Il popolo non vota, obbedisce

la libertà guida il popolo

Sono quindici milioni le persone che sono andate a votare al referendum sulle trivelle di domenica scorsa, a loro, va il particolare merito di aver dimostrato cosa significhi essere cittadini. Un grande ringraziamento va a quell’85% che ha deciso di votare SI, per cercare di abolire una legge a favore dei petrolieri e che invece che i posti di lavoro, mette in pericolo il nostro ambiente e il paesaggio italiano,  la più grande risorsa della nazione.

Ma un ringraziamento particolare va anche a tutte le persone che si sono recate a votare NO, ossia coloro che non erano d’accordo con i promotori del referendum. Costoro, sono un esempio, un barlume di speranza nel mare di obbedienti che hanno preferito astenersi. Costoro, hanno dimostrato che le persone libere pensano con la propria testa, che essere cittadini in una democrazia vuol dire non temere le idee degli altri, ma aprirsi al confronto e non, far prevalere la propria idea con qualsiasi mezzo, ma tenere in alta considerazione il diritto di tutti ad esprimersi. Chi domenica è andato a votare NO al referendum ha dato un senso alla democrazia. Chi si è astenuto, o non gliene importa niente del voto come diritto e quindi non può essere considerato un cittadino, oppure non gliene importa niente del voto come dovere, ha impedito agli altri di veder rispettato un proprio diritto e quindi non può essere considerato democratico.

Nonostante 15 milioni di voti siano molti di più di quanto il Partito Democratico ha ottenuto alle scorse elezioni europee, quelle che hanno significato la autoproclamazione di Renzi in pectore, la percentuale raggiunta del 32% dal referendum è troppo bassa per renderlo valido, ma è comunque un dato politico significativo.

Il popolo non vota, ma obbedisce. Obbedisce all’ordine di astensione arrivato da Matteo Renzi, da Giorgio Napolitano e dalla loro corte, in un obbedienza che si confonde con l’indifferenza. Chi non vota decide e chi decide ordina di non votare, in un paese governato da tempo da persone non elette da nessuno, che quando invitano ad astenersi, il popolo obbedisce, non andando a votare. La Costituzione Italiana all’articolo 48 dice che votare è un diritto, ma anche un dovere.
Domenica scorsa diritto e dovere sono stati entrambi disattesi. Meglio nessun dovere, anche se questo significherà sempre meno diritti. A cominciare da quelli difesi e sanciti dalla Costituzione, che questo esecutivo non votato dal popolo, questo Parlamento scelto con una legge elettorale incostituzionale e che governano su un popolo che non va a votare, vuole stravolgere, portando la Repubblica verso il presidenzialismo e abolendo la tutela del bicameralismo perfetto. Sarà su questo il prossimo referendum in programma, stavolta senza quorum, per cui, spero che tutti coloro che si sono astenuti domenica, si asterranno anche ad ottobre, facendo decidere non chi obbedisce, ma chi è cittadino.

Chi si astiene dal voto, infatti si astiene anche dall’essere cittadino, perché non c’è cittadinanza senza voto e non c’è voto senza cittadini, quelli che non votano sono i sudditi e sudditi vogliono farci diventare tutti, ordinandoci di non andare a votare. Questo non si può accettare, perché in una democrazia ad essere sovrano è il popolo e un cittadino vota, non ubbidisce.

LME

(Il Globo, 21 aprile 2016)