L’indignazione

non_vedo

Mi hanno detto che al supermercato non si trova. Neanche a quello italiano. Ho provato a dire “guardate in quello orietale, in quello africano, in quello srilankese…” ma niente. Di sicuro non la troverete nei volantini delle offerte: l’indignazione costa cara e non la mettono mai in sconto.

La si paga in natura, un pezzo di fegato al giorno…ma non è facile da trovare. Per questo molti compensano con codardìa, paura e indifferenza. Tutte insieme perchè quelle le svendono ad ogni angolo di strada, ma mai basteranno per contrastare l’indignazione.

Io l’ho ereditata.

La bandiera dell’indignazione è sventolata alta dalla più minuta della famiglia, piccola eppure in grado di smuovere i giganti che molti temono. Perchè non importa quanto tu sia grande e muscoloso, e tantomeno importa se hai studiato o meno. Non importa se potrebbe cacciarti nei guai: farti perdere un lavoro, toglierti un visto…

L’indignazione, quando ce l’hai, non guarda in faccia a niente e a nessuno.

Certo, esistono diverse qualità:

Diffidate sempre di quelle che trovate negli op shops: pessime. Non tengono testa alla codardìa e così, senza lasciar tracce il padrone le abbandona lavandosi la coscienza con la scusa della beneficienza;

Non parliamo di quelle in vendita on-line, buttate là con indifferenza, si piegano al dilagante menefreghismo. Non durerebbero un attimo nella vita reale.

Al negozio d’antiquariato non se ne trovano, ma una volta ho trovato della dignità. Io la osservavo sorpresa, un altro cliente l’ha guardata, l’ha presa, l’ha scossa un po’ e poi perplesso l’ha riappoggiata, ma questa è un’altra storia…

L’indignazione, quella vera, ce la si passa di generazione in generazione. La si custodisce, la si cresce, la si insegna incosciamente; naturalmente.

L’indignazione tutela uno dei diritti fondamentali dell’uomo: il diritto di essere fragile.

Quando qualcuno ti fa sentire piccolo e impotente, hai il diritto di star male, hai il diritto di essere fragile.

Se un tuo collega ti deride costantemente, ostacola il tuo lavoro di proposito e ti mette in cattiva luce davanti agli altri NON è STUPIDO SENTIRSI FRAGILI. A maggior ragione se colui che tira al bersaglio è il tuo capo.

Non ne ha il diritto.

No, neanche lui:

il tuo capo non ti possiede, lui paga in denaro il tuo lavoro, così come tu paghi in lavoro il suo denaro.

Anche se lui è famoso, anche se lavori per uno dei giudici di masterchef. La storia non cambia:

Il rispetto e la solidarietà umana sono concetti che vengono prima della scelta dei ruoli gerarchici, prima dei soldi, prima delle caste, prima delle barriere linguistiche.

Prendi tutta la tua fragilità ed incanalala in indignazione.

E chi è di fianco a te, di fianco al bersaglio…anche lui dovrebbe indignarsi! Voltarsi dall’altro lato è solo un ulteriore schiaffo a chi già sta subendo. Abbassare gli occhi fa di lui un complice.

Regalagli dell’indignazione.

Un bullo butta su di te la sua stupidità e il suo disagio. Li senti tuoi e anche se razionalmente sai di non essere tu il problema, inconsciamente ti colpevolizzi. Spesso ti manca l’aria e la mattina quando la sveglia suona credi non valga la pena di alzarsi.

Ma…apri gli occhi: qual è il panorama?

…il pavimento…

dunque, alza la testa.

Lascia il pavimento a chi si è voltato dall’altra parte, ai codardi, a quelli che fanno shopping alle svendite all’angolo della strada, tu sai di essere nel giusto.

Guarda in cantina o -ancora meglio- cerca dentro di te: vedrai che è lì da qualche parte.

E quando la troverai…

Indignati e cammina a testa alta, perchè chi ti dà addosso non ha altra abilità che quella di nascondersi.

Tu mostrati.

Sii giusto, sii corretto.

Anche e soprattutto con te stesso.

 Non importa in quale nazione ti trovi, quale lingua parli, di che sesso sei, quanti anni hai: il bullismo non è mai ammissibile.

La Sere Mangano

(photo credits: unafotoalgiorno.com)