Ode ai “Balentes” che resistono

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C’è un filo che lega l’Australia e la Sardegna. Un filo tessuto da una giovane donna, Lisa Camillo, un’antropologa, una regista che vive a Sydney da quando aveva vent’anni e che negli ultimi mesi ha scelto di supportare con il suo lavoro l’atto di denuncia che arriva dalla sua terra d’origine.

Nasce così il documentario “Balentes”, che nella lingua dell’isola significa “i valenti”, “i coraggiosi” e che affronta temi, dei quali appunto ci vuole un gran coraggio a parlare. Dietro alle inebrianti bellezze della Sardegna, infatti, si nasconde una di quelle storie oscure dell’Italia contemporanea che vede i potenti interessi di un sistema schiacciare sotto la prepotenza del proprio tallone la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente naturale. “Balentes” è un viaggio attraverso le meraviglie di un’isola unica, di una famiglia, di un territorio e delle sue tradizioni che resistono in un mondo vorace e disattento. Racconta il coraggio di una comunità che lotta per la propria sopravvivenza circondata da pericoli che la minacciano, svela i mali che attanagliano la vita dell’isola, della sua purezza, nell’assordante silenzio delle Istituzioni.

Il documentario, terminato in questi giorni, sta per spiccare il volo verso i festival cinematografi ci più importanti del mondo, tra cui quello di Cannes o il Sundance, ai quali verrà proposto nella speranza di vederlo selezionato, così da portare la lotta per il riscatto della Sardegna sulla scena internazionale.

Il lavoro di Lisa è stato lungo, è durato anni, ma ha avuto una risposta sempre crescente dalla stessa popolazione dell’isola e, con il tempo, quello che inizialmente era un semplice documentario, seppur con forti finalità di denuncia, si sta trasformando in un “movimento sociale” volto a favorire un “cambiamento serio” nella tutela della Sardegna e una riscrittura del futuro dell’isola con parole nuove. “La Sardegna è un bene umanitario planetario e deve essere protetto – dice Lisa – invece che essere distrutto per l’arricchimento di pochi”.

La tempistica della fine delle lavorazioni non poteva poi essere più puntuale, perché cade esattamente nello stesso momento in cui la commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito utilizzato nelle Forze Armate ha denunciato l’inquinamento prodotto dalle basi di Salto di Quirra e di Capo Teulada in Sardegna, dei veri e propri poligoni internazionali, dove gli eserciti di tutto il mondo sperimentano l’utilizzo di armi destinate ai campi di battaglia.

E proprio l’inquinamento prodotto dalle esercitazioni militari sul suolo sardo è il tema centrale aff rontato in “Balentes”, che riporta lo spettatore nei luoghi e a contatto con le popolazioni, dialoga con gli esperti e rivela retroscena che i membri della commissione hanno in questi giorni inserito nella stesura della propria relazione al parlamento della Repubblica Italiana.

Nei prossimi mesi, Lisa Camillo tornerà in Italia e comincerà a girare per il mondo con il suo “Balentes”, che è ormai diventato per lei quasi una missione. Ma grazie alla Sardinian Cultural Association di Melbourne, presieduta da Paul Lostia, e alla collaborazione con Nomit, Lisa Camillo sarà a Melbourne ad aprile, ospite di un evento promozionale dove racconterà la sua esperienza nella realizzazione del documentario e parlerà, in compagnia di altre personalità che interverranno, di quanto scoperto durante le sue inchieste. Un’occasione per augurarle un grande in bocca al lupo per la sua battaglia e farle sentire che il filo da lei tessuto tra Italia e Australia sarà preservato anche dopo la sua partenza.

Per maggiori informazioni sul documentario, visitate il sito www.balentesfilm.com

Luca M. Esposito