Onorevole Deputato Marco Fedi,
Le scrivo da Melbourne, in relazione all’infelice uscita del Ministro Poletti che conteneva l’assurdo giudizio di valore sui giovani italiani all’estero. Le scrivo in ossequio al Suo ruolo e a quel profondo rispetto, che so per certo condividiamo, verso l’istituzione giuridica e politica della Circoscrizione Estero. Per non scriverLe, dopo l’impegno che entrambi propugniamo – Lei politico, io più sociale – nel sostenere la causa di questo peculiare Collegio, bisognerebbe avere una di quelle facce che Giachetti imputa a Speranza e, checché ne dica l’ex-candidato sindaco, neanche venendo da Roma è bello sentirsi definire ”Faccia da culo.”.
Andando oltre la squisita dialettica politica da assemblea nazionale di partito Onorevole, quello che più mi preme è entrare nel merito della questione che, fortunatamente travalica la mera polemica scaturita da quell’esternazione da osteria del Ministro Poletti, per diventare un momento di riflessione. Con Poletti non c’è Speranza; nomen omen. Il nuovo candidato per la Segreteria del Suo partito, ha preso posizione arrivando a paventare l’ipotesi della “sfiducia”.
Come Speranza anche i Giovani Dem del PD si sono schierati apertamente, ricordando finalmente che tra i millenials, non c’è nessuna lotta intestina; non c’è nessuna divisione tra chi parte e chi rimane ma ci sono problemi enormi e condivisi, di natura assolutamente eterodossa e senza nessuna soluzione nell’ortodossia di quelle generazioni precedenti che, è un dato di fatto, nella loro gestione della “cosa pubblica” hanno creato tali criticità. Quindi noi, figli della crisi e forse padri di un’instabilità preoccupante, non siamo divisi; chi parte non si crede un “Cervello in Fuga” che ha lasciato indietro solo dei “pistola” – e mi scusi se ricorro ancora al gergo politichese stretto, sta volta nientemeno che nella sua versione “istituzionale” – chi parte è qualcuno che nell’entropia di questa realtà, ha preso una direzione che lo porta oltre il piano del confine nazionale, trattenendolo comunque all’interno di quell’idea di “Popolo Italiano” che da sempre è diasporico.
Questa è la riflessione che ci porta di nuovo all’enorme importanza della Circoscrizione che Lei rappresenta; Lei, come gli Onorevoli Caruso, Farina, Garavini, Picchi, Tacconi, Borghese, Bueno, Merlo, Porta, Fitzgerald Nissoli, La Marca, e i Senatori Longo, Zin, Turano, Giacobbe, Di Biagio, Micheloni. Io personalmente però, mi rivolgo a Lei, in quanto negli ultimi anni ho potuto apprezzare il Suo lavoro e, in particolare nella appena trascorsa campagna elettorale per il Referendum, ho potuto constatare la Sua genuina vocazione a rappresentare le esigenze democratiche degli italiani nel mondo che, come ci ha ricordato anche il Sottosegretario Amendola, recentemente in visita in Australia, non possono essere considerati “italiani di serie b”.
Come sa non tutti, specialmente all’estero, sono entusiasti di quel comma 3 dell’articolo 48 della nostra Costituzione, almeno non cosi com’è. Quello che Le chiedo è di darmi un ulteriore motivo per difenderlo, nei momenti di confronto democratico che come sa, in materia, avvengono anche a queste latitudini e nelle più prestigiose sedi, accademiche e non. Il motivo potrebbe ben consistere in una presa di posizione unitaria, da parte di tutti i parlamentari di cui sopra, magari ispirata da Lei, a difesa di quanti, di quella Circoscrizione rappresentano la parte elettorale e civile e che, dalle dichiarazione del Ministro, sono stati di fatto insultati.
In conclusione, credo che sia doveroso un pensiero a quanti non ne fanno solo una questione di principio, ovvero coloro i quali all’estero non “fuggono” solo in qualità di “cervelli”, ma dall’Italia sono costretti a portar via anche cuore e braccia: quel cuore lo mettono sul piatto a fronte di una scommessa al buio su una terra che non conoscono e le braccia, le usano per lavorare come pizzaioli, baristi, camerieri, muratori e quant’altro. Queste persone spesso passano anni a scontrarsi contro i muri di gomma dell’integrazione e, quando trovano dei varchi, spesso son costretti a percorrerli per anni, soggetti alle volte ad un depauperamento giuridico che li accompagna per tutto il percorso. Dobbiamo far si che questi nostri concittadini, volgendo lo sguardo all’Italia, impegnati al massimo nelle sfide che il paese ospitante gli sottopone, non debbano sentire la eco di dichiarazioni del genere di quella del Ministro Poletti, perché altrimenti, potrebbe veramente nascere in loro il dubbio, che indietro abbiano lasciato almeno un “pistola”.
Con i migliori auguri per un proseguio sereno, scevro da “scivoloni” del genere, ponderato e democraticamente costruttivo della Legislatura in corso, Le porgo distinti saluti,
Fabrizio Venturini (Vicepresidente Nomit)