Il referendum costituzionale del 4 Dicembre ha rappresentato un’ importante esercizio democratico da parte gli italiani. In un tempo in cui il disinteresse politico dei cittadini è oggetto di analisi e studio da parte di esperti in tutto il mondo, gli italiani hanno dimostrato grande interesse verso la cosa pubblica con una partecipazione record del quasi 70 percento in Italia e del 30 percento nella circoscrizone estero.
La partecipazione nella circoscrizione estero non è mai stata così alta durante una consulazione referendaria dimostrando la carica politica assunta da questo referendum che ha portato alle urne un numero significativo di italiani all’estero. Solamente nelle elezioni politiche si raggiunge, infatti, una partecipazione così alta nella circoscrizione estero.
Nonostante l’interesse dimonstrato dagli italiani all’ estero in questo referendum, l’aspetto principale che ha suscitato scalpore è stato il risultato raggiunto proprio nella circoscrizione estero. A differenza degli italiani in Italia, che hanno votato con un’ampia maggioranza a favore del NO (59.95 percento), gli italiani all’ estero hanno votato esattamente in modo opposto, raggiungengo il 64.70 percento a favore della riforma costitituzionale. In Australia il 64.35 percento degli italiani ha votato a favore della riforma.
Questi risultati porgono numerosi interrogativi rispetto alla legittimità della partecipazione al voto degli italiani all’ estero. Una domanda sorge spontanea: sono in grado gli italiani all’ estero di capire e giudicare le necessità di un Paese nel quale non vivono più? I risultati del referendum suggeriscono che gli italiani all’estero, mai come questa volta, abbiano perso il contatto con la realtà politica italiana, votando a favore di una riforma ampiamente rigettata dagli italiani in Italia.
I fattori che hanno portato a questo risultato possono essere numerosi: la perdita di contatto con la situazione politica del Paese di origine, la manipolazione dell’ informazione, la disinformazione e l’affiliazione politica. Mentre alcune di queste variabili possono essere valide anche per gli elettori italiani in Italia, la perdita di contatto con la realtà socio-politica ed economica italiana rimane un fattore peculiare della circoscrizione estero. Questo referendum mostra uno scollamento totale dalla realtà italiana da parte dei votanti nella circoscrizione estero, circoscrizione che il politologo Giovanni Sartori, in tempi non sospetti, definì una “circoscrizione orbitante”. Mai come oggi gli italiani all’ estero sembrano così lontani, cosi’ in orbita, rispetto alla vita politica del Paese d’ orgine.
Dal 2006 il voto degli italiani all’ estero è diventato oggetto di critica da parte di partiti politici, membri delle istitizioni ed accademici. Nonostante ciò, la circoscrizione estero è sopravvissuta fino ad oggi. Questo referendum potrebbe però aprire nuovi scenari in cui, e forse per la prima volta, si potrà avere un dibattito sulle capacità degli italiani all’ estero di comprendere ed interpretare le necessità di un Paese nel quale non risiedono più da molto tempo.
Nello stesso momento, gli stessi italiani all’ estero dovrebbero chiedersi se, visti i risultati di domenica, siano veramente in grado di valutare il contesto politico italiano o se, a causa del processo di integrazione nel Paese di residenza e della lontananza prolungata dal paese di origine, abbiano perso definitivamente il contatto con il Paese di origine. Se così fosse, è giusto continuare a votare?
Chiara De Lazzari
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 8 dicembre 2016)