#wagesubsidyforall, #noworkerleft – behind, questi i due hashtag principali della campagna che, lo scorso 31 marzo, ha unito l’intero movimento sindacale australiano in una battaglia a difesa di coloro che sono rimasti esclusi dalle prime misure governative implementate per contrastare l’emergenza Covid-19.
Il contributo dello Stato del Victoria è stato coordinato dalla Victorian Trades Hall, che si è fatta carico di gestire le varie dirette streaming, collegamenti radiofonici e campagne social durante l’intera giornata dell’“Online Picket Line”. Un’iniziativa per la quale ha svolto un ruolo fondamentale il Migrant Workers Centre in virtù della stessa natura del movimento. Tra le formazioni sociali più colpite da questa emergenza infatti, ci sono di certo i lavoratori migranti, per i quali, ad oggi, non è previsto alcun tipo di compensazione o sussidio. Per di più questa categoria in Australia è sempre stata tra le più vulnerabili ben prima dello scatenarsi della crisi, come giustamente evidenziato da Matt Kunkel, direttore del Migrant Workers Centre, nel corso di una delle dirette dell’evento di martedì.
Ed è stato proprio Kunkel, durante il “last push”, ovvero lo streaming fi nale dell’iniziativa al quale è intervenuto anche il segretario della Victorian Trades Hall, Luke Hilakari, ad aver intavolato un dialogo con Fabrizio Venturini, che ha aderito al picchetto online in rappresentanza di Nomit e al quale è stato chiesto come la comunità italiana stesse reagendo alla situazione. Il presidente dell’Associazione, dopo aver sottolineato come la responsabilità di assistere e garantire la dignità di qualsiasi lavoratore in Australia, che sia migrante o meno, “casual” o “permanent”, ricada esclusivamente sul governo australiano, ha dichiarato che la comunità italiana non rimarrà indifferente alle richieste di aiuto dei propri componenti, e sta già studiando una soluzione solidale che si spera possa ispirare anche le altre comunità d’Australia.
Mentre infatti tra i vertici della comunità ci si batte in ogni sede possibile per far pressione sul governo, al quale si richiede di predisporre sussidi anche per i migranti temporanei, se non altro in virtù del fatto che prendere un volo per tornare in Italia sta diventando, ora dopo ora, sempre più proibitivo, ci si augura che gli italiani d’Australia riescano in uno sforzo ulteriore e rispondano, come hanno sempre fatto in situazioni d’emergenza, in maniera unitaria e solidale. C’è la necessità, infatti, di approntare una soluzione di emergenza per far sentire ai nostri connazionali più vulnerabili che non sono soli, che allo sfacelo lasciato da anni di abusi della formula contrattuale “casual”, considerata ordinaria amministrazione nei settori a maggiore presenza di lavoratori migranti, c’è qualcuno che proverà a reagire nell’unica maniera possibile: quella straordinaria.
(IL GLOBO – Eureka, giovedì 2 aprile 2020)