piano?
Assolutamente sì ed è quello che il Movimento 5 stelle sta facendo. Io stessa, come molti altri candidati all’estero, faccio parte di quella generazione Erasmus, di quei centinaia di migliaia di ragazzi che hanno deciso di fare un’esperienza di studio gratificante all’estero, che non hanno avuto paura di fare le proprie valigie e lasciare tutto per crescere, maturare e sperimentare l’indipendenza in un Paese lontano. Poi però, quando arriva il momento di tornare a casa e mettere a frutto il plusvalore di quanto si è appreso ci si rende conto che in Italia non c’è posto per noi e per le nostre ambizioni, che quello che abbiamo imparato fuori non interessa al nostro Paese. E allora molti di noi decidono di restare all’estero e continuare il loro percorso altrove, lontano, senza guardare troppo indietro, anche se questo non e’ semplice ma anzi, molto spesso e’ una scelta dolorosa e difficile.
Proposte come il reddito di cittadinanza, la smart nation e la riduzione del carico fiscale alle famiglie e alle imprese sono soluzioni per far in modo che partire sia sempre una scelta e mai una necessità.
Non crede che ai problemi degli italiani all’estero, la prima forza politica italiana debba rispondere con soluzioni “nazionali”?
Certamente e infatti abbiamo oggi un importante programma di riforme per rispondere ad alcune problematiche generali molto sentite dagli italiani all’estero: una riorganizzazione delle istituzioni italiane affinché siano vicine ai bisogni reali dei nostri emigrati; una riforma degli organismi di rappresentanza per far in modo di farli tornare ad essere la voce dei cittadini all’estero; valorizzare il lavoro dei nostri cittadini emigrati, partendo dal sancire accordi per il riconoscimento dei titoli di studio fino alla protezione del made in Italy; riformare il sistema AIRE, oggi legato a doppio binario con quello dell’assistenza sanitaria. E infine la macrotematica del voto all’estero. Come tutti sappiamo l’art. 48 della Costituzione sancisce che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto”, ma purtroppo all’estero non è così. Il nostro voto è facilmente manipolabile e questo non è più ammissibile. Questo programma è stato elaborato dagli attivisti all’estero, semplici cittadini che vivono queste problematiche, ogni giorno, sulla propria pelle e per questo con una reale volontà di realizzarlo.
Intervista a cura di Fabrizio Venturini