Passi avanti contro lo sfruttamento

wip2018

Ormai da cinque anni, primo maggio significa Work in Progress per i giovani italiani di Melbourne che, proprio nella giornata della Festa internazionale del lavoro, hanno la possibilità di informarsi sui propri diritti di lavoratori, ascoltando esperti del settore e confrontandosi con altri ragazzi, grazie al Forum organizzato da Nomit (Italian Network of Melbourne). L’edizione 2018, per il secondo anno consecutivo, si è tenuta all’Immigration Museum di Flinders Street e ha visto la partecipazione di un prestigioso panel di relatori. Ad aprire la serata, moderata dal giornalista di SBS Italia Dario Castaldo e dal docente della Monash University Giovanni Di Lieto, durante il Q&A finale, è stato il professore di diritto del lavoro dell’RMIT Anthony Forsyth che tra il 2015 e il 2016 ha condotto l’inchiesta ‘Labour Hire Industry and Insecure Work’ del governo del Victoria. Ha fatto seguito l’intervento dell’avvocato di Job Watch Gabrielle Marchetti e quello di Jess Browning di Hospo Voice (il sindacato dei lavoratori dell’hospitality) che ha presentato il sito Rate My Boss. In diretta Skype da Sydney, è intervenuta la ricercatrice dell’UNSW Bassina Farbenblum, coautrice insieme a Laurie Berg (University of Technology Sydney) del rapporto “Wage Theft  in Australia” pubblicato lo scorso novembre.

Da tutti gli interventi è emerso un comune messaggio positivo: dopo anni di testa nascosta sotto la sabbia, lo sfruttamento dei lavoratori in Australia, in particolare quello relativo ai migranti temporanei che vengono regolarmente sottopagati e maltrattati in vario modo, è venuto alla luce e adesso si è passati all’azione. Con maggiore attenzione da parte dei media che hanno portato allo scoperto importanti casi di sfruttamento, ad esempio nel settore ortofrutticolo e delle stazioni di servizio, e con inchieste governative, sia a livello statale come quella condotta da Forsyth, sia federale come la campagna “Harvest Trail” di Fair Work iniziata nel 2013 e l’inchiesta del Senato “Hidden in Plain Sight”.

In seguito a quest’ultima, il governo di Canberra ha deciso di approvare nei prossimi mesi il Modern Slavery Act. “Purtroppo lo sfruttamento dei lavoratori vulnerabili in Australia è un problema di lunga data ma per fortuna adesso sta ricevendo una sempre maggiore attenzione sui media e nella comunità”, ha detto Forsyth in apertura del suo intervento a Work in Progress, durante il quale ha parlato in particolare dalle irregolarità commesse dagli appaltatori di manodopera, ovvero agenzie terze a cui i datori di lavoro si rivolgono per trovare lavoratori, soprattutto lavoratori stagionali nel settore dell’agricoltura. Gabrielle Marchetti ha presentato esempi concreti di comportamenti illegali da parte dei datori di lavoro, come paghe orari inferiori al salario minimo, prove non pagate, buste paga non consegnate e maltrattamenti sul posto di lavoro, anche di natura sessuale. “Ci sono sicuramente dei miglioramenti da fare, ma in Australia abbiamo delle buone leggi – ha sottolineato l’avvocato –; l’importante è far sentire la propria voce”. Gli enti che possono aiutare sono molti: dal Fair Work Ombudsman (che può essere contattato sia attraverso il sito www.fairwork. gov.au che al numero di telefono 13 13 94, 131 450 per usufruire di un interprete) fi no ai sindacati e ai centri legali comunitari come Job Watch che forniscono consulenza legale gratuita a chiunque tema di essere stato sfruttato o maltrattato sul posto di lavoro.

Dei sindacati ha parlato Jess Browning, chef per 12 anni e ora attiva con Hospo Voice. La distanza di quest’ultimi con i lavoratori giovani e i lavoratori stranieri è innegabile, ma si stanno facendo dei passi avanti per colmare il divario, per convincere le categorie di lavoratori più vulnerabili dell’importanza di parlare con una voce collettiva. Una delle iniziative di Hospo Voice, inaugurata appena sei mesi fa, è Rate My Boss. Si tratta di un sito dove i lavoratori dell’hospitality possono lasciare recensioni anonime sui datori di lavoro con cui hanno lavorato e leggere le recensioni lasciate dagli altri utenti per informarsi sui posti migliori dove lavorare. Le informazioni possono essere utili anche ai consumatori che, prima di decidere in che caff è andare a fare colazione o dove andare per cena, possono vedere come quel posto tratta i propri dipendenti. Fino a oggi sono già state inserite quasi 1400 recensioni, sia positive (il 46% è tra le 3 e le 5 stelle) che negative (il 54% ha ottenuto 1-2 stelle). Quest’ultime denunciano il mancato pagamento delle penalty rates o della superannuation, la mancanza di pause e diversi altri problemi purtroppo comuni nel settore della ristorazione. Il sito non ha mancato di attirare le critiche di coloro che lo vedono come un potenziale strumento di diff amazione, ma ancora una volta si tratta di un modo per dare una voce ai lavoratori più deboli, un ulteriore passo avanti verso un mondo del lavoro più giusto per tutti.

Per vedere tutti gli interventi completi di Work in Progress, visitate la pagina Facebook di Nomit www. facebook.com/nomitnetwork/.

Margherita Angelucci

(IL GLOBO, Eureka, 3 maggio 2018)