Tutti i cittadini italiani devono assumersi la responsabilità per ciò che sta accadendo al proprio Patrimonio Culturale. Questo, è il messaggio che lo storico dell’arte Tomaso Montanari, professore alla Federico II di Napoli, lancia ai propri concittadini in tutto il mondo. “Io credo che gli italiani all’estero con il loro lavoro, con il loro valore, siano davvero l’orgoglio dell’Italia – conclude lo storico dell’arte fiorentino al microfono di Francesca Valdinoci per Sbs Italian – i monumenti italiani sono importanti, ma più importanti sono gli italiani vivi come voi, che possono insegnarci come la cultura possa ricostruire una comunità nazionale che si estenda anche fuori dai confini fisici dell’Italia e che tenga dentro tutti i suoi cittadini”.
L’appello di Tomaso Montanari a tutti i cittadini italiani è quello di riunirsi in una comunità che non solo si riempia la bocca delle bellezze dell’Italia e della sua cultura, che ci fa essere orgogliosi in tutto il mondo, ma che sia pronta, quando è necessario, anche a difendere quella stessa cultura, dagli attacchi di coloro che vorrebbero utilizzarla per il proprio fine immediato e non come strumento educativo di diffusione della sovranità del popolo italiano, attuale e futuro. Le parole di Montanari richiamano molto da vicino anche quelle di un altro grande studioso, che in questi anni si sta battendo contro la cementificazione e la distruzione del paesaggio italiano, Salvatore Settis. Archeologo, storico dell’arte, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa e in precedenza anche del Getty Museum di Los Angeles, Settis unisce la propria voce a quelle dei tanti che si sono incontrati a Roma lo scorso 7 Maggio per la Manifestazione intitolata “Emergenza Cultura in difesa dell’articolo 9 della Costituzione”. “Se vogliamo che sia la bellezza a salvare il mondo – afferma Settis in questo momento in cui il patriomonio culturale è pesantemente sotto attacco da chi vorrebbe mercificarlo – dobbiamo essere prima noi a salvare quella stessa bellezza”.
Ma quali sono le minacce che stanno incombendo sul patrimonio storico e culturale italiano in questi anni? E perché i cittadini si devono attivare per pretendere una reale tutela di questo stesso patrimonio?
Quello che i promotori della manifestazione di domenica 7 maggio hanno evidenziato, è che da parte della classe politica è in atto una continua erosione delle tutele e dei controlli, che, in varie direzioni, i governi succedutisi negli ultimi decenni, hanno praticato nei confronti dell’intero sistema paesaggistico italiano. In tale contesto, le leggi portate avanti nell’ultimo anno dall’ esecutivo di Matteo Renzi, avranno un’impatto devastante e si configureranno come il colpo di grazia al Patrimonio culturale italiano. Su questa linea, vengono indicati tre passaggi successivi portati avanti dal governo e contro cui la società civile italiana è secesa in piazza. Prima di tutto, il Decreto Sblocca italia, che darà ancora più impulso ad una cementificazione selvaggia su un territorio già pesantemente intaccato dalle costruzioni e che sta dimostrando la sua estrema fragilità con i continui smottamenti, frane e alluvioni. Nello Sblocca Italia ad essere soprattutto contestato è il famoso “silenzio assenso”, ossia un cavillo che permetterà ai costruttori di edificare anche in aree tutelate a livello ambientale, archeologico o paesaggistico, senza richiedere autorizzazioni, a meno che qualche organo disposto alla tutela, non si accorga del problema e non blocchi i lavori. Quindi, la riforma Madia della pubblica amministrazione, che proprio per colpire questi organi di controllo ha portato le Sovraintendenze, ossia gli uffici predisposti alla tutela dei beni culturali, ad essere sottoposte alla Prefettura e non più indipendenti come in precedenza. Questo, porterà a un controllo diretto del governo stesso e quindi della politica sulle Sovrintendenze, alle quali sarà quindi impedito di mettersi contro i progetti politici del potere di turno, anche se questi stessi progetti potrebbero arrecare danno al patrimonio culturale italiano. Infine, la Riforma dei Beni Culturali proposta dal ministro Franceschini, che con l’ingresso preponderante del privato nel settore e la mercificazione, oltre che la svendita, del patrimonio italiano, rischierà di estromettere i cittadini dal loro ruolo di proprietari e fruitori della cultura, per farli diventare, invece, dei meri consumatori. La critica più dirompente a questa visione è espressa in uno degli ultimi libri scritti da Tomaso Montanari, dal titolo “Privàti del Patrimonio”. I dati in esso forniti, dimostrano come, invece che portare soldi nella cultura, i privati entrati nel circuito della gestione del patrimonio, abbiano ricavato guadagni ingentissimi da esso, ma soprattutto, abbiano sempre più spinto per un utilizzo mercificato della proposta culturale italiana, che ha portato allo svuotamento sempre più serrato dei musei e dei parchi archeologici e all’istituzione di sempre più numerose mostre dallo scarso valore didattico, educativo o artistico. Ad aggravare la situazione e renderla ancora più odiosa per i cittadini, è anche la condizione per cui solo pochissime realtà private sono riuscite ad accedere a questo sistema, grazie ai legami con la politica, con la conseguente crezione di un cartello ristretto. Guarda caso, infatti, si tratta di tutte realtà fortemente connesse a uomini della politica o ai partiti, come ad esempio la più grande di esse, il gruppo Civita, di cui è presidente onorario Gianni Letta.
La manifestazione del 7 maggio, che ha visto una grande partecipazione di associazioni, cittadini, rappresentanti dei partiti di opposizione, come Movimento 5 Stelle, Possibile e Sinistra Italiana, è stata guidata da alcune delle più grandi personalità della cultura del paese. Nell’idea dei suoi promotori, quella del 7 maggio, è stata una chiamata del popolo a difendere ciò che è di sua proprietà, la proprietà più grande e importante di tutti i cittadini italiani, la propria cultura, che li caratterizza in tutto il mondo. Come tiene sempre a ricordare Tomaso Montanari, la cutura italiana viene definita dai nostri politici come il “petrolio” dell’Italia, da vendere, mentre lui, preferisce definirla come “l’ossigeno” dell’Italia, da respirare, fonte di vita, senza il quale il paese non può esistere, senza il quale i cervelli non riescono a pensare, senza il quale i cittadini non possono ritenersi tali.
LME
(IL GLOBO, Eureka – 12 maggio 2016)