L’opinionismo, in Italia più che altrove, ormai si sa, è grosso modo ad appannaggio della satira.
Soprattutto tra le nuove generazioni, la comicità alta, è aggravata della responsabilità di veicolare messaggi che formano il comune sentire.
Questo lo sa bene Edoardo Ferrario, brillante comico romano che poco più di un anno fa sintetizzò perfettamente il controverso mondo dell’Università Italiana in Esami, la web serie evento che lo portò alla ribalta. E questo lo sanno bene anche i The Pills, altro collettivo di comici i quali, partendo dal monitor, hanno conquistato il piccolo schermo e ora conducono sulle reti mediaset “Non ce la faremo mai”, un late show dall’umorismo cinico e dissacrante.
Ma allora perché l’incontro dei due fenomeni nelle pillole televisive chiamate “Fuga di Cervelli”, in onda all’interno del programma di cui sopra, ha dato luogo ad un gioco al massacro del giovane emigrato?
Perchè Massimiliano, Er Pips e Gianluca l’archi-star mancato, tutti spin-off di Esami-la serie, si concertano nel tratteggiare un ritratto dell’emigrato della “Generazione Millenium” così grottesco, che nemmeno il peggior Dorian Grey meriterebbe?
Forse perché la critica che in cui i quattro comici si cimentano, parte e finisce proprio dal e nel titolo della miniserie: “Fuga di Cervelli”, una parafrasi di quella definizione giornalistica con il quale non è possibile coprire il fenomeno migratorio nella sua interezza. Maldestramente, da più parti nell’universo del giornalismo di testata ci si prova e l’espressione “cervelli in fuga”, a forza di essere stiracchiata è divenuta logora, lisa, grottesca appunto. Ecco così che le sue maglie non riescono più a trattenere Massimiliano, già assistente universitario, che a Berlino vende Wurstel intitolati ai giocatori della Lazio, architetti che lavorano come commessi da H&M o Er Pips, che a Barcellona fa Er Pips e basta.
I veri cervelli in fuga quindi, che la retorica rimane ad identificare, sono quelli che nelle redazioni più naif, lasciano teste vuote a ciacolare di un enorme fenomeno sociale che in verità non conoscono ed è in questo che Ferrario e i The Pills, con più o meno consapevlezza, finiscono a trovare quel senso dell’assurdo, che ci restituisce la solita risata amara, autentico marchio Made in Italy che, se non è esportabile, sempre meglio ci rappresenta.
Quindi, Ferrario e i The Pills, sono dalla nostra? Stanno reinterpretando lo stesso spartito melanconico su cui cantava Manfredi in “Pane e Cioccolata”?
La vera risposta a questa di domanda dovrebbe essere “chissenefrega”; il punto è che i nostri apparenti “haters” fanno semplicemente una foto senza filtri, anche se da lontano al fenomeno, perdendosi si, tutte le sfumature(la chiave comica è più o meno la stessa in ogni episodio: tentativo migratorio fallimentare a causa di un connaturato provincialismo, che smentisce l’apparente progressismo del protagonista e causa una consolante migrazione di ritorno) ma restituendo comunuqe un’immagine più genuina di quelle che si trovano interpolate nelle varie colonne nazionali.
Chi dovesse sentirsi piccato da una satira così impietosa, può sempre ripiegare su quel giornalismo di settore che invece non lesina nell’utilizzo dell’”Eldorado filter”.