Serie…seguendole: Black Mirror

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Sono quasi sicuro del fatto che non hai mai sentito parlare di questa serie ‘Made in Brit’ prodotta e ideata da Charlie Brooker, nevvero? Lasciati dire che è una vergogna.

Devo lasciare da parte, almeno per i prossimi caratteri, il mio taglio scanzonato (ma spettacolare) nel recensire film e serie TV e sai perché? Perché Black Mirror è forse la serie TV più bella, angosciante e nello stesso tempo fresca e innovativa che il mercato dell’intrattenimento possa offrire.

Pensare che sia stata prodotta dalla rete pubblica inglese Channel 4 è qualcosa che da uno spiraglio di luce all’umanità oramai abituata alle produzioni da milioni di dollari.

Disponibile su Netflix tale serie è composta da sole tre stagioni, almeno per ora si intende.

Sarebbe più corretto parlare di mini film piuttosto che di serie TV visto che tra i vari episodi non esiste nessun intreccio di personaggi o continuità spazio – temporale. Il tema principale è la tecnologia, ma come suggerisce il titolo di questa inquietante e molto spesso brutale e agghiacciante serie, è lo schermo nero ad essere il protagonista principale.

Black Mirror racconta la concretizzazione dello ‘smombie’, nuovo sillogismo nato dalla fusione di smartphone e zombie, chiaro riferimento alle folle vaganti per le strade dei mega conglomerati urbani, totalmente assorte ed isolate nell’uso compulsivo degli smartphone e social media assortiti. (Ecco, ti prego di non rubare tale pensiero perché è mio)… Ma non solo. In BM ci sono i famosi 15 minuti di notorietà, preconizzati nei tardi anni ‘60 da Andy Warhol, ai quali tutti noi possiamo ambire, c’è tutto il cinismo dell’uomo e dei suoi istinti più bassi, ma vengono raccontate anche le sue pulsioni, passando (ovviamente) attraverso il già citato specchio.

La cosa che spaventa è che BM non è lo specchio di una società futura o distopica, la vis sci-fi  della serie non fa altro che rendere maledettamente reale tutto quello che vediamo … BM è oggi e adesso. E credimi, la cosa mi spaventa non poco e nel giro di un paio di episodi condividerai anche tu le mie sensazioni.

Non voglio entrare nella tanto temuta zona spoiler, ma sono certo che rimarrai scioccato da The National Anthem, episodio pilota di questa serie che ricorda per certi versi Ai confini della realtà. Black Mirror ti disgusterà, ti spaventerà, ti terrà incollato al TUO schermo nero, ti mozzerà il fiato, a volte ti farà sorridere ma, soprattutto, ti darà da pensare, merce sempre più rara oggigiorno.

Caro lettore/lettrice, vorrei dirti di più (no, non è vero) ma rischierei di rovinare la sospensione dell’incredulità, elemento cardine dell’intera serie. Prima di salutarti e lasciarti godere di tale perla televisiva, credo sia doveroso fare un piccolo aggiornamento che coinvolge altri due pesi massimi del catalogo Netflix: House of Cards e Orange Is the New Black.

Entrambe le serie sono alla loro quinta stagione e se sei un lettore assiduo di questa rubrica (assolutamente imperdibile) sai che ne abbiamo già parlato con stile ed eleganza in tempi recenti. La prima serie menzionata è diventata sostanzialmente la noia in alta definizione (a meno che tu non veda la serie su un Commodore 64): oramai i coniugi Underwood sono il male incarnato; 13 episodi che rasentano la fantapolitica e che si trascinano stancamente al finale di stagione più telefonato degli ultimi anni. Una cosa moderatamente atroce, siamo al livello di Designated Survivor.

Oitnb invece rimane quel caleidoscopio di immagini, colori ed emozioni che diverte ed intrattiene e che lascia presagire, fin dal primo episodio, un disordine esagerato così grottesco da risultare comico. O quasi… Nel momento in cui stai leggendo questi forbiti caratteri, la quinta stagione dedicata alle detenute più arancioni della TV è disponibile da un paio di giorni sulla nota piattaforma di streaming, quindi non l’ho ancora finita. Però sto andando ora a vedere come va a fi nire… … E accontentati dai, ti sei beccato Black Mirror e gli aggiornamenti delle rispettive quinte stagioni di House of Cards e Oitnb; non mi pare cosa da poco, no?

Connessione interrotta.

CMG

(IL GLOBO, Eureka, 15 giugno 2017)