Onorevole Sottosegretario Senatore Ricardo Merlo,
Le scriviamo da Melbourne, in relazione alle Sue dichiarazioni fatte a margine dell’incontro da Lei avuto con il ministro Fierravanti-Wells e che abbiamo avuto modo di leggere ed apprezzare sul portale “italiachiamaitalia”.
A nome nostro e del Nomit, vorremmo ringraziarLa per l’attenzione dedicata alla comunità degli italiani in Australia. La Sua storia, personale e politica, l’ha portata a conoscere più d’altri la complessa realtà delle comunità italiane all’estero e, se quella australiana non è certamente tra le più preoccupanti, è comunque ricca di criticità specifiche che vanno affrontate. Il suo intervento è stato per noi ancor più importante a fronte del disinteresse dimostrato dalle organizzazioni comunitarie, di rappresentanza e culturali italiane presenti in Australia, che nonostante le ripetute sollecitazioni da noi messe pubblicamente in atto, si sono dimostrate purtroppo miopi davanti alle condizioni dei migliaia dei giovani italiani che annualmente approdano in Australia.
Una miopia che invece, ci teniamo a sottolinearlo, non hanno dimostrato gli organismi diplomatici, in particolare il Consolato Generale di Melbourne, che ormai da anni cerca di supportare le iniziative da noi portate avanti in questo senso.
Siamo perciò sinceramente lieti che un profilo come il suo, capace di vedere con chiarezza tali limiti, animi il sottosegretariato del MAECI dedicato specificatamente agli italiani all’estero e, con l’occasione, siamo a porgerLe tardivamente i nostri auguri per la Sua nomina.
Da quasi cinque anni, qui a Melbourne, noi del Nomit cerchiamo di dare assistenza al nuovo flusso di italiani in Australia, animati da quel principio di sussidiarietà che siamo sicuri abbia ispirato anche lei quando, all’inizio della sua carriera politica, è riuscito ad armonizzare le spinte associazionistiche dei nostri concittadini in sudamerica.
È in ossequio a quello stesso principio che spero voglia ascoltare la nostra voce.
Operando infatti in un contesto come quello australiano, che è forse tra gli esempi più lampanti della dicotomia tra la realtà, e il racconto che se ne sta facendo, ci siamo subito resi conto che molti dei visti per gli italiani, come il Whv da Lei citato, sono in realtà utilizzati come una forma di proto-immigrazione che evolve spesso nella richiesta di visti studenteschi ancor più limitanti e conduce, nella stragrande maggioranza dei casi, ad una esperienza migratoria fallimentare.
Complice anche la poca informazione e la mancata attenzione e comprensione del fenomeno da parte dei media nostrani, che danno di questa proto-immigrazione una immagine assai distorta, accade che dall’esperienza australiana molti giovani siano così costretti a tornare in Italia un po’ meno giovani e dopo anni di esperienze spesso poco qualificanti, difficili da utilizzare per reinserirsi nel già complesso mondo del lavoro italiano.
Come agire quindi? Come trattare con dignità chi per ricercare la stessa, ha avuto il coraggio di fare un salto nel vuoto fino all’altro capo del mondo, spesso abbagliato dal racconto di un Eldorado inesistente?
Lei ha invitato espressamente le istituzioni australiane a “portare avanti un adeguato lavoro di informazione nei confronti di quei giovani italiani richiedenti il visto di vacanze-lavoro”, perché, sono sue parole, “devono essere messi in condizione di conoscere i loro diritti e i loro doveri, affinché possano affrontare al meglio le situazioni che si troveranno a vivere in un Paese straniero”.
Ci troviamo ancora una volta d’accordo con Lei, ma la semplice attesa fuori dalla porta degli arbitri del nostro destino è scoraggiante e, da italiani cittadini di un mondo sempre più “globale”, è un qualcosa che culturalmente non ci appartiene.
Ebbene, da oltre 5 anni la nostra associazione lavora, grazie all’impegno di numerosi volontari, non solo per assistere i primi passi dei nuovi arrivati a Melbourne tramite uno sportello informativo presso la sede del Consolato Generale d’Italia a Melbourne, ma organizza annualmente un Forum dedicato proprio ai diritti e i doveri dei lavoratori temporanei che approdano in Australia. All’ultimo incontro, tenutosi come ogni anno il 1 maggio all’Immigration Museum di Melbourne, hanno partecipato importanti personalità, le quali mettendo a disposizione le proprie competenze e conoscenze, ne hanno fatto uno strumento per combattere lo sfruttamento sul mondo del lavoro e per diffondere la conoscenza delle regole in un contesto straniero, ma anche per sollevare un dibattito sul tema e sottoporlo all’attenzione delle Istituzioni.
Tutto questo non basta. Ce ne rendiamo conto.
Sappiamo che gli sforzi, per quanto virtuosi, di una semplice associazione, non possono essere sufficienti in un contesto del genere.
Ecco perché ci rivolgiamo a Lei, chiedendoLe in primo luogo che il suo dicastero ci aiuti a promuovere con forza un’informazione genuina, in antitesi a quella perpetuata oggi da chi, per accalappiarsi lettori o clienti, altera una realtà che, dove non critica, rimane complicatissima.
In secondo luogo, per le migliaia di cittadini che sono rientrati e che rientreranno in Italia, chiediamo adeguate politiche di reintegrazione, da sviluppare magari sulla scorta della loro esperienza di vita internazionale, non utile tanto ad un curriculum, quanto ad un tessuto sociale, come quello italiano, che necessità di “mediatori culturali naturali”.
Dal canto nostro, offriamo pertanto a Lei e al Ministero che rappresenta, e che ci rappresenta, la nostra disponibilità e l’esperienza da noi maturata in questi anni per dare vita a progetti e iniziative, anche in collaborazione e accordo con le Istituzioni australiane, che vadano nella direzione di quanto anche da Lei sollecitato.
In fede,
Luca M. Esposito (Presidente Nomit)
Fabrizio Venturini (Vice-Presidente Nomit)