L’8 Marzo secondo CMG: tra gatti spaziali, camicie di flanella e lanciafiamme…
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8 marzo 2017
Il mio amico M. (che per rispetto della privacy chiamerò Matteo Salvadego) mi invita a scrivere qualcosa sul ruolo delle donne nel cinema per celebrare la festa che da il titolo a questo strampalato pezzo: una mossa infame per certi versi, invitare proprio me, nerd fatto e cresciuto con i super eroi Marvel e DC, con He Man e Indiana Jones (e Kenshiro) a parlare di un argomento così delicato è come invitare Lucifero a fare il presepe… E infatti arrivo pure in ritardo…
Il rischio di fare una figura demmè è altissimo però forse il gioco vale la candela:
Non vi parlerò di film come Agorà, Veronika Voss di Fassbinder, Erin Brockovic o della “Generazione K…
No, troppo facile… Vi racconterò di come un giovane teenager che porta da sempre l’effige di Eracle al collo ha cambiato prospettiva sulle donne e sul loro ruolo nel cinema (e non solo).
Erano gli anni ’90 e io ero un teenager (senza brufoli) formato dalle canzoni di Kurt Cobain.
Avevo la mia doppia camicia (una di jeans della Lee e quella di flanella della Carrera, una bella maglietta di cotone random, il jeans della vergogna con Fido Dido (orrido pupazzo) e le immancabili Converse di tela bordeaux (modello corto, perché secondo mia madre quelle alte mi avrebbero tagliato la caviglia e fatto traspirare poco il piede… Anni ’90 quanti complessi mi hai dato…
Forse è stato il compianto Cobain a darmi il via, ad aprirmi all’universo femminile, fu lui a influenzarmi positivamente con le sue frasi sul valore delle donne, frasi oramai scolpite nel nostro immaginario…
Fu forse la stima che il cantante di Seattle nutriva per Kim Gordon e i suoi Sonic Youth a farmi capire che anche le donne ci sanno fare… Eccome… Diamine, una frontwoman bassista e chitarrista dalle doti pazzesche… Ci credo che Kurt volesse dividere la scena con lei e non con quel tamarro di Axl Rose o quel pesantone di Eddie Vedder…
Ve la ricordate Kim vero?
Ascoltavo (e suonavo) la musica dei Nirvana ma ero attratto dai suoni acri e graffianti dei Sonic Youth… Kurt mi aveva sbloccato, ero diventato un uomo mentre i miei amici/compagni di scuola erano ancora nella fase “maschi contro fimmine”… L’inception era partito e da li a poco avrebbe raggiunto anche il cinema…
Un solo nome mi basta ancora oggi per darmi i brividi:
ELLEN RIPLEY.
Se questo nome non vi dice nulla siete delle brutte persone. Ve lo dico cosí, diretto, anche se è il vostro giorno.
Vi sto parlando di ALIEN, 1979, pellicola di Sir Ridley Scott, il quale si avvalse per il design delle creature (Xenomorfi e non solo) della mente geniale e spaventosa di H.R. Giger nonché del nostro Carlo Rambaldi per l’animazione di tali schifoidi.
Breve sinossi: La Nostromo è un’astronave da carico che porta sette passeggeri ibernati, tra cui, ovviamente il comandante in seconda Ripley, più il gatto Jones (che è davvero una figata!).
La Nostromo sta tornando verso la terra e l’equipaggio come detto sopra è in congelatore, ma Mother, l’IA della nave, sveglia gli umani e cambia i piani di bordo perché ha ricevuto un segnale di aiuto da un pianeta che mi pare si chiami LV-426.
Da lì l’orrore, il terrore e raccapriccio!!
Non vi racconto altro per 2 motivi:
Questo è un film seminale;
Vedetelo che tra poco esce il seguito (l’ennesimo, Covenant).
Alien non è solo un film horror, non è solo un peso massimo della Science Fiction che ha dato vita ad una quadrilogia, spin off, crossover e prequel vari (vedi Prometheus e l’imminente Covenant), no… Alien ha creato un microcosmo complesso e squisitamente femminile che mescola al terrore più puro la maternità e il cristianesimo, il tutto poggiato sulle spalle di una marmorea protagonista femminile, Ripley, incarnata da una splendida Sigourney Weaver in uno dei ruoli più belli della sua carriera.
Ripley è l’archetipo della donna moderna. Ella è l’apripista per le altre eroine cinematografiche che seguiranno (Linda Hamilton in Terminator e Demi Moore in Soldato Jane… Angelina Jolie in Tomb Raider, no grazie) ma che non saranno mai all’altezza del comandante in seconda Ripley, il mix perfetto tra coraggio e sensualità; una donna talmente forte e caparbia da mettere in secondo piano le figure maschili che ogni tanto cercavano di dividere la scena con lei.
Ripley è colei che mi ha fatto dimenticare Rambo e John McClane… Almeno per un po’…
Auguri quindi a Chiara, Sara, Angela, Margherita, Giulia, Francesca ed a tutte le altre ragazze di NOMIT… In voi c’è una scintilla di Ripley, Altrimenti non sareste qua.
CMG