Anticipato la settimana scorsa in un articolo della famosa rubrica “Cervelli in Fuga” del Fatto Quotidiano.it, ha fatto ancora una volta scalpore l’enorme numero degli italiani che ha intrapreso la via dell’emigrazione nel 2016. Un dato che, ricavato dalle statistiche
fornite dal Centro Studi Idos (Immigrazioni DOssier Statistico), appunto specializzato sul tema, non si ferma ai poco attendibili numeri dell’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), ma prende in considerazione l’intera vastità del fenomeno. Un fenomeno che dalle cifre emerse appare sempre più dirompente, con oltre 250mila persone, per la maggior parte giovani, che nel 2016 hanno lasciato l’Italia in cerca di fortuna. Le mete più ambite si confermano essere i Paesi europei, dove approdano i tre quarti degli italiani che emigrano, con Gran Bretagna e Germania in testa (poco meno di 30mila arrivi l’uno) seguiti da Svizzera (18mila), Francia (16mila) e Spagna, quasi 9mila, ma anche Argentina (27mila), Brasile (24mila), Stati Uniti (10mila) e quindi Australia, con 5843 arrivi stimati. Un numero che a noi risulta comunque ancora un po’ limitante, visto che solo gli Working Holiday Makers sono stati lo scorso anno più di 6mila. Ma a parte i numeri, che comunque mostrano come l’argomento sia ancora poco conosciuto ed affrontato, il mensile Confronti, che con Idos si
occupa di approfondire la questione, ha già fatto emergere alcune considerazioni interessanti, sottolineando come negli ultimi tre anni stia crescendo esponenzialmente il numero di persone altamente qualificate che esce dal Paese. Su quest’ultimo punto, il dossier, che uscirà il prossimo autunno, paragona i diversi anno dell’ultimo quindicennio dando un quadro molto allarmante del fenomeno. “Tra gli italiani con più di 25 anni, registrati nel 2002 in uscita per l’estero – si legge sul mensile Confronti -, il 51% aveva la licenza media, il 37,1% il diploma e l’11,9% la laurea, ma già nel 2013 l’Istat ha riscontrato una modifi ca radicale dei livelli di istruzione tra le persone in uscita: il 34,6% con la licenza media, il 34,8% con il diploma e il 30,0% con la laurea, per cui si può stimare che nel 2016, su 114.000 italiani emigrati, siano 39.000 i diplomati e 34.000 i
laureati”. Allarmanti poi non sono solo le proporzioni del fenomeno, ma soprattutto, come evidenziato da Confronti, i costi che di questo si riflettono sull’Italia stessa. “Ogni italiano che emigra rappresenta un investimento per il Paese (oltre che per la famiglia) di 90.000 euro per un diplomato, di 158.000 o 170.000 per un laureato (rispettivamente laurea triennale o magistrale) e di 228.000 per un dottore di ricerca, come risulta da uno studio congiunto condotto nel 2016 da Idos e dall’Istituto di Studi Politici ‘S. Pio V’ sulla base di dati Ocse”. Questo signifi ca che,
stando alle cifre citate nel rapporto, l’Italia avrebbe buttato nel 2016 una sommetta che ammonta a circa 8,8 miliardi di euro.
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 20 luglio 2017)
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