Ritrovare Dario Fo e Franca Rame a Melbourne

butterfly

Spesso in Italia, inguaribilmente affetti dal romanticismo più nostalgico come siamo, ci si ritrova a riflettere su quanto i contenuti di alcuni filoni artistici dei decenni ’60, ’70 e ’80, siano ancora attuali.
Considerata la portata critica di detti argomenti, rappresentati in tutte le diverse forme d’arte, dall’opera teatrale alla canzone, più che l’aggettivo “attuale” bisognerebbe scegliere il termine “irrisolto”, perché in molti casi è proprio la sedimetazione del senso di “critica immutabilità” che ci ha portato a lasciarlo il paese del teatro-canzone, dei Bar Casablanca e dei Misteri non sempre solo Buffi.

Arrivati a Melbourne però, è un piccolo miracolo ritrovare due dei maggiori protagonisti di quel movimento descrivere le nostre vicende attuali, o meglio si potrebbe dire il contrario: trovare due dei protagonisti di quelle vicende, descrivere l’attuale movimento di essere umani che qui in Australia è più visibile che altrove ma, come che la si voglia dire, non si potrà mai significare meglio il concetto di quanto siano riusciti a fare gli artisti della compagnia The Bridge, mettendo in scena quattro monologhi scritti da Dario Fo e Franca Rame.

 

Composto da due attrici colombiane, una italiana ed un’altra australiana, dirette da un regista cileno, il collettivo in questione ha naturalmente in mano la giusta paletta per dipingere la variegata realtà melbourniana, nella quale hanno voluto ricollocare, nel loro spettacolo Woman On The Verge, le vicende di quattro donne alle prese con quattro diversi drammi di diversa natura: dal personale al sociale.

 

Recitato naturalmente in inglese, ma arricchito con contaminazioni provenienti dagli idiomi d’origine delle attrici, lo spettacolo scopre il fianco a qualche critica da puristi della lingua albionica, per poi liberarsene con una piroetta di quelle che Fo faceva nei suoi costumi sgargianti, quando recitando in grammelot, ci dava l’illusione che noi potessimo capire anche lingue lontane o adirittura morte, come il veneziano antico o il latino, che lui riportava in vita a colpi di onomatopee. Ecco quindi che la lingua inglese diviene quello che deve essere: un potentissimo mezzo culturale inclusivo e mai esclusivo, i cui diversi accenti ne costituiscono niente altro che una ricchezza. Ancora una volta, in Australia più che altrove.

 

Fabrizio Venturini

 

Woman On The Verge è stato in scena dall’11 al 15 gennaio 2017 al Butterfly Club di Melbourne ma noi, speriamo di poterne tornare a parlare molto presto.