Tornano a crescere i WHV dall’Italia

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Nel 2018 sono tornati a crescere gli arrivi in Australia di giovani ragazzi italiani con il visto Working Holiday. Secondo i dati del Department of Home Affairs, al 31 dicembre del 2018 gli italiani al di sotto dei 31 anni presenti con questo visto in Australia erano 7.782, in aumento dell’1% rispetto al 2017.

Un incremento di solo poche centinaia di ingressi in più sull’anno precedente, ma significativo se si analizza l’andamento che questa tipologia di visto aveva avuto negli anni passati. Da quando è entrato in vigore nel 2004 anche per l’Italia, il visto Working Holiday ha registrato un aumento di utilizzo da parte dei giovani italiani  lento e costante fino al 2010, quando ha toccato i 3.871 visti concessi. Il grande salto è avvenuto però negli anni subito seguenti, quando gli Working Holiday Makers provenienti dall’Italia sono balzati a 5.092 nel 2011, un aumento del 31,5% sull’anno precedente e poi a 9.078 nel 2012, con un incremento che superava il 78% rispetto al pur significativo dato del 2011. L’alto numero di arrivi aveva portato il totale di giovani italiani con questo visto presenti in Australia a raggiungere il picco nel 2013, con 11.780 presenze sul territorio australiano. Da quell’anno il trend ha però cominciato a ridimensionarsi e già nel 2014 le presenze erano in discesa del 7%, un calo progressivo continuato negli anni seguenti fino al 2017, quando gli ingressi di giovani italiani in Australia con questo tipo di visto è sceso sotto le 6mila unità e le presenze totali nel Paese erano, a dicembre 2017, 7.705. Qualcosa però è cambiato nel 2018 e i visti richiesti e concessi ai giovani italiani è tornato ad aumentare del 6,2%, portando le presenze di Working Holiday italiani sul territorio australiano al 31 dicembre a salire a 7.782 unità.

In quella data infatti l’Italia è il settimo Paese per numero di Working Holiday Makers presenti in Australia, preceduta dal Giappone, con 8.235, in aumento del 2% sul 2017, la Germania con 15.085 (-11,5%), la Francia con 15.478 (+5,7%), la Corea del Sud con 15.691 (-0,4%), Taiwan con 16.883 (-5,4%) e il Regno Unito, 25.173 (- 5,5%). Subito sotto l’Italia c’è poi l’Irlanda, che però ha assistito a un aumento di suoi cittadini arrivati in Australia con il Working Holiday di oltre il 15% tra 2017 e 2018. Tra i Paesi europei è poi significativo l’afflusso crescente di giovani provenienti dalla Spagna, nazione che non possiede il Working Holiday Visa, ma il Work and Holiday, un visto simile ma con maggiori limitazioni. Seppur ancora esigua in cifre assolute (questa tipologia di visto è entrata in vigore per la Spagna solo nel 2014) la presenza di giovani provenienti dalla penisola iberica è aumentata tra 2017 e 2018 in modo consistente del 64%.

Interessante è poi notare come per gli italiani sia in aumento anche il numero di coloro che accedono al secondo anno di Working Holiday, che per essere richiesto necessita dei famosi 88 giorni di lavoro nelle aree rurali. Anche per questo visto, che può essere indicativo di una volontà di migrazione più permanente e stabile, il trend in forte discesa degli anni passati si è rovesciato, e nel 2018 è tornato a crescere addirittura del 12% rispetto al 2017, un aumento significativo che si traduce in 1.283 visti di questo tipo concessi a giovani italiani. Una tipologia di visto che, può essere interessante notare, aumenta per tutti i Paesi, soprattutto per quelli europei, come l’Irlanda  (+44,3%), la Francia (+34,9%) e persino la Germania (+11,1%). Ma tra le tipologie di visto che per gli italiani sono state significative in questi anni ci sono anche quelli studenteschi, utilizzati spesso, è inutile nasconderlo, come modo per prolungare la permanenza del Paese. Esplosi quasi del 50%  tra il 2012 e il 2013 soprattutto per richieste provenienti dall’interno del territorio australiano, a fine 2014 erano in possesso di questa tipologia di visto 1.569 italiani, la quasi totalità iscritti a corsi Vet (Vocational Educational and Training). Già da quell’anno però si è registrato un progressivo calo, che continua ancora nel 2018. Al 31 dicembre dello scorso anno i visti di questo tipo concessi a italiani erano 1.273, in diminuzione dello 0,8% rispetto al 2017, ma l’Italia restava l’unico Paese europeo a essere presente tra le prime 15 nazioni come numero di cittadini in questa tipologia di visto.

In cifre assolute dunque la presenza italiana in Australia tra studenti e Working Holiday Makers ammontava al 31 dicembre 2018 a circa 9.055 unità, un dato che però non tiene conto di coloro che sono sotto i visti sponsor, di chi è in possesso di un visto cosiddetto Temporary Skilled e dei relativi partner. Dire che quindi si supera certamente i 10mila visti concessi a giovani italiani nel 2018 non sembra certamente una valutazione per eccesso. Ampliando infine lo sguardo all’intera comunità europea e facendo riferimento solamente ai visti studente, Working Holiday e Work and Holiday, i numeri diventano molto significativi. Con 433.624 europei che hanno un visto studente e 279.479 tra Working Holiday e Work and Holiday Makers (sempre senza contare i partner) si supera abbondantemente il mezzo milione. Per la precisione 713.103 persone. È importante ricordare che sono proprio gli studenti internazionali e gli Working Holiday Makers che, secondo tutti i rapporti sulle condizioni del mondo del lavoro in Australia, ultimo quello del Migrant Workers Taskforce, sono i soggetti più colpiti da situazioni di sfruttamento e proprio a causa della vulnerabilità a cui queste tipologie di visti li costringono.  

(IL GLOBO, Eureka – giovedì 20 giugno 2019)

 

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Articolo scritto da

Luca M. Esposito

Luca M. Esposito

Che ci fa uno storico medievale, con un impiego nelle produzioni cinematografiche e appassionato di politica in Australia, è una domanda che continua a rimbombare nella testa di Luca fin dal suo approdo a Melbourne, nel 2012. La continua ricerca di una risposta porta Luca nei mercati, nelle università, nei giardini, nei consolati, nelle farm di galline sparsi per la città, fino ad approdare, come redattore, nella redazione del bisettimanale italiano d’Australia Il Globo, ad occuparsi principalmente di politica italiana. Nel frattempo dedica tutto il suo tempo libero a Nomit, che con molti altri ragazzi, ha contribuito a fondare e costruire sin dal maggio 2013. Un’esperienza che, è convinto, lo aiuterà a placare la sua sete di risposte.