Antonino Nielfi, managing director di Fabricate Studios è stato anche uno dei fondatori di Nomit Inc.
Si è appena concluso a Newcastle l’Hunter Innovation Festival. Per 10 giorni, fi no al 26 maggio scorso, la città del New South Wales, che negli ultimi tempi è attraversata da forti spinte di rinnovamento, ha raccolto le menti più brillanti della regione (e oltre) per parlare e mostrare le ultimissime novità in fatto di tecnologia. Protagonista di spicco del festival, la start-up Fabricate Studio che si occupa di consulenza per la fabbricazione digitale indirizzata soprattutto ad enti educativi come musei, biblioteche, scuole e università. Creatore del progetto è Antonino Nielfi , Managing Director di Fabricate Studio, originario di Bergamo e in Australia dal 2012. “Quello che ci rende unici è il nostro approccio culturale – spiega Antonino in un’intervista con Eureka -; forniamo consulenza per creare laboratori che abbiano una loro identità, utilizzando la tecnologia come strumento educativo e per promuovere la creatività”. Un approccio che deriva anche dal background di Antonino, che l’anno scorso, poco prima di
avviare la start-up, ha conseguito un dottorato in Storia dell’arte alla University of Melbourne. Figure chiave di Fabricate Studio sono altri due italiani, l’esperto di marketing e art director Edoardo Campanale, e la ricercatrice e designer industriale Angelina Russo, che opera come consulente culturale della start-up. Grazie alla collaborazione con il comune di Newcastle, verso fine anno la biblioteca della città diventerà una delle prime al mondo ad
avere un laboratorio di fabbricazione digitale, rendendo accessibili a noi ‘comuni mortali’ tecnologie come stampanti e scanner 3D o macchine per l’incisione e il taglio laser che, fi no a poco tempo fa, erano riservate ai soli addetti ai lavori. Durante l’Innovation Festival, nello spazio di coworking Three76 Hub dell’università, l’approccio divulgativo è stato particolarmente importante. “Da una parte – racconta Antonino Nielfi -, Fabricate Studio ha presentato al pubblico workshop di introduzione
alla fabbricazione digitale, dall’altra ha organizzato seminari rivolti ai professionisti dei musei, delle scuole e dei comuni della Hunter Valley”. Seminari che hanno visto anche la partecipazione di Matthew Connell, curatore del Powerhouse Museum di Sydney, dove fi no al 18 giugno si tiene la mostra “Out of Hand: Materialising the Digital”, dedicata al ruolo crescente della fabbricazione digitale nell’arte, nella scienza, così come nei settori della moda, del design e dell’architettura. La prima del suo genere Down Under. Le applicazioni della fabbricazione digitale sono ormai moltissime. Ad esempio, le stampanti 3D sono sbarcate nel settore medico, per la produzione di organi artifi ciali, o addirittura nell’ambito dell’alimentazione (lo sapevate che si può stampare il cioccolato?). Ma c’è ancora tanto da sperimentare. E questo gruppo di menti italiane in Australia, forti anche del retaggio del nostro Paese, ha deciso di farlo aggiungendo, tra i vari strati della stampa, anche uno ‘strato’ di cultura.
Margherita Angelucci
(IL GLOBO, Eureka, giovedì 1 giugno 2017)