La Conferenza del Migrant Workers Centre non si è rivolta solo ai lavoratori stranieri, ma ha parlato a tutti noi

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E’ fuorviante pensare che una discussione sulla situazione dei lavoratori stranieri in Australia tocchi da vicino soltanto quegli stessi lavoratori o coloro che si occupano di studiare o rappresentare il fenomeno dell’immigrazione in questo Paese.

La condizione di questa particolare fascia di lavoratori e ciò che ha significato per queste persone e per le loro famiglie attraversare la pandemia senza il minimo sostegno da parte del governo federale, è una questione che tocca ogni lavoratore, ogni cittadino, ogni contribuente, ogni imprenditore, ogni persona sul territorio Australiano.

Come lavoratori è infatti un danno enorme, che presto o tardi si rifletterà su tutti, quello di lasciare che una parte di lavoratori sia più debole o più vulnerabile delle altre, perché quella vulnerabilità si allargherà presto a tutto il mondo del lavoro, colpendo stipendi, tutele e diritti di tutti. Così è sempre stato e così sempre sarà.

Come cittadini, assistere e permettere che i nostri vicini, i ragazzi che ci fanno il caffé la mattina o che ci consegnano i pacchi, che ci aiutano nei traslochi, che coltivano la frutta e la verdura che mangiamo, siano abbandonati senza sostegno durante una epidemia che ha sconvolto le vite di tutti, significa contribuire alla crescita delle disuguaglianze e dell’ingiustizia all’interno della nostra comunità. E la crescita delle ingiustizie e delle disuguaglianze, è attestato da molti studi autorevoli di psicologia sociale, aumenta l’insicurezza, la criminalità, la disonestà e riduce la collaborazione tra le persone, rendendo molto più difficile e triste la vita di tutti.

Come contribuenti non accetteremmo mai di pagare le tasse per servizi pubblici ai quali poi non possiamo accedere. Eppure, questo è ciò che il sistema migratorio australiano richiede a tutti i lavoratori con visti temporanei. Pagare le tasse come ogni altro contribuente, ma non poter accedere al servizio sanitario nazionale, né tanto meno ai sussidi di disoccupazione. Durante la pandemia, ai lavoratori stranieri non è stato permesso di accedere ai sussidi federali anche in caso di perdita dell’impiego, nonostante avessero sempre pagato le tasse quando una occupazione ce l’avevano.

Per un imprenditore, specialmente in alcuni settori come quello dell’hospitality o dell’agricoltura, la cacciata dei lavoratori stranieri da parte del governo federale durante la pandemia sta causando oggi una carenza di manodopera che si rifletterà sulla produttività delle aziende e si tradurrà in una perdita di fatturato. Ma in generale, la vulnerabilità alla quale sono condannati molti lavoratori stranieri è un danno per il mondo dell’impresa. Certo, ci sarà qualcuno che penserà di approfittarne, e sappiamo che c’è, ma così facendo danneggerà non solo la rispettabilità di tutto un segmento importante della nostra società, ma colpirà in modo scorretto tutti quegli imprenditori veramente onesti che competono sul mercato rispettando le regole e tutelando la dignità dei propri lavoratori e della propria azienda.

Ecco dunque che si fa più chiaro il perché una Conferenza come quella organizzata al Migrant Worker Centre lo scorso 24, 25 e 26 novembre, e alla quale Nomit ha avuto il privilegio di partecipare, è stata così importante per tutti, non solo per gli addetti ai lavori o per noi lavoratori temporanei. Nel documento finale si è chiesto infatti uguaglianza e giustizia per tutti, attraverso politiche sociali che non escludano i residenti temporanei; accesso al sistema sanitario per tutti, senza distinzioni, perché come la pandemia ha insegnato, le malattie non distinguono e lasciare persone senza cure significa mettere in pericolo ognuno di noi. E allo stesso modo sono rischiose per ognuno di noi la precarietà, lo sfruttamento, la mancanza di sicurezza sul lavoro, che sono state tra le ragioni principali della diffusione del Covid in Victoria. La richiesta alle istituzioni è pertanto combatterle con decisione in ogni loro aspetto. Tutto questo, però, non può prescindere da una modifica profonda delle politiche migratorie e dalla costruzione di un sistema che non crei discriminazione o metta le persone in situazione di debolezza o pericolo.

La società di cui tutti siamo parte non se lo può permettere. Prima di tutto dal punto di vista morale ed etico, ma poi anche per la serenità e il benessere di ognuno di noi.

Articolo scritto da

Luca M. Esposito

Luca M. Esposito

Che ci fa uno storico medievale, con un impiego nelle produzioni cinematografiche e appassionato di politica in Australia, è una domanda che continua a rimbombare nella testa di Luca fin dal suo approdo a Melbourne, nel 2012. La continua ricerca di una risposta porta Luca nei mercati, nelle università, nei giardini, nei consolati, nelle farm di galline sparsi per la città, fino ad approdare, come redattore, nella redazione del bisettimanale italiano d’Australia Il Globo, ad occuparsi principalmente di politica italiana. Nel frattempo dedica tutto il suo tempo libero a Nomit, che con molti altri ragazzi, ha contribuito a fondare e costruire sin dal maggio 2013. Un’esperienza che, è convinto, lo aiuterà a placare la sua sete di risposte.