Caro gorese delle barricate,
chi ti scrive è uno di quei circa 20.000 tuoi concittadini, che per ragioni di studio, lavoro o venturoso tentativo migratorio, si trova oggi in Australia, senza un visto permanente.
Anche se non ne faccio parte, è utile un piccolo riferimento, meramente numerico ad un’altra formazione sociale, composta da cittadini nati in Italia ormai permanentemente residenti in Australia che, stando al censimento australiano dell’11 agosto 2011, sarebbero 185.403.
Se solo noi, accettassimo un invito omologo a quello che tu hai rivolto a quelle donne e a quei bambini, tornandocene a casa nostra, andremmo a comporre una cittadina che, per numero di abitanti, nella bellissima Emilia Romagna sarebbe seconda solo a Bologna, superando anche Parma. Se poi, per uno scherzo del destino, nonostante la cattiva luce in cui l’hai gettata con il tuo gesto, esercitassimo il diritto che, almeno a noi come italiani ci riconoscerai, di eleggere domicilio proprio a Goro, supereremo di 52 volte l’attuale popolazione, creando sicuramente qualche alterazione nell’attuale panorama economico e sociale.
Sperando che tu non ti stia già affaccendando per trovare 200.000 bancali di pallet, ci tengo a rassicurarti che noi no, non faremo niente del genere.
Come noi non lo faranno i quasi 700.000 italiani che l’AIRE ha censito in Argentina, i 652.000 attualmente in Germania e fortunatamente, nemmeno gli oriundi i quali, considerando solo le tre comunità più grandi, presenti in Brasile, Stati Uniti d’America e ancora Argentina, contano oltre i 64 milioni di persone superando l’intera popolazione della nostra penisola.
Tenendo in cosiderazione queste cifre, parziali ma comunque indicative, mi chiedo quale principio ti abbia ispirato ad ammassare quelle immondezze, tali soprattutto perché immonda era la loro finalità, nelle strade del bel paesino che dici di amare.
Le barricate infatti, caro gorese delle barricate, si fanno per difendere diritti non per alienarli ad altri. Ad insegnarcelo, tra gli altri, c’è stato un nostro concittadino illustre ma misconosciuto nella sua stessa terra natale, che perciò non è inutile ricordare: Raffaello Carboni.
Carboni nasce ad Urbino, nel 1817. Combatte con le forze mazziniane e garibaldine per la causa nazionalista italiana ma, dopo la caduta della Repubblica Romana del 1850, deve fuggire prima a Londra e poi a Melbourne, Australia, per evitare ritorsioni: neanche un immigrato, ma un vero e proprio rifuggiato. Nel Victoria, dopo aver trovato lavoro nelle miniere poco fuori Melbourne, ispirerà ben altre barricate, caro gorese delle barricate, quelle di Ballarat, ovvero le Eureka Stockade, come le chiama nel suo diario. Era il 30 novembre del 1854, dieci anni prima della costruzione di quella Lanterna Vecchia, che indicava la strada ai pescatori del tuo paese e che ora, che anche il fiume ha preso un’altra direzione, se ne sta isolata ed inutile, a chilometri dal mare. Era il 1854 e lui, da membro del Comitato di quei minatori che non avevano diritti nonostante fossero tassati dalla Corona inglese, chiamava a raccolta tutti i suoi sodali, “a prescindere da nazionalità, religione o colore, per salutare la Croce del Sud come un rifugio per tutti gli oppressi, da tutti i paesi della terra”. Nasceva così la prima, moderna rivoluzione australiana, che instillava in queste popolazioni il desiderio di indipendenza; così, da un rifugiato di Urbino che, dalle sue di barricate, chiedeva più diritti “per tutti gli oppressi, da tutti i paesi della terra”.
Almeno per non rischiare di confondere chi legge, le tue, non chiamiamole con lo stesso nome, ovvero “barricate”, chiamiamole semplicemente “immondezze”.
Nel salutarti, ti rivolgo due inviti: il primo è quello di cercare su internet una foto qualsiasi di Melbourne, la cosidetta “Città più vivibile al mondo; vedrai sicuramente svettare una torre sulle altre, dorata in cima e dalla quale scende una linea rossa: quella è l’Eureka Tower, che ricorda proprio quei fatti di cui Carboni fu protagonista. Il secondo invito, è quello di rimuovere quel pallet ammassato dalla tua strada, perché rischia di impedire a nessun altro che a te, l’accesso al mondo, lasciandoti drammaticamnte isolato, proprio come è successo a quella Lanterna Vecchia.
Fabrizio Venturini