Quali siano realmente i numeri della nuova emigrazione italiana è una domanda alla quale sembra sempre più complesso dare una risposta. Secondo i dati dell’Istat, che riprende esattamente i numeri delle registrazioni all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, nel 2015 sarebbero espatriate circa 147mila persone ma, fanno notare dai consolati, il numero potrebbe essere in eccesso, se si calcola che le registrazioni potrebbero riguardare anche persone che già vivono in Paesi stranieri da tempo, oppure soggetti che hanno ottenuto la cittadinanza nell’ultimo anno.
Più ampio sarebbe invece il numero fornito dai Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), secondo i quali la cifra emersa dall’Aire sarebbe decisamente inferiore alla realtà. Incrociando i dati provenienti da alcuni Paesi europei come Germania e Gran Bretagna dove i nostri connazionali hanno l’obbligo di fare una serie di documenti, il Cgie valuta che nel 2015 il reale numero di espatriati sia stato intorno alle 250mila unità, ben al di sopra dei dati in possesso dell’Istat/Aire. Secondo questo calcolo, dal 2007 al 2015, il numero di italiani che avrebbe deciso di espatriare all’estero si aggirerebbe attorno al milione e 350mila persone, con un trend in aumento del 22% ogni anno dal 2011 e arrivando dunque a superare il milione e mezzo nella previsione del 2016. La parte più consistente di questi espatri si riversa ovviamente in Europa, mentre solo un esiguo, ma comunque significativo numero arriva ad approdare in Australia. Difficile anche qui fare calcoli precisi, ma grazie ai dati del dipartimento dell’immigrazione, aggiornati al 31 dicembre del 2016, nell’ultimo anno sarebbero arrivati dall’Italia all’incirca 7mila persone, in un trend ondulatorio ma degradante verso il basso dal 2012 al 2016. A riguardo sono interessanti due particolarità, l’aumento dei visti studente, soprattutto richiesti da persone già in Australia, e l’inversione di tendenza per quanto riguarda i Working holiday makers provenienti dall’Italia, i quali, dopo aver registrato un calo di quasi il 50% dal 2011 al 2015, sono ricominciati a crescere, anche se solo del 2,7% nel 2016.
Più definite appaiono invece le caratteristiche della nuova immigrazione, o mobilità, come viene con più precisione definita. Secondo le statistiche raccolte sempre dal Cgie, almeno il 50% degli espatriati avrebbe tra i 18 e i 39 anni e almeno un 20% tra gli 0 e 17 anni, un dato quest’ultimo in aumento e che evidenzia come a spostarsi siano con sempre maggiore frequenza intere famiglie. Per quanto riguarda il livello di istruzione, secondo il Cgie, il 35% dei nuovi emigranti sarebbero laureati e il 30% diplomati, quindi, fanno notare le rappresentanze estere, oltre ai cosiddetti ‘cervelli in fuga’, una fetta di chi abbandona il paese apparterrebbe alla categoria dei lavoratori poco qualificati. Decisamente differente su quest’ultimo punto il quadro che emerge nei dati raccolti da Nomit presso lo sportello Welcome, che si rivolgono ai ragazzi approdati a Melbourne negli ultimi 4 anni. Dalle statistiche emerge infatti che tra coloro che si sono rivolti allo Sportello, ben il 42% sia laureato e il 48% diplomato, con il 2% che avrebbe conseguito un titolo post laurea e solo l’8% che avrebbe dichiarato di possedere qualifiche inferiori. Questo aspetto potrebbe evidenziare una netta differenza tra il livello di istruzione dell’emigrazione italiana in generale degli ultimi anni, con quella che invece ha raggiunto l’Australia.
Luca M. Esposito
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 30 aprile 2017)