Manuale di Sopravvivenza per Italiani Caffeinomani in Australia

cup-of-coffee-coffee-beans-hd-wallpapers

“Ma come fanno questi a pasteggiare sorseggiando un cappuccino?”

Ce lo siamo chiesti tutti e poi in molti ci siamo caduti.

D’altronde tutti abbiamo avuto o abbiamo abitudini più o meno discutibili.

Non mi nasconderò: io sono un ex “tè alla pesca dipendente”. Poco importava se mangiavo pizza, carne, pesce, pasta…bevevo tè alla pesca. Ovviamente con grandi quantità di critiche dai più.

Non nasconderò neanche il fatto che, gli ultimi anni in casa dei miei, la domenica mi svegliavo spesso con il profumo del pranzo pronto e un gran bisogno di caffellatte. E dunque, sotto l’occhio critico di mia mamma che scolando la pasta diceva “stiamo per mangiare, il caffè lo bevi dopo”, io imperterrita continuavo ad aprire tutte le moka sparse nella cucina, fino a trovare qualche rimasuglio di caffè; mettevo del latte a scaldare e nell’attesa addentavo una frittella di cavolfiore. Più o meno alla terza frittella (“lasciane qualcuna per il secondo!”) il latte era pronto, aggiungevo il caffè e via:

frittelle di cavolfiore e caffellatte!

“Ma come cavolo fai a mischiare così?” era l’immancabile domanda di mia mamma, ma la vera domanda per me era “madre, ho mezza frittella in bocca e sorseggio caffellatte, fisicamente, come potrei risponderti?” Ma mi limitavo ad una sorta di grugnito con l’aria mezza addormentata, pronta per la pasta.

La vera risposta invece sarebbe dovuta essere “devi farci la bocca”.

Tutta questione di abitudine, ripetizione regolare di un’azione  per un lungo periodo di tempo, nonchè di adattamento: persino una mela, se lasciata crescere in un contenitore cubico, diventerà quadrata. Pensate ai piedi fasciati delle donne cinesi, ai colli delle donne africane…l’adattamento, per quanto possa avere dei risvolti negativi, ne ha uno positivo per eccellenza: la sopravvivenza.

Dunque, prendendo spunto da “ordering coffee in Italy: the 10 commandmentsde The Telegraph ecco il

Manuale di Sopravvivenza per Italiani Caffeinomani in Australia

  1. “A coffee please”

Ordinare semplicemente “un caffè” è uno degli errori più comuni appena sbarcati nella terra dei canguri, ma non vi farà ottenere alcun risultato, anzi, il barista non si muoverà di un millimetro e vi guarderà convinto che finalmente voi ordinerete il vostro caffè. Con coffee, infatti, qui si intende tutto ciò che contiene caffeina, quindi cappuccino, caffè macchiato caldo, freddo, pulito, americano… ma anche tè verde, nero, bianco, speziato, con latte, con limone…e per complicare il tutto, se a queste bevande togliete la caffeina saranno sempre considerate coffee.

Quindi sappiate che voi volete un “espresso” o uno “short black”…please!

  1. ATTENZIONE! Ordinate lo short black a vostro rischio e pericolo.

In Italia l’iter che conduce alla conoscenza del caffè parte in tenera età quando, vedendo nostro padre non poter far a meno del caffè post pranzo, ci incuriosiamo e decidiamo di assaggiarlo. Tutti l’abbiamo fatto: i più fortunati hanno beccato il fondino con lo zucchero, i meno fortunati, con padre purista, si sono fatti una sorsata di amarezza passando così al secondo step: il rigetto.

Da qui poi l’iter è noto a tutti: latte e nesquik, tazza di zucchero con goccio di caffè, riduzione di zucchero, assenza di zucchero aggiunta di latte e, infine, per gli estremisti, caffè puro.

Ordinare uno short black in Australia è un po’ come tornare bambini, raggiungendo oltretutto la consapevolezza che il vostro viso abbia muscoli mai utilizzati: le vostre mascelle si ritireranno, le gote si contrarranno così tanto da coprirvi gli occhi i quali diventeranno sottilissimi…

Spasmi muscolari a parte crederete che “questi incompetenti non hanno idea di cosa sia un caffè!”

In realtà, la cultura del caffè che noi italiani abbiamo importato nel dopoguerra ha subìto cambiamenti adattandosi all’ecosistema d’arrivo: la tostatura del caffè in Australia avviene ottenendo un alto livello di acidità per il semplice fatto che in questo modo legherà meglio con il latte, che gli Australiani adorano. Dunque il mio consiglio è:

aggiungete del latte al vostro caffè.

Se il caffè non è ancora di vostro gradimento…avete beccato uno dei tanti baristi incompetenti dei quali è pieno il mondo. In Australia ci sono bravissimi baristi, basta scovarli.

  1. A splash of milk

Dopo un lungo mese di testardaggine e numerosi short black senza zucchero, ho deciso di provare il macchiato. No. Non ha migliorato la situazione: il macchiato qui prevede solo l’aggiunta di un po’ di froth (schiuma) ma non aggiunge latte al caffè. Dunque, per ottenere un caffè macchiato come lo conosciamo, potreste ordinare “a macchiato with a splash of milk” o fare come me: datevi al piccolo!

Il piccolo (che troverete scritto con i più svariati errori grammaticali: picolo, picollo, ecc) è un piccolo latte.

Il latte è una via di mezzo tra un flat white  – un caffè con latte caldo e pochissima schiuma – e un cappuccino – un  caffè con poco latte caldo e moltissima schiuma. –

Il cappuccino spesso è cosparso di cacao, però se vi piace il cacao e preferite meno schiuma, allora ordinate un mocha (moka). No, non vedrete il barista affaccendarsi dietro ad una delle nostre beneamate moka ma avrete ordinato un latte con aggiunta di cacao.

  1. Customized coffee
  • I baristi tendono a fare i caffè hot come molti clienti richiedono: la temperatura del caffè deve durare nel tempo, così da darvi la possibilità di far le chiacchiere al tavolo e avere il caffè sempre caldo, o guidare qualche chilometro prima di iniziare a sorseggiare… la mia lingua ha cambiato pelle più volte di un serpente e – credetemi – è più doloroso che disgustoso.

Ho imparato a chiedere il caffè warm, ma se siete amanti del temporeggiamento potreste osare un super hot; a quel punto, il barista competente, non solo scalderà il latte più del previsto, ma riscalderà anche la tazza sotto un getto di acqua bollente. Chiaramente il surriscaldamento altererà il sapore del latte, ma…de gustibus.

  • Ovviamente bersi un litro di latte al giorno non è la cosa più consigliata da fare, ma esistono alternative come il latte di soia ormai diffusissimo anche in Italia. Il latte di soia vi farà riconoscere i baristi seri dai dilettanti: se surriscaldato la vostra bevanda splitterà (split, separarsi) diventando spesso inbevibile. Questo è il motivo principale per cui ho imparato ad ordinare il mio caffè warm, anche se poi, appunto, il barista incompetente surriscalderà lo stesso e dirà “the soy always splits”: cambiate bar (ops: cafe).

Il latte “bonsoy”, spesso in bella mostra nei cafe, è considerato una marcia in più anche se – a quanto pare – solo tre anni fa era nel bel mezzo di uno scandalo dovuto all’intossicazione di numerosi clienti, trovandosi a pagare il risarcimento più alto nella storia dell’industria alimentare in Australia…tranquilli, avranno imparato la lezione!

Si trovano con facilità anche altri tipi di latte come quello di riso, poco adatto se volete molta froth; quello di cocco, che forse non è il migliore da mischiare al caffè; e nei locali più prettamente vegetariani/vegani avrete la possibilità di provare il latte di mandorla e macadamia, spesso anche home made. Il sapore non ricorda per niente l’orzata e si mischia sorprendentemente bene col caffè.

  • In ogni caffè è possibile variare la quantità di shot: se volete un cappuccino con caffè doppio, basterà chiedere uno strong cappuccino. Sebbene in Italia con caffè forte intendiamo “un caffè più concentrato”, qui strong raddoppia la dose di caffeina.

E se ancora non vi soddisfa potrete chiedere un triple shot, quadruple shot…e via dicendo in base alla vostra conoscenza dei numeri ordinali in inglese e alla vostra pressione cardiaca.

  • I caffè possono essere ordinati piccoli, medi o grandi.

La misura piccola non è solitamente considerata (a meno che appunto non prendiate un piccolo) e il barista vi lascerà scegliere tra cup, la classica tazza da 250ml, o mug, più capiente, si aggira attorno ai 350ml. Se bevete cappuccino in mug e non volete perder tempo in chiacchiere ordinate direttamente un muggacino (esatto: una storpiatura della parola italiana “cappuccino” – che segretamente si rifà a “cup” – con aggiunta di errori grammaticali e un brillante gioco di parole).

Attenzione: la mug prevede il doppio shot di default.

  1. Double shot a sorpresa

Se continuerete impavidi ad ordinare short black ricordatevi che, essendo poco venduto, la sua shortezza è molto relativa: sebbene la giusta misura anche qui dovrebbe essere di 30ml, potreste ritrovarvi una tazzina piena fino all’orlo così come una tazzina appena sporcata.

Non mi pronuncio poi sul caffè ristretto, che sebbene esista non è molto conosciuto.

Se invece volete il caffè un po’ diluito, quindi più leggero, il long black non fa per voi: il long black solitamente non corrisponde al nostro caffè lungo, ma è lungo perché doppio, quindi otterrete l’effetto contrario. Accertatevi che il barista capisca che volete un solo shot.

  1. Cold coffee

Per gli amanti del gusto intenso, inoltre, in estate si moltiplicano le possibilità di trovare un buon caffè: sempre più diffuso è il coffee brewing (“produzione artigianale di caffè”), che prevede metodi di estrazione del caffè a freddo:

Esiste il cold drip prodotto utilizzando una sorta di alambicco grazie al quale l’acqua fredda penetra goccia a goccia nella miscela.

O il cold brew, che richiede meno fatica – visto che si tratta di caffè immerso in acqua fredda senza troppi fronzoli – ma un lungo tempo di attesa, così come per il cold drip.

Le dodici ore necessarie per la produzione e la temperatura dell’acqua assicurano un sapore più corposo e meno acido.

  1. Dripper o Pour Over coffee

Un’alternativa all’espresso è anche il caffè estratto con la tecnica dripper (o pour over letteralmente “versar sopra”).

Il dripper è una tazza conica all’interno del quale si posiziona un filtro di carta con la miscela di caffè. L’acqua viene scaldata fino a sfiorare il bollore e versata sulla miscela con una specie di teièra molto simile a quella utilizzata per il tè marocchino, così da poter controllare totalmente il getto dell’acqua.

Se vi è mai capitato di entrare in un cafe e seduti al tavolo – davanti al vostro short black troppo poco italiano – la vostra attenzione è stata attirata da qualcuno dietro al bar che si cimentava in mistici andirivieni di flussi d’acqua stranamente precisi e controllati, e ripetuti assaggi di caffè, ecco: avete assistito alla creazione di un pour coffee.

Questo caffè dal sapore sharp (tagliente) ha però un prezzo maggiore rispetto agli altri, visto che per farlo bisogna coccolarlo per diversi minuti.

  1. Dulcis in fundo

Se avete figli sotto “l’età da caffè” mettete da parte le scorte di Nequik che vi siete portati dall’Italia e iniziateli a ciò che è considerato da sprudge.com “la cosa più hot nel campo del latte dopo il capezzolo”.

Il babycino è composto solo da latte caldo (±40°C) e schiuma di latte, spesso con una spolverata di cacao in cima e un marshmallow di contorno.

Un caffè (si, è considerato un caffè sebbene non ci sia né caffè né caffeina) per veri e propri lattanti che finalmente possono sedersi al tavolo con i genitori e imitarli in tutto e per tutto…con in più un marshmallow!

  1. Ma ancora più in fundo

Non poteva mancare il dogachino meglio conosciuto come puppuccino (da puppy, cucciolo di cane). Quando le teste si spremono per lanciare nuovi prodotti sul mercato…ecco cosa succede!

La ricetta varia di posto in posto con un’unica costante: l’assenza di lattosio (ma assicurarsene non guasta mai).

Solitamente servito in contenitori usa e getta è molto apprezzato dai clienti che non si sono mai lamentati… Se avete un cane, e siete tra quei padroni che li vestono e adornano…questo potrebbe essere il vostro prossimo passo.

 

Insomma, non c’è posto più rinomato dell’Italia quando si parla di caffè, ma diciamocelo: il caffè in Italia è così. Punto e basta. Dentro le mura di casa il caffè è sacro e non va cambiato…

Approfittatene: qui siete in Australia! L’ombelico del mondo dove tutte le culture mettono qualcosa nel piatto, si mischiano tecniche e sapori, conoscenze e suoni, colori e taglie.

Open your mind

 

  1. Oppure…

A questo punto, se proprio non riuscite a farci la bocca, non disperate. D’altronde in Australia sembrerebbero esserci più Italiani che Cinesi e questa la dice lunga sulle possibilità di trovare un buon caffè italiano. Molti connazionali nel tempo si sono piegati alle richieste del mercato, altri invece amano il nostro caffè originale; potrete trovarlo in cafe italiani o addirittura in supermercati italiani dove la macchina del caffè non manca mai.

Altrimenti togliete la moka dallo zainone e andate a comprare una buona miscela. Consiglio, tra quelle importate, di preferire quelle in barattolo: il trasporto in busta, secondo me, ne altera in qualche modo l’aroma. Altrimenti esistono delle botteghe italiane del caffè dove potete trovare buone miscele, personalizzabili e a prezzi onesti.

Enjoy your coffee

Per ulteriori approfondimenti:

www.guide2coffee.com

www.mycuppa.com.au/articles

La Sere Mangano

(photo by Chevanon photography – www.pexels.com)