“Come se non fossimo esseri umani”, così si sono sentiti trattati dal governo australiano più di un milione di lavoratori migranti temporanei e studenti internazionali durante questo difficilissimo momento dovuto alla pandemia. A raccontare la condizione di estremo isolamento sociale e di grande difficoltà economica attraversato da tutte queste persone, lasciate senza nessun aiuto da prte del governo dopo aver vissuto anche molti anni in Australia lavorando, pagando le tasse e contribuendo al benessere della comunità, è stato un rapporto pubblicato questa settimana dall’istituto Migrant Worker Justice Initiative a cura di Bassina Farbenblum professoressa associata di Legge all’Università del New South Wales e Laurie Berg, professoressa associata di Legge all’University of Technology di Sydney.
Nello studio, che ha preso in esame le condizioni di oltre seimila tra studenti internazionali e lavoratori migranti temporanei stabilmente residenti in Australia, sono descritte le condizioni di difficoltà, in molti casi ai limiti della sopravvivenza, patite da queste persone. Condizioni che ancora oggi non sono cambiate e più della metà (57%) di coloro che hanno partecipato alla ricerca sono anzi convinti che entro la fine dell’anno la propria situazione finanziaria andrà anzi a peggiorare. Per un terzo degli studenti internazionali, che hanno cercato di resistere in tutti i modi da soli in questi mesi di estrema difficoltà, i risparmi personali si esauriranno invece entro ottobre. La scelta di escludere da sistemi di assistenza tutti questi soggetti, che già in precedenza erano impiegati in settori dell’economia ad alto tasso di sfruttamento e di precariato, è stata una disgrazia dal punto di vista tanto etico che morale e un’ingiustizia profonda decisa dal governo australiano. C’è ancora però tempo per rimediare e esortiamo ancora una volta il governo a mettere una pezza a questa grave mancanza che colpisce non solo i migranti temporanei e gli studenti internazionali, ma tutta la comunità nel suo insieme.
Le forti criticità espresse anche da Nomit fin dallo scorso marzo non si limitavano infatti a puntare il dito solo sull’ingiustizia di una tale scelta, ma mettevano in evidenza anche il conto salato che a causa di una decisione di questo tipo l’Australia pagherà in termini economici e sociali in futuro. E che questo stia già accadendo è in qualche modo emerso anche nel rapporto presentato dal Migrant Worker Justice Initiative, che sottolinea come moltissimi tra gli studenti internazionali non raccomanderebbero un’esperienza di studio in Australia per come sono stati trattati dal governo. Un danno di immagine ed economico che colpirà tutti.