Incontro al Com.It.Es. sul seminario dei giovani italiani di Palermo

juliana-kozoski-733679-unsplash

Per recuperare il ritardo nell’intercettare e assistere il flusso di giovani italiani arrivati negli ultimi anni in Victoria, la proposta del Com.It.Es. messa sul tavolo alla riunione dello scorso 14 maggio è stata quella di costituire una “consulta giovani” che collabori in modo strutturale con il Comitato per elaborare risposte ai problemi dei nuovi arrivati dall’Italia. Una idea accolta con disponibilità dal professore associato di Scienze politiche e sociali all’Università di Melbourne e tra i delegati alla Conferenza di Palermo dello scorso aprile Chiara De Lazzari, che ha suggerito, come prima iniziativa pratica da intraprendere per intercettare la nuova migrazione, di rendere più visibile la presenza del Com.It.Es. sui social network.

Con un flusso di nuovi arrivi che è tuttavia ormai in calo rispetto ai picchi degli anni passati è necessario invece rifl ettere, ha fatto osservare Fabrizio Venturini (vicepresidente di Nomit e anche lui tra i delegati presenti a Palermo), su come aff rontare le nuove sfi de oggi all’orizzonte. Proprio grazie all’esperienza di Nomit, spiega Venturini, ci si può rendere conto di come oggi il problema più grave che gli italiani, di più o meno recente arrivo, si trovino a vivere sulla propria pelle è soprattutto quello dell’esclusione sociale. Un’esclusione che rispetto al passato, quando era caratterizzata da problemi di lingua e cultura, si esprima invece oggi, in una società globalizzata, sul piano dei diritti.  Gli italiani che hanno già superato la prima fase della migrazione e sono ormai in Victoria da qualche anno, si ritrovano infatti impantanati in una condizione di temporaneità e precarietà a causa di politiche migratorie restrittive, che limitano i propri diritti e, di conseguenza, soff rono una condizione sociale svantaggiata. Situazione che peraltro non è dissimile da quella di chi è emigrato in altri Paesi al di fuori dello spazio Schenghen. Nella relazione che ha collaborato a redigere assieme ai giovani membri dei Com.It.Es. svizzeri, e che è stata selezionata tra quelle fi nali presentate al Seminario di Palermo, Fabrizio Venturini si è concentrato proprio nell’evidenziare questa criticità ed è sulla titolarità dei diritti di chi emigra, ha spiegato, che le istituzioni e le associazioni dovrebbero oggi concentrarsi. Quella di Palermo quindi, è stata non solo l’occasione di provare empiricamente come questi problemi siano eff ettivamente comuni e molto avvertiti, ma anche per inaugurare la fase iniziale di un percorso che si prefi gge di creare una piattaforma unitaria attraverso la quale la formazione sociale dei nuovi migranti possa confrontarsi, esprimersi e trovare soluzioni per questo nuovo tipo di problematiche.

La consulta proposta dal Com.It.Es. diventa dunque un’idea interessante solamente se sviluppata in questa direzione, ha spiegato Fabrizio Venturini, che di conseguenza si è riservato di aderire eventualmente solo dopo che un progetto più defi nito e dettagliato sarà eventualmente posto sul tavolo dal Comitato. Scelta che è stata condivisa da diversi partecipanti, tra cui il tesoriere del circolo culturale Raff aello Carboni, Gianfranco Rebeschini. Per il momento, ha fatto presente Venturini, l’insieme di attività portate avanti da Nomit costituiscono già una risposta strutturata all’assistenza per i nuovi arrivati e la strada maestra da percorrere dovrebbe essere fornire maggior supporto a tale iniziativa. Anche il Com.It.Es., è il messaggio, dovrebbe impegnarsi con più convinzione in questo senso.

Le perplessità sollevate riguardo il ruolo della Consulta sono state accolte anche dal presidente del Com.It.Es Francesco Pascalis, che ha posto l’accento sul fatto se ci sia eff ettivamente la volontà dei giovani presenti sul territorio ad essere coinvolti e se questi siano poi fattivamente disponibili a dare il proprio contributo, anche tenuto conto della condizione di temporaneità che contraddistingue la maggior parte delle loro esperienze nel Victoria. Il Com.It.Es. può “fare molto” per coinvolgerli, ha replicato Chiara Lazzari, e ospitarne una rappresentanza fissa è sicuramente, secondo l’accademica, un passo importante in questa direzione.

Più ampia, in ottica futura, dovrebbe essere poi l’impostazione da adottare secondo il Console Pierluigi Trombetta, che ha suggerito di allargare lo sguardo verso un “meccanismo europeo di risposta” alle domande di assistenza, tutte molto simili, arrivate non solo dai giovani italiani ma anche da giovani di altri Paesi europei. Un coordinamento a livello di comunità europea, che potrebbe anche portare maggiore attenzione su un percorso di mobilità che è comune a tutti i Paesi dell’Ue, immaginando persino un prossimo incontro come quello avvenuto a Palermo, allargato alla partecipazione dei giovani di tutta Europa.

Per il momento intanto, l’esperienza scaturita dal Seminario è stata, ha sottolineato la De Lazzari, un occasione importante di confronto anche tra chi è emigrato recentemente e i giovani di origine italiana arrivati a Palermo, che hanno mostrato una grande curiosità per l’Italia e un forte senso di italianità legato soprattutto alla lingua e alla cultura. Anche nei loro confronti, ha detto Chiara De Lazzari, bisognerebbe porre maggiore attenzione, cercando di coinvolgerli all’interno delle istituzioni e degli organi di rappresentanza della comunità.  

(il GLOBO, Eureka, giovedì 6 giugno 2019)

Photo by Juliana Kozoski on Unsplash

Articolo scritto da

Luca M. Esposito

Luca M. Esposito

Che ci fa uno storico medievale, con un impiego nelle produzioni cinematografiche e appassionato di politica in Australia, è una domanda che continua a rimbombare nella testa di Luca fin dal suo approdo a Melbourne, nel 2012. La continua ricerca di una risposta porta Luca nei mercati, nelle università, nei giardini, nei consolati, nelle farm di galline sparsi per la città, fino ad approdare, come redattore, nella redazione del bisettimanale italiano d’Australia Il Globo, ad occuparsi principalmente di politica italiana. Nel frattempo dedica tutto il suo tempo libero a Nomit, che con molti altri ragazzi, ha contribuito a fondare e costruire sin dal maggio 2013. Un’esperienza che, è convinto, lo aiuterà a placare la sua sete di risposte.