Nuova migrazione: una strada è stata aperta, ora bisogna percorrerla fino in fondo

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Paradise or Illusion? Una provocazione che il professor Bruno Mascitelli ha lanciato anche nella sala conferenze del Co.As.It lo scorso 5 ottobre durante la presentazione di un libro che, finalmente, apre un serio dibattito sul fenomeno dell’ondata migratoria italiana in Australia degli ultimi anni.

La serata è stata introdotta dal saluto del nuovo console generale d’Italia a Melbourne, Pierluigi Trombetta, il quale, insediato da pochi giorni, citando i dati dei flussi migratori forniti dal Nomit, ha ammesso, senza girarci troppo intorno, che il Consolato, al momento, non è certamente pronto a dare risposte adeguate a una emigrazione diversa rispetto a quella delle vecchie generazioni di italiani giunte in Australia negli anni ’50. E tuttavia, la sua presenza esprime un vivo interesse a partecipare attivamente a questo dibattito.

Un dibattito che i due curatori del libro – insieme al professor Mascitelli c’è anche il ricercatore Riccardo Armillei – hanno l’intuizione di aprire  a coloro che di questa nuova ondata hanno fatto parte, o tra coloro che ne sono venuti in contatto. Ogni contributo è un punto di vista specifico, attraversa un aspetto particolare e pone riflessioni profonde, non solo per la comunità italiana, ma in generale sulla presente situazione australiana.

È vero che, come ha detto nell’introduzione il professor Joseph Lo Bianco, ci troviamo di fronte a una sorta di diaspora globale, dove il senso delle migrazioni non sembra essere più di carattere permanente ma temporanea, ma è allo stesso modo vero, che questo cambiamento non è spontaneo, bensì indotto dalle politiche messe in campo dalle classi dirigenti. L’accademia tradizionale, rappresentata in questo caso da uno dei massimi esperti di sociolinguistica d’Australia, appare però poco incisiva, quasi distaccata da quanto sta accadendo all’interno della comunità, ed è per questo che l’apporto del testo di Mascitelli e Armillei assume un valore così ampio.

Come ampia e partecipata si è dimostrata non solo la sua stesura, ma anche il dibattito che è riuscito a suscitare, in una sala conferenze del Co.As.It che, sempre troppo formale, non favorisce a pieno la partecipazione giovanile. Proprio i giovani sono infatti i grandi assenti nel dibattito, nonostante la folta presenza nel pubblico. Un aspetto che, come in molte altre occasioni, mostra non tanto un disinteresse, ma un disagio nel confrontarsi con le vecchie generazioni, così convinte di capire, così bisognose di esprimersi e far valere le proprie opinioni, che poi finiscono puntualmente per essere coprenti.

Emerge dunque una necessità di liberare la strada ai nuovi arrivati, far loro spazio, dar loro una voce, identificare il loro ruolo all’interno della comunità. Temporaneo o permanente che sia, il loro apporto potrebbe essere sicuramente fondamentale nel rivitalizzare l’immagine della cultura italiana a Melbourne.

Tra le pagine del testo di Armillei e Mascitelli, forse non tutti troveranno una risposta alla fatidica domanda posta nel titolo, ma sicuramente, leggendolo, ci si potrà sentire parte di un dibattito identitario, di un fervore culturale, di un confronto tra esperienze; parte non solo della comunità italiana, ma della società in generale che ci circonda. Dal nostro punto di vista, il passo compiuto con questo testo è decisivo e rappresenta una grande occasione, proprio come l’Australia rappresenta una grande occasione per chi arriva. Una strada è dunque oggi aperta, e percorrerla significa immergersi nel presente del Paese. 

Marco Patavino e Luca M. Esposito

(IL GLOBO, Eureka, giovedì 19 ottobre 2017)