Arrivano come un brivido. Il brivido che ti percorre la schiena quando il rimbombo dell’Aka si spande nell’aria.
Centinaia e poi migliaia, da tutta la Nuova Zelanda, a Aukland e poi anche a Wellington e poi nei centri minori di Hikoi, Waitangi, Raglan, Whakatane, Tauranga,Napier, Hastings, Taupo, Christchurch, Dunedin. Il popolo neozelandese unito in marcia per difendere la propria terra dal nuovo incombente nemico.
Un nemico subdolo, che si insinuerà nella vita di tutti i popoli del Pacifico partendo proprio da qui, dalla terra dei Maori.
Il Trans Pacific Partnership Agreement, un trattato segreto voluto dagli Stati Uniti e che riguarderà 12 nazioni bagnate dall’Oceano Pacifico, tra cui anche l’Australia è stato spinto con forza dalle grandi multinazionali, per compiere un passo determinante e da cui non si potrà più tornare indietro, verso la totale mercificazione e privatizzazione non solo dei beni comuni, ma dello stesso concetto di democrazia.
Ma questa volta sono a migliaia le persone in tutto il mondo che non siederanno in disparte a guardare, mentre un coacervo di poteri, con la connivenza di politici corrotti, agiranno per spazzare via i diritti di un’intera cittadinanza.
Il primo sussulto di orgoglio è arrivato da Kingi Taurua, uno tra i più autorevoli anziani della tribù Waitangi che in opposizione all’accordo stipulato dai governi ha inviato una lettera alla regina d’Inghilterra per porre il veto solenne del popolo Maori alla firma del TPPA.
Nonostante l’opposizione della popolazione in diversi paesi del Pacifico, il 4 febbraio i ministri degli esteri dei 12 paesi coinvolti hanno siglato, circondati dalle proteste dei cittadini l’accordo che darà il via alla fase finale di approvazione del TPPA, che dovrà poi essere ratificato dai parlamenti entro i prossimi due anni.
“Non dimenticheremo quello che avete fatto” è uno degli slogan che dalla folla che circondava la residenza generale del governatore a Wellington o il palazzo del governo e il consolato americano a Aukland, faceva tremare l’aria intorno ai rappresentanti politici degli stati coinvolti nella cerimonia. Tra loro il primo a siglare l’accordo è stato proprio il ministro del commercio australiano Andrew Robb.
La polizia ha avuto difficoltà a tenere gruppi di manifestanti lontano dai gradini dell’edificio dove il trattato veniva firmato e agli impiegati del governo è stato detto di rimanere a casa. La rabbia dopo la firma, soprattutto del popolo Maori è cresciuta così alta, che il sacro Waitangi day, previsto per oggi e che celebra la firma del trattato fondante la nazione neozelandese, è stato sospeso.
Il TPPA, per ora, è stato comunque firmato nonostante le proteste, ma la battaglia non è ancora finita. Nelle strade intanto, il grido si faceva sempre più alto e mischiandosi al tuono dell’Aka espandeva nell’aria una promessa solenne che legherà tutti i popoli del Pacifico: “Non vi lasceremo vendere la nostra democrazia”.
Uniamoci a questo popolo, loro, sono ancora guerrieri.