Siamo tutti sulla stessa barca

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Nomit sostiene e supporta ufficialmente il progetto ResQ

Lo scorso luglio è stata presentata a Milano ResQ, il progetto per la messa in mare di una “nave della società civile“, tutta italiana e finanziata con il crowfunding, per “dire basta allo stillicidio di vite umane”. Cosi Gherardo Colombo, ex-pm di “Mani Pulite” e ora Presidente onorario di ResQ – People Saving Humans, descrive l’associazione.

“Mi sembra immorale discutere ancora se sia giusto salvare o no, da ogni punto di vista è un obbligo. E per metterlo in atto abbiamo bisogno della società civile, perché evidentemente gli Stati non sono stati all’altezza”, ha aggiunto Filippo Grandi, Alto Commissario Unhcr, che ha partecipato alla conferenza online di presentazione dell’associazione. Onestamente non potrei essere più d’accordo.

Non solo è immorale interrogarsi se sia giusto o meno salvare vite, ma è immorale anche l’indifferenza nei confronti di questa situazione, considerando la globalizzazione di ogni aspetto della nostra vita.

Riflettere sul fatto che tutti noi siamo ben contenti di accaparrarci beni prodotti chissa dove, a prezzi risultanti abbordabili, grazie ad un processo che sicuramente ha sfasciato un mercato del lavoro da qualche parte, implica un passaggio ulteriore nell’equazione che rende l’inattivo complice, ma guardare alle nostre sorelle e fratelli, figlie e figli che tutti i giorni ci lasciano inseguendo la dignità di aereoporto in aereporto, è un’approssimazione decisamente più chiara e che non necessita spiegazioni ulteriori di quanto e come, garantire l’accesso ad una migrazione umana riguardi tutti.

Spesso quando mi chiedono di descrivere brevemente cosa fa Nomit, la nostra di associazione, provo un certo imbarazzo nel dover far seguire alla parola “migranti”, la parola “italiani”, anche se quest’ultima è una delle mie parole preferite.

Il problema non è l’aggettivo qualificativo in se, ma il fatto che nel racconto attuale dell’emigrazione, ancora si debba qualificare il migrante. Per il disumano di turno infatti, conservatore di un’idea tanto liberista quanto tossica di “merito”, usata per decidere chi dovrebbe essere ammesso o meno ad una vita dignitosa, siamo si tutti noi migranti dei “peccatori”, ma qualcuno si macchia di peccati mortali. Se io, infatti, cosi come i miei sodali di Nomit, sono reo di peccati veniali mondabili pagando per l’accesso ad un sistema visti ingiusto, per chi è mortalmente povero, c’e’ solo l’inferno dei lager libici o l’oblio del fondo del Mediterraneo.

Bene. Io non la penso così. Nessuno alla Nomit la pensa così e questo dogma lo rifiutiamo ad ogni costo. Se è vero quindi che tra le altre cose, serve riscrivere il racconto dell’emigrazione, partiamo da un concetto retorico molto semplice: siamo tutti sulla stessa barca.

Quella barca, sempre per non affannarci in metafore complicate, vorremmo che fosse la ResQ di Gherardo Colombo, di Luciano Scalettari, di tutto il loro Consiglio Direttivo, dei soci e dell’umanità.

Ad oggi non esiste un modo ufficiale per sostenere ResQ come associazione, è per questo che anche se credo nell’importanza di manifestarsi principalmente come parte di una comunità, per ora mi sono iscritto come socio in maniera individuale, ed è per questo che invito tutti a fare altrettanto, ma non appena sara possibile, formalizzeremo un supporto come formazione sociale. Perche siamo tutte e tutti sulla stessa barca e quale che sia il porto, è responsabilita di tutti vigilare sul fatto che ci si arrivi tutte e tutti insieme, sani e salvi.

 

 

Articolo scritto da

Fabrizio Venturini

Fabrizio Venturini

Fabrizio Venturini non c’è quando, nel 1810, Canova pone l’Italia turrita a piangere sulla tomba di Vittorio Alfieri. Non vede fondare la Prima Repubblica Romana né partecipa ai moti del ’48. Quando Giovanni Pascoli scrive l’Ode al Corbezzolo, individuando in Pallante il primo eroe italiano, di lui non c’è nozione. Non si ha traccia della sua reazione a caldo all’approvazione del testo di legge n. 4671 del 17 marzo 1861 del Regno di Sardegna, con il quale Vittorio Emanuele II diviene Re d’Italia; conseguentemente, Fabrizio il 20 settembre del 1870, non entra a Roma dalla breccia di Porta Pia. Il 2 giugno del 1946, non ancora oggetto di capacità di giuridica, non vota né monarchia né quella repubblica in cui si ritroverà anni dopo. Il 29 novembre 1986, nasce a Roma diventando, come i suoi connazionali, custode della storia di cui sopra e di tutto ciò che c’è intorno.

Nel giugno del 2014 si trasferisce a Melbourne dove, alla ricerca di qualcuno con cui vedere La Trattativa della Guzzanti, trova NOMIT. Poco meno di un anno dopo, viene eletto membro del Board e oggi è PresidenteOggi, potete trovarlo in St. Kilda Road, allo sportello Welcome, pronto ad ascoltare le vostre di storie.