La Ration Challenge è una campagna della no profit Act For Peace che, dal 2014, raccoglie fondi per finanziare cibo, istruzione e cure mediche per i rifugiati siriani ospitati in alcuni campi in tutto il mondo. Il suo funzionamento è tanto semplice quanto accattivante: chiunque può cimentarsi, chiedendo all’associazione di ricevere le stesse razioni di cibo che ricevono i rifugiati nei campi per una settimana e, al contempo, chiedere ai propri amici di ‘sponsorizzarli’ con soldi che verranno destinati alla causa. A seconda della cifra raccolta, ognuno potrà ricevere delle ‘ricompense’, le quali consistono nella possibilità di consumare del cibo extra durante la settimana della Ration Challenge.
La genialità della sfida sta nello sfruttare alcuni meccanismi e retoriche tipiche dei giochi online utilizzabili sulle piattaforme social, per cambiare il racconto sull’assistenza ai rifugiati con l’empirismo: vedrete che ‘pacchia’ che sarà sopravvivere una settimana, mangiando solo 400 grammi di riso in bianco, ceci secchi, lenticchie e poco più. Anche quest’anno la Ration Challenge sta avendo un grande successo, proprio ieri si è superato il milione di dollari raccolto con oltre 4.000 ‘sfidanti’ iscritti. Tra questi, anche il ‘Team Nomit’ che è incredibilmente ai margini della Top 10 dei maggiori contribuenti.
Ma perché i volontari di un’associazione che si occupa di assistere i migranti italiani in Australia si impegnano in questo modo per raccogliere finanziamenti per rifugiati siriani, assistiti tra l’altro in Giordania da un’associazione australiana? Perché la mobilità umana è prima di tutto una condizione dello spirito che certamente ha declinazioni reali diverse. Noi, con tutti i nostri problemi quotidiani legati a un sistema visti iniquo, a una totale mancanza di rappresentanza nel Paese che ci ospita e un posto a sedere nel dimenticatoio della deputazione del Paese d’origine, di queste declinazioni ne viviamo comunque una delle più fortunate. Siamo migranti, ciò significa che in questo mondo globale abitato anche da sovranazioni invisibili, rappresentiamo la classe privilegiata della ‘Nazione Mobile’. Di quella stessa nazione fanno parte i rifugiati di tutto il mondo, nostri concittadini del ‘Paese Che Non C’e’. I motivi per cui quel Paese non ci sia restano diversissimi per noi in confronto a chi scappa dalla guerra o dalla fame ma resta il dovere di ogni cittadino, anche di quello virtuale, aiutare un proprio pari. Per questo Nomit si è impegnata e si impegnerà ancora di più l’anno prossimo nella Ration Challenge e vi invita a prenderne parte: sarà una ‘pacchia’! (O almeno quanto di più vicino).
FABRIZIO VENTURINI