“A volte studiare troppo è come non studiare affatto”. Con questa bella citazione dello scrittore brasiliano Jorge Amado, il direttore generale per gli italiani all’estero e per le politiche migratorie, Giovanni Maria De Vita, ha aperto lo scorso maggio un importante incontro, organizzato dal Comitato 11 ottobre, che si è svolto alla Regione Lombardia sulla nuova ondata di emigrazione che negli ultimi anni sta lasciando l’Italia.
Il senso della citazione, spiegato dallo stesso De Vita, è che ormai il fenomeno della nuova migrazione italiana verso l’estero è ampiamente conosciuto grazie a una serie di studi e ricerche che hanno scandagliato molti dei suoi aspetti e che adesso è invece venuto il momento di “fare qualcosa, che sia sul piano della valorizzazione di questo enorme patrimonio di italicità, o che sia anche per mettere ai ripari una situazione che, se non affrontata, rischia di produrre degli squilibri che sono sempre più evidenti”. Le parole di De Vita evidenziano dunque come, giorno dopo giorno, l’attenzione non solo dell’opinione pubblica, ma anche delle Istituzioni italiane, si stia sempre più concentrando sull’esigenza di offrire risposte concrete e assistenza alla nuova ondata di emigrazione partita negli ultimi anni dalla Penisola e costituita per la maggior parte da giovani.
In questa direzione l’Australia, e in particolare Melbourne, è sempre citata tra le esperienze di maggiore rilievo nell’assistenza e nel supporto della nuova migrazione italiana, grazie a progetti sul territorio sviluppati fin dal 2013 e che oggi sono replicati e presi a modello in molti altri contesti toccati dall’ondata migratoria.
La direzione dunque indicata da De Vita e preseguita dal ministero degli Esteri italiano è quella giusta, ma non bisogna scordare che oggi è necessario anche sostenere con maggior forza non solo iniziative nel campo della prima assistenza, ma anche attività concrete che affrontino tutta una serie di problemi, sempre più evidenti, sul piano del depauperamento dei diritti, sofferti in particolare da coloro che emigrano in Paesi al di fuori dall’area Schengen.
Come confermato di recente anche dal vicepresidente di Nomit Fabrizio Venturini, delegato del Com.it.es del Victoria e della Tasmania al seminario di Palermo dello scorso aprile, in questo senso sono molto vicine realtà anche distanti geograficamente tra loro, come, ad esempio, l’Australia e la Svizzera.
Diventa impellente dunque mettere oggi in campo una serie di iniziative che vadano a colmare queste mancanze e su questo occorre non solo una sinergia tra l’associazionismo legato alla nuova migrazione e la rete diplomatica, che si sta muovendo in questa direzione, ma richiede uno sforzo coordinato anche delle altre importanti organizzazioni italiane presenti sul territorio, che possono, con il loro radicamento nella società, giocare in questo senso un ruolo fondamentale.
La nascita di questa collaborazione, volta a perseguire uno scopo nobile come la difesa dei diritti e mossa da un concetto di solidarietà che è il tratto fondante di qualsiasi comunità davvero sana, potrebbe rappresentare una scintilla di vitalità nel panorama italiano di Melbourne e gettare le fondamenta di un ponte ideale tra generazioni. La nostra comunità in Australia, ancora una volta, costituirebbe un esempio per tutte le comunità italiane nel mondo.
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(IL GLOBO – Eureka, giovedì 15 agosto 2019)