Dobbiamo farci ascoltare

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Tra i nuovi migranti italiani c’è una grande voglia di farsi ascoltare, di confontarsi e di dare una immagine più chiara del fenomeno di cui sono parte. Perché il racconto che fino ad oggi ne è stato fatto è falsato e banalizzato tanto nell’opinione pubblica quanto nalla politica, incapaci di prestare orecchio alle voci che si sono sollevate e continuano a sollevarsi da tutto il mondo. Voci che chiedono un dibattito serio e condiviso su un fenomeno epocale che sta investendo una intera generazione di italiani.

E’ questo ciò che ci ha più colpito di quanto emerso dall’importantissima terza giornata di conferenza organizzata dalle Acli Europa e dal Centro Studi Eza, alla quale anche Nomit ha avuto il piacere di partecipare portando le riflessioni degli italiani più lontani, quelli emigrati negli ultimi anni in Australia.

Ed è con sempre maggiore convinzione che anche dagli Antipodi non possiamo fare a meno di  ribadire l’esigenza di una presa di coscienza su come gli italiani emigrati, dall’Europa all’Australia, appartengano alla classe lavoratrice e non a quella “mitologica” realtà dei “cervelli in fuga” – per usare l’azzeccatissima definizione di Fabrizio Venturini – con cui si è distorto il racconto dell’emigrazione italiana degli ultimi anni. Solo grazie a questa presa di coscienza si può infatti pensare di costruire un vero dibattito su come e con quali mezzi sia possibile aprire un dialogo efficace con la politica e con le istituzioni italiane.

La politica, questa eterna assente nelle realtà di nuova emigrazione, non può infatti continuare ad ignorare, come se non esistessero, centinaia di migliaia di giovani italiani sparsi per il mondo ed è dunque arrivato davvero il momento di dare una svolta decisa in questo senso.

Fino ad oggi nessuno ha saputo farlo.

 

(Photo by Jason Rosewell on Unsplash)