Mentre in Italia si specula già da qualche giorno sui possibili scenari di governo dati i risultati delle urne, nella Circoscrizione Estero si prendono le misure del disallineamento rispetto alla situazione “romana”.
Si perché al contrario del risultato nazionale, il voto estero ha restituito un PD vincente oltre il 26%, seguito dalla lista del centrodestra intorno al 21,50% e un Movimento 5 Stelle, primo partito italiano, solo al 17,50%.
Questo risultato così discostato da quello “made in Italy”, ha dato nuova linfa al dibattito sull’”utilità” del voto all’estero ma stavolta, le motivazioni addotte, sono quelle raffazzonate dell’opinionista della (buona)domenica.
“Perché facciamo votare gli italiani all’estero se alla fine votano male?”
Questo il quesito che i più sembrerebbero porsi.
Ignorando la risposta breve(ed esatta), che sarebbe “Perché è scritto nella Costituzione. Ma tipo un sacco di volte.”, proviamo a comprendere le motivazioni di chi resta sgomento davanti all’esercizio da parte di tutti, oh ma tuttitutti, dei propri diritti costituzionali.
Opinione diffusa è che, l’italiano all’estero, abbia perso interesse e nozione per e della politica italiana, quindi votando, non può che “sbagliare”, generando un risultato così anomalo che fa della Circoscrizione Estero quella “stranger thing” che è: un vero e proprio universo parallelo a quello italiano, una roba grottesca.
Tipo la Toscana.
E sì perché se andiamo a vedere il risultato dell’uninominale della Circoscrizione Toscana, troviamo lo stesso identico podio dell’Estero. A nessuno verrebbe però mai da dire che i Toscani non votano abbastanza bene per meritarsi di esercitare pienamente la propria cittadinanza. Perché?
Ma perché la Toscana non è l’anti-Italia anzi, ne è parte anche se l’elettorato toscano è un particolare bacino con le sue proprie esigenze, le sue criticità, la sua particolare demografia e composizione sociale che attraverso il voto, esprime la preferenza per l’emanazione politica, tra quelle offerte, che a suo avviso può risolvere dette criticità e soddisfare le esigenze di cui sopra, le quali sono diverse da quelle delle altre circoscrizioni elettorali ma necessitano di pari attenzione.
Quella Estero, è semplicemente una di quelle altre circoscrizioni elettorali.
Il fatto che sia composta da cittadini italiani che provengono da altre circoscrizioni italiane non è una qualche “colpa”, è al massimo una criticità, simile a quella che da tempo viene vissuta dalle regioni del sud Italia, che hanno visto emigrare al nord i propri concittadini a causa della cosiddetta “questione meridionale”.
Ecco. Oggi se vogliamo accanto a quella del mezzogiorno c’è anche una “questione nazionale”, perché per mancanza di opportunità, si emigra da tutta Italia verso il resto del mondo.
Risolvere questa criticità, dovrebbe essere uno dei primi punti dell’agenda del futuro Parlamento, quel Parlamento che hanno diritto a determinare anche quei cittadini che forse a causa di ciò, sono finiti oltre quei margini della società italiana, dove il consequenzialismo voleva relegarli: gli italiani all’estero.
Fabrizio Venturini