Il fumo bruciava gli occhi. Tutt’attorno, il fischio delle pallottole e il rimbombo delle granate stordivano la mente di Raffaello. Stringeva il suo moschetto tra le mani e cercava di tenere la testa più bassa possibile. Era coperto da un muretto a secco dietro il quale era riuscito a gettarsi nel momento in cui i francesi avevano risposto al loro fuoco, colti alla sprovvista. Gli eventi erano precipitati con una velocità che rendeva difficile alla memoria incanalarli in un ordine cronologico. Dopo l’assassinio di Pellegrino Rossi, il Papa era fuggito a Gaeta e l’assemblea del popolo romano aveva proclamato la Repubblica. Subito, patrioti da ogni parte del mondo erano accorsi. Mazzini era stato proclamato triumviro con Saffi e Armellini. Garibaldi, giunto con i suoi volontari, aveva preso il comando delle truppe. Mameli era già in città e Manara era accorso con i suoi bersaglieri lombardi. Ma anche Carlo Pisacane, il prete Ugo Bassi, il colonnello Masina, Felice Orsini e tanti altri volontari da tutta Europa, si trovavano ora li, sugli spalti delle antiche mura, accanto ai cittadini romani di ogni estrazione, popolani e borghesi, intellettuali e nobili. Ma la reazione delle grandi potenze d’Europa non si era fatta attendere. Gli Austriaci avevano invaso l’Emilia e marciavano su Ancona, i Napoletani attaccavano da Sud, gli Spagnoli erano sbarcati a Terracina. Ma soprattutto, la ferita più grande per i repubblicani che difendevano Roma, era stato il tradimento della Francia, che aveva inviato un contingente a Civitavecchia comandato dal generale Oudinot e che ora marciava sulla città, convinto che i romani, non avrebbero opposto resistenza. Ma la resistenza ci fu eccome! Appena il fumo della scarica francese si dissolse, il grido “Avanti!” eccheggiò dalle spalle di Raffaello e come risorti dal terreno, i volontari della legione Garibaldi si gettarono sui francesi di fronte a loro. Raffaello si inginocchiò, prese la mira e premette il grilletto, non riuscì a vedere nulla, ma non importava, saltò il muretto e si spinse avanti di corsa. I francesi, colti alla sprovvista da così tanto impeto ebbero un momento di indecisione, quindi, cominciarono a indietreggiare. Quanche momento dopo, fu chiaro a tutti che quel 30 di Aprile dell’anno del Signore 1849, i romani si sarebbero battuti per la loro Repubblica. Raffaello era con loro.